La cerimonia di inaugurazione di Notre Dame il 7 dicembre è stata commovente. Un grande lavoro di artigiani, restauratori, architetti che hanno investito le loro capacità nel ripristinare ciò che avevano creato i loro antenati nei secoli scorsi. Una gioia non solo per i francesi, ma per chiunque apprezzi la bellezza e la resilienza.

C’erano i rappresentanti diplomatici da tutto il mondo, anche dai paesi musulmani. Si sono notate anche alcune assenze evidenti: erano assenti i rappresentanti del Paese che, invece di costruire le chiese, le distrugge, anche quando si tratta di edifici sotto loro giurisdizione.

Natale nonostante tutto

Il 20 dicembre, il centro di Kyiv era pronto per Natale, che dall’anno scorso si festeggia insieme al resto d’Europa, e non il 7 di gennaio, come vuole il calendario della chiesa ortodossa di Mosca. L’Ucraina si è sintonizzata con le tradizioni europee, e non ha lesinato sui decori nella capitale e nelle città principali. Può sembrare assurdo vedere le solite ghirlande e gli alberi addobbati in una città dove manca l’elettricità e suonano le sirene. C’è chi lo vede come una rassicurante misura di sostegno psicologico per chi cerca normalità e gioia nel buio della notte di guerra. C’è chi, invece, critica i municipi per questo spreco sfarzoso, che distrae la gente dalla triste verità: tutti gli ucraini sono nel mirino del nemico.

In dialogo con il dittatore

In Russia, invece, c’è una speciale tradizione di fine anno: dialogare in diretta con il dittatore durante una conferenza stampa di fine anno, per ottenere le sue spontanee risposte ai propri bisogni. Fra le richieste d’aiuto che dovrebbero risolvere le autorità locali e gli spudorati complimenti, ogni tanto il leader russo si permette qualche battuta. Il 19 dicembre 2024, per esempio, ha detto «Noi russi quando la vita è troppo serena ci annoiamo, allora cominciamo a far casino e ci sentiamo meglio». Con la parola “casino” intendeva l’invasione armata sul territorio del vicino stato sovrano. E l’altra “simpatica” battuta, che ha detto sorridendo alla grande: «Facciamo una sorta di prova, scegliamo un punto di Kyiv, e spariamo con il nostro missile supersonico. Vediamo chi è più forte: noi o la difesa antiaerea ucraina?».

San Nicola dalle mille vite

Detto fatto: il giorno dopo, la mattina presto i russi hanno attaccato la capitale ucraina con sette missili balistici. Sono stati tutti intercettati, ma i loro frammenti hanno danneggiato numerosi palazzi. Il più importante fra questi dal punto di vista simbolico e artistico è la chiesa di San Nicola, dedicata al santo che tradizionalmente porta in queste festività i regali a chi si comporta bene. Si tratta di una sorprendente costruzione, le cui vetrate colorate e le guglie slanciate verso il cielo ricorda più Notre Dame che le chiese ortodosse. Infatti, l’architetto Vladyslav Horodetsky, che portò a termine la costruzione dell’edificio neo-gotico nel 1909 con il contributo dello scultore italiano Emilio Sala, si ispirò alla cattedrale parigina, incorporando nel decoro gargolle, serpenti, grifoni, e soprattutto le vetrate colorate, e nello stresso tempo usando le moderne tecniche di cemento armato per la struttura portante.

Purtroppo, la chiesa venne consacrata a pochi anni dalla Rivoluzione d’ottobre, e la sua vita fu travagliata. Riuscì a mantenere la destinazione d’uso religiosa per pochi anni, poi i soviet la trasformarono in un deposito, togliendo le croci e i paramenti per consegnarli allo studio cinematografico Dovzhenko come oggetti di scena.

Nel secondo dopoguerra ha ospitato un archivio, che di fatto faceva da copertura alla stazione di disturbo delle onde radio su cui trasmettevano le stazioni estere, con le antenne appoggiate alle guglie. L’assenza di ventilazione e riscaldamento ha fatto proliferare la muffa e la corrosione.

Per salvare la chiesa dal degrado, negli anni Settanta decisero di trasformarla in una sala per i concerti di musica classica. Installarono nella zona dell’altare un nuovo organo, aggiungendo mobili e pavimenti di legno pregiato fatti su misura e le vetrate create dagli artigiani del Baltico. Tutto questo lusso avrebbe dovuto impressionare il pubblico delle Olimpiadi del 1980, ma non fecero in tempo: gli artigiani cechi venuti per installare lo strumento si rifiutarono di lavorare mentre i lavori di restauro dell’ambiente circostante erano ancora in corso. La polvere avrebbe potuto danneggiare l’organo prima ancora che venisse assemblato. Così, l’inaugurazione slittò all’anno successivo.

Parti di vetrata del rosone neo-gotico posto sulla facciata della chiesa di San Nicola a Kyiv, danneggiato lo scorso 20 dicembre. Foto dell’amministrazione militare di Kyiv.

