La protomoteca della Biblioteca Civica di Verona ospita, fino al 22 febbraio 2025, una mostra storiografica in ricordo delle foibe, intitolata “Dedicata al Ricordo“, curata dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia O.d.V.

L’importanza storica di questa vicenda viene messa in risalto mettendo a fuoco i concetti di esodo e ricordo, che assumono un ruolo centrale all’interno della mostra.

L’esodo riguarda l’emigrazione di un gruppo etnico per motivi politici o religiosi. Ciò comporta uno spostamento definitivo di uomini, donne e bambini. Un’intera società scomparve, famiglie intere furono costrette ad abbandonare per sempre abitudini, lavoro, affetti e territori a cui erano profondamente legati.

Erano persone che provenivano da Rovigno, in Istria, e Dignano, in Friuli, ma furono solo 5mila i connazionali che riuscirono a raggiungere la Zona A, porzione di territorio della Venezia Giulia che tra il 1945 e il 1947, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, era posta sotto il controllo dell’amministrazione militare anglosassone.

Esodo

L’esodo durò più di tre lustri e le prime popolazioni costrette a fuggire furono gli abitanti della città di Zara, città croata capoluogo della Dalmazia, distrutta dai bombardamenti alleati del 1943-44. Seguirono le genti di Fiume, città croata facente parte del Regno d’Italia dal 1924 al 1945, e dell’Istria, da cui le partenze si diluirono nel corso degli anni successivi.

La foto riporta la colonna di fumo generata dall’esplosione sulla spiaggia di Vergarolla, Pola, avvenuta nel 1946.

La città di Pola, enclave amministrativa degli Alleati, visse un momento drammatico tra il Natale del 1946 e il febbraio del 1947, quando la città perse gran parte della componente italiana. La cifra totale di coloro che abbandonarono le terre perse dall’Italia si avvicina alle 350 mila persone, che subirono la violenza delle milizie partigiane comuniste guidate dal Maresciallo Tito.

Un pannello illustrativo mostra una foto della strage di Vergarolla del 1946, un attacco terroristico compiuto su suolo italiano dopo la fine della guerra, su cui viene raffigurata una lapide che restituisce un nome alle vittime, conferendo loro dignità, strappandole così all’anonimato.

Un confine definitivo

Il concetto di ricordo viene evidenziato come tentativo di riportare alla memoria cose, luoghi e persone come conseguenza di un evento solitamente negativo. La parola può così essere restituita ai sopravvissuti, tra cui emerge il nome del pugile Nino Benvenuti, originario di Isola d’Istria.

I campi profughi dove vennero concentrati gli esuli erano disseminati su tutta la penisola e l’ultimo chiuse ufficialmente i battenti solo nel 1975, anno in cui, per coincidenza, fu firmato il Trattato di Osimo che stabilì il confine definitivo tra Jugoslavia e Italia.

Un dettaglio della mostra. Foto di M. Piccin.

All’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso fu avviato un piano urbanistico per la costruzione dei villaggi giuliano-dalmati, nelle cui case popolari gli esuli ottennero una dimora, mantenendo i contatti con altri conterranei.

L’esposizione si conclude con gli atti politici che sancirono la perdita definitiva dei territori della frontiera adriatica, fino all’istituzione del Giorno del Ricordo, nel marzo 2004.

La mostra è visitabile nei giorni di apertura della biblioteca, dalle ore 9 alle 19 dal martedì al venerdì, mentre il lunedì solo il pomeriggio dalle ore 14 alle 19. Il sabato dalle ore 9 alle 14. C’è inoltre la possibilità di organizzare visite guidate per le scolaresche scrivendo a verona.anvgd@gmail.com.

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