Negli ultimi mesi, la Serbia è stata teatro di proteste di massa che hanno coinvolto studenti, docenti e vari settori della società civile. Le manifestazioni sono iniziate a novembre 2024, in seguito al crollo della pensilina della stazione ferroviaria di Novi Sad, la seconda città del Paese, in un incidente che ha purtroppo causato la morte di ben 15 persone e ha portato alla luce una volta di più i gravi problemi di corruzione e la mancanza di trasparenza da parte del Governo.

Il tragico evento di Novi Sad ha scatenato l’indignazione pubblica, con particolare attenzione alle accuse di corruzione legate alla recente ristrutturazione della stazione. Gli studenti universitari sono stati i primi a mobilitarsi, occupando oltre 60 sedi universitarie in tutto il Paese e interrompendo le attività accademiche. Le loro richieste principali includono giustizia per le vittime, trasparenza nelle indagini e misure concrete contro l’annoso fenomeno della corruzione.

Sviluppo e diffusione delle proteste

Le manifestazioni si sono rapidamente estese oltre le università, coinvolgendo scuole superiori, sindacati, organizzazioni non governative e altre categorie professionali. Il 24 gennaio 2025, uno sciopero generale ha paralizzato la Serbia, con decine di migliaia di persone che sono scese in piazza a Belgrado, la stessa Novi Sad, Niš e altre città. Pochi giorni dopo, il 27 gennaio, i manifestanti hanno bloccato per 24 ore l’incrocio di Autokomanda, uno dei principali snodi di Belgrado, portando tende e cucine da campo per presidiare l’area.

In risposta alle crescenti pressioni, il primo ministro Miloš Vučević ha presentato le sue dimissioni il 28 gennaio 2025, seguito dal sindaco di Novi Sad, Milan Đurić. Nonostante ciò, le proteste sono proseguite, con i manifestanti che chiedono ulteriori cambiamenti e riforme strutturali. Il presidente Aleksandar Vučić ha dichiarato che il Paese è sotto attacco sia dall’interno che dall’esterno, suggerendo l’interferenza di servizi di intelligence stranieri dietro le proteste. Un atteggiamento che spesso viene utilizzato anche da Putin, in Russia, per mettere a tacere proteste e testate giornalistiche non allineate al potere centrale.

Novi Sad. Foto da Unsplash di Lazla Gugleta

Possibili sviluppi

Le proteste dei giorni scorsi hanno peraltro evidenziato una spaccatura nella società serba e una crescente insoddisfazione verso l’attuale leadership. Alcuni analisti ritengono che il Paese si trovi a una sorta di bivio, con la possibilità di elezioni anticipate o la formazione di un governo tecnico di transizione che possa garantire elezioni libere e trasparenti. Tuttavia, il presidente Vučić ha escluso l’ipotesi di un governo tecnico, affermando che “finché lui è vivo” non ci sarà alcun governo di transizione .

La Serbia sta attraversando un periodo di significativa turbolenza politica e sociale. Le proteste, iniziate come una risposta a un tragico incidente, si sono trasformate in un movimento più ampio che chiede riforme profonde e una maggiore trasparenza governativa. Il futuro rimane incerto, con la possibilità di ulteriori sviluppi nelle prossime settimane e mesi.

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