Nel 1991 la struttura venne consacrata, senza con ciò annullare le attività musicali e commerciali. Per decenni si è cercato il compromesso fra le messe e i concerti, con il progetto di spostare l’organo in una sala costruita apposta, che avrebbe dovuto essere completata l’anno scorso. Ma la soluzione arrivò prima, in modo molto brutale: un incendio distrusse il prezioso organo e danneggiò l’aula. Per ricostruirla, gli ucraini donarono somme ingenti in pochi giorni e a giugno del 2022 la chiesa riprese a funzionare.

Una messa sotto attacco

Alle sette di mattina del 20 dicembre 2024 i fedeli della parrocchia greco-cattolica di San Nicola si erano riuniti per la messa mattutina. Quando ha suonato l’allarme, sono scesi nel rifugio, ben attrezzato e aperto anche agli abitanti dei palazzi vicini.

I frammenti dei missili abbattuti hanno colpito la facciata di San Nicola e il rosone neo-gotico centrale. L’onda d’urto è stata talmente potente che ha rovinato le guglie. I fedeli hanno sentito l’impatto, anche se erano nascosti sottoterra, quando l’intonaco è caduto dal soffitto del rifugio.

La difesa della città dall’attacco russo del 20 dicembre ha portato danni a diversi edifici oltre alla chiesa cattolica di San Nicola. Foto dell’amministrazione militare di Kyiv.

Ma non è l’unica vittima architettonica dell’attacco a Kyiv, e non è l’unica chiesa colpita in quella mattinata. Nella città di Kherson, con un colpo diretto, ben mirato, è stata danneggiata la cupola dell’edificio sacro più antico della città, la chiesa di Santa Caterina, risalente alla fine del Settecento. Alla sua inaugurazione, fu presente l’imperatrice Caterina II di Russia.

Durante l’occupazione nel 2022, invece, la visita dei soldati russi ha comportato la spoliazione di tutti gli arredi sacri, trasferiti in direzione ignota.

E a Kyiv, nel raggio di 600 metri intorno alla Chiesa di San Nicola non c’è un solo palazzo rimasto intatto. La maggior parte dei danni riguarda l’albergo Holiday Inn Kyiv e i due business center di fronte alla cattedrale, “Grand” e “Toronto”. Le ghirlande di palline natalizie e rami di abete, che decoravano il passaggio fra i due business center, sono ora circondati da frammenti di vetro e lastre della pavimentazione divelte.

La mattinata di danni

Distruggere fede, musica e affari. Sterminare i civili: un uomo è morto, una dozzina i feriti, fra questi cinque in ospedale. Questo è il regalo che i russi hanno voluto fare agli ucraini per Natale. Ma non solo a loro. Nel palazzo distrutto c’erano anche le ambasciate di Albania, Argentina, Macedonia del Nord, Portogallo e Montenegro: finestre spaccate, porte sfondate, soffitti danneggiati.

Queste sono le vittime “illustri”, ma ci sono anche palazzi residenziali, ristoranti, macchine, e soprattutto, le infrastrutture e i gasdotti. I danni subiti hanno comportato la mancanza di riscaldamento per 630 palazzi residenziali, 16 ospedali, 17 scuole e 13 asili nido. In un liceo, a poca distanza dal luogo dell’impatto, hanno allestito un centro di assistenza per i colpiti. Le squadre di emergenza si sono messi subito al lavoro, e verso il tardo pomeriggio ne hanno ripristinato il funzionamento. I danni alle proprietà in una zona di altissimo pregio riguarda ogni singolo dettaglio, anche gli alberi, piantati davanti ai ristoranti di lusso, bruciati e spezzati.

Alcuni danni causati dall’attacco del 20 dicembre a Kyiv, foto KMDA, Lyubov Golubyatnikova, dal portale del Consiglio comunale di Kyiv.

La sera del 21 dicembre, il giorno dopo l’attacco, è arrivata una notizia che da speranza: il Ministero della cultura ha già deciso di ricostruire la chiesa di San Nicola, seguendo i disegni originali. Intanto, al posto dei vetri colorati ci saranno i teli di plastica. L’inverno in ucraina è rigido, e il gelo del nord potrebbe entrare dentro lo spazio sacro. Si dovrà sacrificare la bellezza alle esigenze di conservazione.

Nel 2001 papa Giovanni Paolo II aveva ascoltato la voce dell’organo in questa chiesa durante la sua visita pastorale a Kyiv. C’è la speranza, che anche l’attuale papa potrà ascoltare la voce degli ucraini che chiedono da anni che i loro cieli siano più protetti, non solo con le preghiere e le promesse? Intanto, per le strade di Kyiv invece di canti natalizi si sente il rumore stridulo dei vetri frantumati, che vengono spazzati via dai netturbini, insieme alla sicurezza e alla speranza di chi abitava nella zona colpita.

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