Decostruzione della mascolinità
Come la mascolinità imposta dal patriarcato alimenta la violenza e il dominio. Un invito agli uomini a riflettere insieme per costruire modelli di relazione basati sulla cura, la vulnerabilità e il rispetto.

Come la mascolinità imposta dal patriarcato alimenta la violenza e il dominio. Un invito agli uomini a riflettere insieme per costruire modelli di relazione basati sulla cura, la vulnerabilità e il rispetto.
Quando parliamo di patriarcato, spesso lo immaginiamo come un sistema politico di potere che opprime le donne. Ma il patriarcato non è solo una struttura di dominio sugli altri, è anche una pedagogia di potere, una lezione che la società trasmette e impone agli uomini fin da piccoli.
Cosa significa essere uomini in questo sistema?
Significa dimostrare forza, controllo, competizione e non mostrare debolezza. La mascolinità diventa una prigione invisibile che impone di esercitare potere sugli altri per affermare il proprio valore. Questo modello di mascolinità si intreccia con l’idea di virilità, che viene associata alla capacità di dominare, di non provare paura, di non chiedere aiuto.
La violenza maschile, soprattutto contro le donne, non è un atto impulsivo o irrazionale, ma un gesto politico, una dimostrazione di potere davanti alla comunità. Ogni femminicidio, ogni abuso, è un messaggio: chi esercita la violenza sta riaffermando il proprio posto in una gerarchia di potere. È un modo per dire agli altri uomini: “Io valgo perché posso dominare”.
Ma questa idea di mascolinità non è naturale, è costruita. Ed è proprio perché è costruita che possiamo cambiarla.
Decostruire la propria mascolinità non è solo una possibilità, ma una grande opportunità. Significa liberarsi dalla paura di non essere abbastanza, dalla pressione di dover dimostrare sempre qualcosa. Significa riscoprire la bellezza della cura, della tenerezza, della collaborazione. Gli uomini che scelgono di rompere con questo modello di potere non solo contribuiscono a una società più giusta, ma guadagnano anche la possibilità di vivere relazioni più profonde, più libere, più autentiche.
Se vogliamo davvero combattere la violenza di genere, dovremmo chiederci quale modello di mascolinità vogliamo lasciare alle prossime generazioni. Dobbiamo immaginare modi di essere uomini che non si basino sul dominio, ma sulla cura, sulla relazione, sulla vulnerabilità condivisa.
Parlare di mascolinità nel 2025 non significa spostare l’attenzione dalle lotte che le donne portano avanti da decenni, ma riconoscere che la libertà delle donne è profondamente legata alla trasformazione degli uomini. Il patriarcato fa male a tutti, anche se in modi diversi. Smontarlo è una responsabilità collettiva.
Verona, come tanti altri luoghi, è una città che porta nella sua storia le cicatrici della violenza patriarcale, non solo i fatti di cronaca, come femminicidio o altre forme di violenza contro le donne, ma anche la presenza di una cultura patriarcale radicata nel tempo, che ha limitato la libertà e i diritti delle donne. Dobbiamo avere il coraggio di immaginare un futuro diverso. Un futuro dove il valore di una persona non si misura nel potere che esercita sugli altri, ma nella capacità di costruire legami e di ascoltare.
Parlare tra uomini di mascolinità, di potere, di vulnerabilità è un passo fondamentale per smontare il sistema patriarcale, aprendoci anche all’ascolto delle richieste delle donne. Solo attraverso un dialogo collettivo possiamo immaginare nuove forme di essere uomini, libere dalla violenza e aperte alla relazione.
Il patriarcato non cadrà da solo, patriarcato e capitalismo si sostengono a vicenda come due sistemi di potere intrecciati. Il patriarcato impone una gerarchia di dominio basata sul genere, mentre il capitalismo si basa su una gerarchia economica di sfruttamento.
Entrambi i sistemi hanno bisogno di corpi e relazioni disposti a servire, e per farlo utilizzano la violenza e la disuguaglianza come strumenti di controllo. Abbiamo bisogno di una trasformazione profonda e quotidiana, che parte dalle nostre relazioni, dal modo in cui ci guardiamo, ci ascoltiamo e accettiamo, rispettando, le nostre differenze.
La decostruzione della mascolinità patriarcale apre la possibilità di rompere non solo con la violenza di genere, ma anche con la violenza del sistema economico che ci impone di valere solo attraverso il dominio e la produttività.
Che la Giornata Internazionale della Donna sia allora non solo una giornata di memoria e di denuncia, ma anche una promessa collettiva: quella di costruire insieme una società dove nessuno debba dimostrare il proprio valore attraverso la violenza.
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