Al momento, il destino della pace in Ucraina sembra essere strettamente legato alle decisioni di Stati Uniti e Russia, i due principali attori sulla scena internazionale. Questa situazione ha dato vita a speculazioni su un possibile accordo, spesso definito come il “Patto 2025”, che potrebbe coinvolgere direttamente Putin e Trump. Dopo aver discusso con tre esperti, sono emerse analisi dettagliate che mettono in luce significative differenze tra i due leader, evidenziando le loro autentiche intenzioni e strategie relative al conflitto in corso.

“Intesa a breve difficile”

Mikhail Kasyanov, ex premier del governo russo per quattro anni all’inizio dell’era Putin, ha avuto modo di conoscere da vicino il futuro dittatore. Dopo la fine del suo mandato, è diventato uno dei più accesi oppositori del presidente russo. Dall’inizio dell’invasione vive nell’Unione Europea, ma continua a seguire attentamente gli sviluppi nel suo Paese. Secondo Kasyanov, Putin non mostra alcuna intenzione di arretrare: “Putin si percepisce in una posizione di forza e non vede ragioni per fare concessioni. Anzi, si ritiene soddisfatto: finalmente dialoga con un ‘interlocutore degno‘ ed è tornato sotto i riflettori della scena mondiale.”

Mikhail Kasyanov

L’ex premier evidenzia anche le profonde differenze negli obiettivi dei due leader: «Trump crede che sia sufficiente far sedere Putin e Zelensky al tavolo delle trattative per trovare un accordo. Ma Putin non la pensa affatto così. Non intende negoziare con Zelensky, vuole un confronto diretto con il presidente Trump per decidere il destino del mondo. Esige un trattamento di riguardo. Il suo desiderio è che due grandi potenze tornino a determinare le sorti globali, come accadeva ai tempi dell’Unione Sovietica. I temi in discussione includeranno l’Ucraina, il Medio Oriente, il disarmo nucleare, il controllo degli armamenti e la sicurezza europea. Nella visione di Putin, l’Europa dovrebbe rientrare nella sfera d’influenza russa, lasciando agli Stati Uniti e al resto del mondo quella di Trump.»

Al momento, Kasyanov si mostra piuttosto scettico riguardo all’accordo di pace in Ucraina: «Trump punta chiaramente a fermare i combattimenti. Tuttavia, proprio per questo, Putin non ha alcun interesse a intraprendere negoziati seri. Non penso che si raggiungerà un’intesa nei prossimi mesi.»

Secondo un oppositore che conosce a fondo la mentalità del dittatore russo, Putin ragiona così: «Ritiene i leader europei deboli e punta a dominarli. Per questo cercherà di guadagnare tempo, esaminerà con attenzione le proposte ricevute e, nel frattempo, continuerà le operazioni militari in Ucraina, convinto che alla fine Kiev sarà costretta a cedere.»

L’obiettivo di Trump appare quello di porre fine ai combattimenti nel minor tempo possibile. Tuttavia, Putin potrebbe non mostrare alcuna urgenza nel promuovere negoziati concreti, prolungando il conflitto fino a quando non sarà obbligato a considerare un’intesa.

Putin ha delineato le sue richieste per porre fine al conflitto: il ritiro delle forze ucraine dalle quattro regioni annesse illegalmente e l’impegno di Kiev a rinunciare all’ingresso nella NATO. Nel frattempo, il team di Trump ha manifestato dubbi sulla possibilità di restituire questi territori all’Ucraina, lasciando intendere una possibile apertura alla posizione russa.

Secondo Kasyanov, la posizione di forza del Cremlino potrebbe subire un cambiamento significativo entro la fine del 2025, spingendo Putin a valutare un accordo: «Attualmente, il bilancio russo è in equilibrio. Il governo può incrementare la spesa senza ricorrere a misure straordinarie o rischiare rivolte sociali. I fondi disponibili consentono di finanziare e arruolare nuovi mercenari, mentre la produzione bellica opera a pieno regime. Tuttavia, l’economia sta peggiorando. L’attuale modello di crescita è insostenibile: il PIL viene convertito in armamenti e munizioni, utilizzati oggi e distrutti domani. Questo approccio non potrà reggere a lungo.»

