Zoran Milanovic è stato nuovamente eletto domenica 12 gennaio in Croazia con il 74% dei voti, battendo al secondo turno il candidato conservatore Dragan Primorac. Il candidato in carica, un socialdemocratico, si era espresso contro il coinvolgimento della NATO a sostegno dell’Ucraina e aveva denunciato la mancanza di democrazia nell’Unione Europea, gestita da funzionari mai eletti.

La Croazia ha un sistema di democrazia parlamentare in cui il Primo ministro conduce la politica quotidiana. Tuttavia, il presidente detiene l’autorità politica e agisce come comandante militare supremo, con potere decisionale in materia di politica estera, difesa e sicurezza.

In questo modo, Milanovic ha bloccato l’invio di cinque ufficiali croati alla missione NATO in Germania, che avrebbero dovuto prestare servizio per l’assistenza alla sicurezza e l’addestramento dell’Ucraina. Inoltre, ha dichiarato che non avrebbe mai approvato l’invio di soldati croati come parte delle missioni NATO in Ucraina.

Sebbene gli analisti sostengano che le preoccupazioni degli elettori si siano concentrate maggiormente su questioni come l’inflazione, la disoccupazione e la corruzione, che potrebbero essere state espresse in un voto di protesta contro l’attuale amministrazione del primo ministro conservatore Andrej Plenkovic, i risultati delle recenti elezioni nei Paesi dell’Europa orientale si sono rivolti contro le ambizioni della NATO di consolidare un blocco anti-russo sul fronte bellico e diplomatico.

In Romania, dopo la vittoria a sorpresa al primo turno di un candidato di estrema destra, anch’egli critico nei confronti della NATO e dell’Unione Europea, la Corte Costituzionale ha annullato i risultati a causa di presunte interferenze straniere attraverso campagne di disinformazione su piattaforme digitali e finanziamenti da fonti dubbie. In questo paese membro sia della NATO che dell’UE, le prossime elezioni avranno luogo il 23 marzo.

Un altro esempio significativo, in un Paese non ancor membro dell’UE, sono state le elezioni in Georgia, dove il partito al potere Sogno Georgiano ha ottenuto quasi il 54% dei voti rispetto al 37,79% dell’alleanza dei partiti di opposizione, secondo i risultati convalidati dalla Commissione elettorale centrale. L’opposizione filo-occidentale ha denunciato brogli con “metodologia russa” e ha incoraggiato le proteste dei cittadini, sostenuti nelle loro linee editoriali dai media egemonici statunitensi ed europei occidentali.

In Bulgaria, in un contesto di forte instabilità dovuta alla mancanza di maggioranze politiche sufficienti a sostenere il governo, alle elezioni dell’ottobre 2024 il partito conservatore ed europeista GERB ha ottenuto il maggior numero di voti. Tuttavia, i suoi insufficienti 69 seggi in un parlamento di 240 e un’affluenza alle urne pari solo al 39% dell’elettorato rivelano che il suo sostegno tra la popolazione rimane limitato.

Nel frattempo, la formazione ultranazionalista Rinascimento, critica nei confronti delle posizioni euro-atlantiste, è cresciuta, raggiungendo il terzo posto con 37 seggi, solo due in meno della coalizione liberale Continuare per cambiare-Bulgaria democratica. È possibile che anche in Bulgaria vengano accettate posizioni più neutrali che favoriscono un’intesa di sicurezza con la Russia.

In questo contesto, vale la pena ricordare l’attentato al Primo ministro slovacco Robert Fico dello scorso maggio. Fico è di nuovo primo ministro dal 2023, in sostituzione di un governo filo-occidentale. Durante la sua campagna elettorale ha dichiarato la sua intenzione, se eletto, di porre fine al sostegno militare all’Ucraina. E in effetti, da quando è tornato al potere, il suo governo si è rifiutato di partecipare alla fornitura di aiuti militari all’Ucraina. Una posizione che gli è quasi costata la vita.

Di fronte a questa crescente resistenza da parte delle popolazioni di diversi Paesi dell’Est, dettata dalla decadenza sociale e dal malcontento per lo sperpero di risorse pubbliche in spese militari, molto probabilmente si potrà finalmente assistere alla fine del sostegno militare all’Ucraina promossa dall’apparato militare industriale atlantista, lasciando il posto ai tanto attesi negoziati di pace con la Russia richiesti dalle grandi maggioranze.

Traduzione dallo spagnolo di Maria Sartori. Revisione di Thomas Schmid.

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