Omar Di Felice, 43 anni, pratica l’ultracycling dal 2012, vincendo diverse gare e realizzando avventure, come le ama chiamare, per raccontare ai suoi appassionati i disastri che si stanno verificando in vari luoghi del pianeta a causa dei cambiamenti climatici. Tra le sue molte imprese ricordiamo quella del 2014, quando raggiunse Capo Nord in inverno – primo in assoluto su una bicicletta tradizionale -, nel 2018 la traversata del Canada artico per circa 1.300 chilometri sulla Arctic Highway, nel febbraio 2021 quella lungo la catena dell’Himalaya fino ai 5.364 metri del campo base dell’Everest, dopo aver coperto 1.300 chilometri e 40 mila metri di dislivello, e nel 2022 il giro del mondo lungo il circolo polare artico.

Fin da bambino, ha sempre sognato di visitare l’Antartide e da adulto ha realizzato che poteva diventare un obiettivo concreto. Così è stato. Ha tentato di attraversare l’Antartide due volte: la prima nel dicembre 2022 e la seconda nel gennaio 2024. L’impresa consisteva nel documentare lo stato di salute di quel luogo e stabilire un nuovo record, l’ennesimo della sua carriera: essere il primo a compiere l’attraversata da costa a costa, partendo da Hercules Inlet, passando per il Polo Sud, e arrivando alla base del Leverett Glacier. Nessuno è mai riuscito a compiere integralmente questa impresa utilizzando esclusivamente una bicicletta. Storicamente, è stato registrato un solo tentativo di successo, ma alternava la bicicletta all’uso degli sci.

Un’impresa è rimasta però incompiuta, per motivi diversi e indipendenti dalla sua volontà. L’obiettivo non è stato raggiunto completamente, anche se l’ultima volta, dopo aver percorso 716,5 chilometri in sella alla sua bicicletta, tra -10° C e -25° C, affrontando i feroci venti catabatici per oltre 48 giorni interminabili, quando mancavano poco meno di 400 chilometri all’arrivo al Polo Sud, ha dovuto modificare il percorso a causa delle condizioni meteorologiche avverse, con il pericolo di rimanere bloccato in un’area in cui il recupero sarebbe stato difficile.

Questa avventura è ora diventata un libro intitolato “La mia Antartide – Viaggio (attraverso me stesso) nel luogo più estremo del Pianeta” (Ed. Baldini+Castoldi – euro 19), nonché un docufilm, “White Out – Oltre l’Antartide”, diretto da Nicolò Padovani con immagini di Omar Di Felice, dove si intrecciano la sfida personale e l’esplorazione dell’ambiente estremo. A sostenere la narrazione nel docufilm intervengono l’astronauta Luca Parmitano e l’alpinista Hervé Barmasse, con le loro esperienze legate all’esplorazione, oltre alle scienziate Serena Giacomin ed Elisa Palazzi che offrono una prospettiva sull’Antartide: non solo il luogo più remoto ed estremo della Terra, ma anche tra i più fragili, i cui equilibri sono messi a dura prova dalla crisi climatica.

Winter Transhimalaya

Omar Di Felice non si ferma mai. A inizio febbraio, affronterà una traversata invernale di oltre 3.000 chilometri e 50.000 metri di dislivello, partendo dal Bhutan fino al Tibet, passando per Nepal e India lungo la catena himalayana. Questa avventura segna il primo evento del nuovo progetto «Bike to Happiness – Road to 1.5° C», un’estensione di «Bike to 1.5° C», attraverso il quale l’ultraciclista ha esplorato i temi della crisi climatica nei luoghi più vulnerabili del mondo. L’obiettivo è dimostrare come la bicicletta possa non solo affrontare le sfide climatiche, ma anche essere un veicolo di felicità, specialmente in regioni dove gli spostamenti rimangono complessi e critici.

Di Felice partirà dalla piccola città indiana di Guwahati per raggiungere rapidamente gli altopiani del Bhutan, dove scalerà alcuni dei passi himalayani più elevati. Questo piccolo regno asiatico rappresenterà simbolicamente l’inizio del percorso verso la felicità: qui, nel 1972, il sovrano Jigme Singye Wangchuck istituì il “FIL”, l’indice della Felicità Interna Lorda, una sorta di “PIL” della felicità, adottato oggi anche dalle Nazioni Unite per sensibilizzare sull’importanza di misurare il benessere delle persone non solo attraverso parametri materiali ed economici. Tradotto in azioni concrete, il Bhutan ha basato il suo sviluppo su quattro valori fondamentali: uno sviluppo socioeconomico equo e sostenibile, la tutela e salvaguardia dell’ambiente, la preservazione del patrimonio culturale e una governance buona che tenga conto dei diritti sociali della popolazione.

Dopo aver attraversato il Bhutan in orizzontale, Omar Di Felice entrerà in Nepal, percorrendo una sezione di circa 200 chilometri in India. Nel piccolo stato incastonato tra Cina e India, coprirà quasi 500 chilometri prima di entrare in Tibet. Qui affronterà il tratto più impegnativo del percorso, con gli ultimi 1200 chilometri tutti a quote tra 4.000 e 5.000 metri sul livello del mare, raggiungendo Lhasa dopo aver scalato la salita verso il campo base dell’Everest, sul versante cinese. La traversata coprirà in totale oltre 3.000 chilometri e 50.000 metri di dislivello.

Di Felice condividerà sui suoi canali social media resoconti giornalieri e tutte le tracce percorse, compatibilmente con la disponibilità di connessione internet in zone remote e spesso completamente isolate dal resto del mondo, nonché alle restrizioni governative sull’uso di dispositivi satellitari nelle regioni del Tibet (Cina) e dell’India.

Foto da Unsplash di Ashwin Chaudhary

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