Di solito, al tavolo dei relatori siedono uomini maturi, spesso accademici, che espongono con eleganza i problemi del nostro mondo. Questa volta, invece, è stato diverso. Solo a Sezano, al Monastero del Bene Comune, poteva accadere che domenica 12 gennaio giovani ragazze di Ultima Generazione e Arci Yanez dialogassero con una platea variegata, composta principalmente da persone non più giovani.

Per Arci Yanez hanno partecipato Sofia Giunta e Sofia Modenese, mentre Ultima Generazione è stata rappresentata da Miriam Tinto. Al tavolo era presente anche Claudia Marcolungo, docente di Diritto ambientale presso l’Università di Padova, che ha coordinato gli interventi.

Dalle lotte sindacali del ’68 all’impegno sul clima

Si è discusso di clima, certamente, ma anche di molto altro. Il pubblico era infatti composto principalmente da donne e uomini che avevano vissuto in prima linea le lotte politiche del ’68, le battaglie sindacali per il salario negli anni settanta, le lotte politiche degli anni ottanta e le iniziative ambientaliste successive. Queste persone, ancora oggi, mostrano un forte interesse per il problema dei cambiamenti climatici e rimangono attivamente impegnate in ambito politico e sociale.

A Verona è emerso un confronto stimolante, probabilmente il primo del suo genere, che ha messo in relazione generazioni molto diverse. Un dialogo complesso, poiché, come evidenziato durante l’incontro, i giovani attivisti ambientali, di età compresa tra i 15 e i 30 anni, esprimono un forte senso di frustrazione.

È una rabbia per una crisi climatica che non hanno causato, ma che devono affrontare e continueranno a subire. Una frustrazione rivolta verso le generazioni oltre i 50 anni, ritenute responsabili di aver innescato l’attuale crisi climatica e di non aver agito, o fatto abbastanza, per cambiarne il corso. Inoltre, c’è un inspiegabile “vuoto” tra gli under 30 e gli over 50, una generazione “assente” che, secondo gli attivisti, non ha ancora preso coscienza della gravità della crisi climatica, come se non li riguardasse.

Miriam Tinto e Sofia Giunta nel corso dell’incontro

La collera fra l’urgenza di intervenire ed il nulla di concreto

Questi giovani attivisti sono difficili da etichettare, poiché appartengono a vari movimenti che si sono evoluti negli ultimi anni. Oltre alle due associazioni presenti all’incontro, è importante menzionare tra le più conosciute Fridays for Future e Extinction Rebellion. Questi gruppi adottano approcci molto diversi nelle loro azioni, ma sono uniti dalla rabbia per l’incomprensibile divario tra l’urgenza di agire per fermare il cambiamento climatico e il “nulla” che viene effettivamente realizzato.

Di fronte a diverse azioni clamorose di disobbedienza civile e disturbo pubblico, molti cittadini si sentono disorientati. Tuttavia, sarebbe troppo semplice emettere giudizi affrettati e severi nei confronti di questi giovani attivisti climatici. Come emerso durante i dibattiti, bisogna riconoscere che, rispetto alle lotte politiche del passato, identificare le responsabilità e i responsabili del cambiamento climatico oggi è molto più complesso. Le controparti sono annidate in potenti sistemi economici e finanziari globali, mentre spesso la politica è assente, impotente o collusa. Di fronte a questa inazione generale, è necessario chiedersi quando sia giusto intraprendere azioni di rottura.

L’arretramento dell’attenzione dei media sui cambiamenti climatici

Durante l’incontro è stato evidenziato che i temi ambientali stanno perdendo attenzione nei media. Se ne parla sempre meno e, contemporaneamente, aumenta la tendenza a criminalizzare l’attivismo, colpendo quei giovani che, privi di mezzi e spazi adeguati, hanno dovuto inventare azioni di piazza per sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni cruciali per il futuro dell’umanità. È necessario riflettere se sia più grave imbrattare monumenti storici con vernice lavabile o inquinare irreparabilmente intere falde acquifere da parte di industriali senza scrupoli.

Il risultato più significativo della giornata è stato indubbiamente lo sviluppo di un dialogo intergenerazionale, sottolineato alla fine dell’incontro da padre Silvano Nicoletto del Monastero di Sezano. Questo dialogo deve essere autentico e basato sull’ascolto reciproco, non solo sulla ricerca di punti di accordo, ma sulla condivisione di “racconti che si intrecciano”. Perché «Unire percorsi ed esperienze diverse aiuta a superare le numerose frammentazioni e divisioni, permettendo l’emergere dell’inaspettato e il crescere delle coscienze».

Il Monastero del Bene Comune di Sezano

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