Foto da Unsplash di Jorge Haland

A quel punto, il futuro dell’Ucraina sarà determinato dalla sua capacità di resistenza e dal costante supporto dell’Occidente. L’ex premier propone due principali strumenti di pressione su Putin: un significativo incremento degli aiuti militari a Kiev e rigide limitazioni sui prezzi del petrolio.

L’ex premier russo Mikhail Kasyanov si mostra fiducioso riguardo a un possibile accordo tra Stati Uniti e Ucraina sulle terre rare. Secondo Kasyanov, una collaborazione sullo sfruttamento delle risorse naturali potrebbe rappresentare un’importante opportunità per Kiev: «La firma di un accordo quadro potrebbe diventare un forte incentivo per il continuo supporto americano al Paese, con la possibilità di incrementare gli aiuti. Questo potrebbe favorire il raggiungimento di una pace equa entro la fine dell’anno.»

La visione di Belkovsky

Un altro esperto con cui ho avuto modo di confrontarmi è Stanislav Belkovsky, ex insider del Cremlino e analista politico di rilievo. A suo parere, un’intesa tra Trump e Putin potrebbe essere siglata già nel 2025. Belkovsky, noto per il suo approccio centrato sulle dinamiche psicologiche dei leader, descrive Trump come una personalità che prospera sotto i riflettori, mentre Putin predilige condurre le trattative lontano dagli occhi del pubblico.

Stanislav Belkovsky

Belkovsky sostiene che l’Ucraina sia ormai provata sul piano umano e psicologico, mentre la Russia, pur disponendo ancora di risorse, non può sostenere una guerra senza fine senza mettere a rischio la propria stabilità interna. Per scongiurare una nuova mobilitazione, Putin potrebbe cercare di concludere il conflitto alle condizioni più vantaggiose possibile.

Secondo Vladimir Putin, l’apertura di un dialogo con gli Stati Uniti rappresenterebbe già un traguardo significativo. Un esperto osserva che «Putin lavora a questo obiettivo da 25 anni: per il leader russo, l’Ucraina non è considerata uno Stato sovrano, mentre l’Europa rimane un attore marginale nello scenario internazionale.»

Secondo l’analista politico, un eventuale accordo tra Putin e Donald Trump potrebbe prevedere i seguenti aspetti: Putin non cerca una nuova versione di Viktor Yanukovych, ma un modello simile a quello adottato in Georgia con Bidzina Ivanishvili: un leader che non si dichiari apertamente filo-russo, ma che mantenga il Paese sotto l’influenza del Cremlino; in caso di accordo, Putin si dichiarerà vincitore, consolidando il proprio regime per molti anni a venire.

Anche cli Stati Uniti avrebbero diversi vantaggi: Trump potrà porre  la  fine alla guerra in Europa e interrompere il massiccio sostegno finanziario all’Ucraina, un tema molto sensibile per l’opinione pubblica americana; il Presidente degli USA si presenterà come il grande pacificatore, capace di risolvere il conflitto con un compromesso. Gli USA riuscirebbero ad allontanare la Russia dalla Cina, dall’Iran e dalla Corea del Nord, spezzando le alleanze sviluppate negli anni di guerra.

Gli accordi con Putin potrebbero riaprire la strada alla cooperazione economica tra Stati Uniti e Russia, con particolare attenzione a settori strategici come le terre rare e il combustibile nucleare. Belkovsky suggerisce che non sia da escludere la possibilità di un nuovo accordo sul controllo degli armamenti nucleari, un tema che potrebbe ritornare al centro delle discussioni.

