EOS: minorenni a “scuola di armi”
Forti polemiche per una fiera dedicata alle armi che ha visto la presenza di tanti minorenni.
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Forti polemiche per una fiera dedicata alle armi che ha visto la presenza di tanti minorenni.
Circa 300 persone hanno manifestato sabato pomeriggio nelle strade intorno al polo fieristico di Verona. Una protesta contro la “fiera delle armi“, la rassegna dedicata ad armi da caccia, tiro a segno, pesca e armi da combattimento come fucili e pistole. Questa fiera si svolge a Verona dal 2021 e, secondo il contratto attuale, dovrebbe avere la sua ultima edizione nel 2026.
La protesta nasce dalla necessità di esprimere un totale dissenso verso una fiera che pone al centro strumenti di morte, in un momento in cui il contesto mondiale è brutalmente segnato da oltre cinquanta conflitti, il numero più alto degli ultimi 80 anni. Ci sono guerre in corso alle porte dell’Europa, come quella in Ucraina, e il genocidio palestinese.
La questione palestinese è stata uno dei temi principali dell’intera manifestazione. Durante il corteo, ci sono stati molti cori a sostegno del popolo palestinese. La manifestazione ha voluto attirare l’attenzione sulla crescente corsa al riarmo sia a livello europeo che mondiale. Solo in Europa, la spesa per gli armamenti è aumentata del 16%, mentre quella italiana ha raggiunto quasi 30 miliardi nell’ultimo anno. Tutto questo a discapito di altri servizi essenziali come la sanità, l’istruzione e i servizi di assistenza in generale.
Questo aspetto è stato evidenziato nei vari interventi durante il corteo e nel presidio finale tenutosi di fronte all’ingresso principale della fiera. Interventi volti a sensibilizzare chi entrava o usciva dalla fiera, persone forse ignare ma in qualche modo complici di un business che fa parte di una cultura violenta, sia per quanto riguarda le armi da guerra che quelle da caccia.
Gli organizzatori hanno sottolineato la questione della possibilità per i minorenni di accedere a una fiera dove vengono esposte armi. Secondo il codice etico stabilito l’anno scorso, i minorenni non dovrebbero poter toccare le armi. Tuttavia, un passaparola nelle chat e sui social ha mostrato che il codice etico non veniva rispettato. Fin dal mattino sono circolate decine di foto di minorenni, anche bambini, mentre maneggiavano le armi, mirando a un obiettivo, spesso sotto la supervisione dei propri genitori.
Educazione siberiana è il titolo del comunicato degli organizzatori della manifestazione di protesta. Si tratta di una citazione letteraria che richiama la fedeltà siberiana alle tradizioni criminali e il loro spirito conservatore.
Una similitudine inquietante, per nulla esagerata, che deve portare a riflettere sul significato di questa fiera e sul valore di trasmettere ai propri figli una passione che ha come scopo ultimo la morte. Che si tratti della morte di un uomo o di un animale.
La contestazione si è divisa in tre momenti salienti: la mattina, davanti all’ingresso della fiera Re Teodorico, si è tenuto il presidio del movimento “donne in nero” che, pacificamente, con cartelli e striscioni, ha espresso il proprio disappunto rispetto a questa fiera.
Un secondo momento, decisamente più dinamico, è stato quello del flash mob realizzato da una decina di attivisti. Indossando maschere raffiguranti Donald Trump e Benjamin Netanyahu e con cartelli sul corpo che rappresentavano un mirino puntato su un bambino palestinese, hanno attirato l’attenzione dei visitatori e degli operatori del settore. Il flash mob, che è durato circa quindici minuti, ha colto di sorpresa i presenti alla fiera, che hanno osservato in silenzio la scena svolgersi davanti allo stand di Beretta, azienda italiana produttrice di armi. Una scelta deliberata, dato che Beretta esponeva anche armi di produzione israeliana.
Successivamente, il corteo ha preso il via e, seguendo un percorso a ferro di cavallo, ha raggiunto il piazzale davanti alla fiera per trasformarsi in presidio. Durante l’evento, ci sono stati numerosi interventi delle diverse associazioni che hanno supportato l’iniziativa, tra cui Ultima Generazione, Potere al Popolo, Fronte della Gioventù Comunista e molte altre associazioni, con partecipanti anche da Bolzano, Brescia e Treviso.
La manifestazione è stata organizzata da Mediterranea Saving Humans, Mediterranea Saving Humans Edt di Verona, dal Laboratorio Autogestito Paratod@s, Circolo Pink, l’Osservatorio Migranti e Rifondazione Comunista, che chiedono con forza di annullare la fiera per il 2026 e, soprattutto, di non rinnovare il contratto per gli anni futuri.
La mancata conferma invierebbe un chiaro messaggio di rottura con una cultura predatoria e un sistema che antepone le logiche di business ai valori della vita umana e non solo. Queste logiche mancano di rispetto verso coloro che, in una guerra, in un conflitto o in qualsiasi altro contesto, perdono la vita per un colpo d’arma da fuoco, come quelle potenzialmente presenti in fiera oggi.
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