“Nessuna pace nel 2025”

L’economista Vyacheslav Inozemtsev, rinomato esperto del MEMRI Institute di Washington, offre una visione nettamente più critica. Secondo lui, «la guerra non finirà entro il 2025″ e “Putin non accetterà di sottoscrivere un vero accordo di pace”. Nonostante ciò, Inozemtsev sostiene che il leader russo potrebbe valutare il piano americano suddiviso in tre fasi, il quale prevede.

Vyacheslav Inozemtsev

Secondo l’economista, Putin punta al controllo assoluto dell’Ucraina, non alla pace. Il suo scopo è annientare lo Stato ucraino e vede in Zelensky un ostacolo ancora “inaspettatamente resistente”.

Inozemtsev evidenzia un ulteriore pericolo: le elezioni in Ucraina potrebbero destabilizzare il Paese. La revoca della legge marziale rischierebbe di innescare una nuova ondata di emigrazione, accompagnata da caos politico e da una vasta diffusione di disinformazione. Dopo mesi di instabilità, l’Ucraina potrebbe trovarsi più esposta e vulnerabile, esattamente ciò che Putin desidera.

Un eventuale accordo tra Trump e Putin potrebbe avere significative conseguenze per l’Europa. Secondo Inozemtsev, esiste il rischio che gli Stati Uniti diminuiscano in modo drastico il supporto all’Ucraina, mettendola in seria difficoltà. Di conseguenza, l’Europa sarebbe chiamata a farsi carico di un ruolo più incisivo nel supportare Kiev, anche se tale impegno potrebbe rivelarsi insufficiente.

Il destino della guerra in Ucraina e la possibilità di un accordo dipenderanno dall’evoluzione degli eventi militari ed economici. Qualora l’Ucraina riuscisse a resistere e l’Occidente continuasse a garantire il suo sostegno, Putin potrebbe trovarsi a negoziare da una posizione di svantaggio. Al contrario, una politica più accomodante da parte di Trump potrebbe favorire il Cremlino, permettendogli di ottenere concessioni rilevanti.

La questione cruciale rimane: il cosiddetto “Patto 2025” garantirà una pace stabile e duratura o rappresenterà semplicemente una tregua momentanea, preludio a futuri scontri?

Trump è l’araldo di un nuovo mondo pericoloso?

Le dichiarazioni e le prime azioni di Trump destano preoccupazione e sollevano numerosi interrogativi. Cresce il timore che gli Stati Uniti possano abbandonare la politica dei valori, sostenuta per decenni, a favore di una politica basata sugli interessi, richiamando dinamiche pre-guerre mondiali dell’epoca coloniale. Si delinea una preoccupante convergenza ideologica tra la nuova amministrazione americana, l’estrema destra europea e il putinismo.

L’intera questione legata all’accordo Trump-Putin è appena agli inizi, e molti altri attori sono coinvolti. L’Ucraina, che ha già affrontato tre anni di una guerra devastante, si trova in una posizione critica, così come il futuro dell’intero sistema di sicurezza europeo. La classe politica americana sarà in grado di contrastare la pericolosa direzione intrapresa da Trump? E l’Europa sarà capace di tutelare i propri valori fondamentali? Interrogativi decisivi.

La classe politica statunitense affronta una sfida cruciale: Trump ha il potenziale di trasformare profondamente sia la politica interna che il ruolo globale degli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’Europa, la sua capacità di affrontare una possibile ritirata americana dipende dalla solidità della sua coesione interna. Tuttavia, la questione centrale è un’altra: l’Europa sarà in grado di affermarsi come un attore geopolitico indipendente o continuerà a dipendere dagli USA, rischiando di rimanere immobilizzata di fronte alle strategie di Trump e Putin?

Donald Trump è intervenuto al World Economic Forum di Davos dichiarando la nuova politica economica americana, basata sui dazi e sull’attrarre gli investimenti esteri negli Usa. Foto World Economic Forum / Sandra Blaser

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