Veronetta è il cuore pulsante della nostra città, un autentico crocevia culturale. Dominata dall’Università, è anche un vivace centro di aggregazione per i giovani, con locali di ritrovo e musica dal vivo. Le sue numerose gallerie d’arte, i centri sociali come la Sobilla, il teatro Camploy e vari altri luoghi d’interesse, spesso sconosciuti agli stessi veronesi, rivelano un grande potenziale, ancora in gran parte da scoprire.

Il Palazzo Bocca Trezza, una volta completati i restauri, è destinato a diventare un nuovo hub culturale per la zona. Anche il cinema di quartiere Ciak, con il suo progetto di rigenerazione Ri-Ciak avviato da anni da un gruppo di volenterosi cittadini, evidenzia ulteriori opportunità di sviluppo. Per non parlare dell’Edicola di Comunità, del progetto De-Hub portato avanti con coraggio e costanza da Maria Antonietta Bergamasco e di moltissime altre iniziative nate dal basso che con dedizione portano ogni giorno un po’ di bellezza in questi luoghi.

Tuttavia, non si può ignorare la presenza ingombrante di problemi legati allo spaccio di droga e alla microcriminalità. Inoltre, molti immigrati di origine asiatica, africana e non solo, affrontano ancora difficoltà di integrazione completa, indicando che c’è ancora del lavoro da fare in questo ambito.

L’amministrazione Tommasi sta decisamente impegnandosi per trasformare questo affascinante quartiere, (che prende il suo nome da un termine dispregiativo francese) in un luogo sicuro e più vivibile. L’obiettivo è progressivamente allontanare la criminalità e attirare interesse e investimenti. Sebbene il percorso sia complesso e numerose siano le sfide da superare, le intenzioni sono chiare e si spera che presto si vedano i risultati, anche se le difficoltà non sono poche e negli ultimi tempi ci sia stata una sorta di recrudescenza criminale che sta tentando di respingere gli assalti della legalità.

Una possibilità colta altrove

Molti quartieri nel mondo, un tempo etichettati come “pericolosi”, grazie a riqualificazioni e strategie amministrative efficaci sono diventati non solo ambiti per la residenza, ma anche attrazioni turistiche che si aggiungono a quelle più celebri dei rispettivi contesti urbani.

Foto di Sonia Guttaiano

Un esempio vicino è quello San Zeno, che negli anni ’70 e ’80 era noto come quartiere problematico e oggi è tra i più ricercati dai cittadini. Al di fuori del nostro Paese spiccano casi eclatanti come quelli di Temple Bar a Dublino o Gängeviertel ad Amburgo, quest’ultimo un quartiere che, salvato dal degrado e dalla demolizione totale, è diventato oggi un vivace centro di arte, cultura e dibattito, con studi, appartamenti e iniziative sociali.

Lanciando lo sguardo oltreoceano, Comuna 13 a Medellín (Colombia) è diventata un esempio a dir poco emblematico. La città, fino a qualche decennio fa dominata dal famoso cartello della droga, è oggi una popolare destinazione turistica per viaggiatori internazionali. Un tempo tra le aree più pericolose e criminali dell’America Latina, questa zona della seconda città colombiana si sta trasformando sempre più in un punto di interesse per i turisti, in particolare quelli affascinati dalle trasformazioni urbane. Il crescente flusso turistico ha attirato l’attenzione e generato finanziamenti per iniziative locali volte a combattere la criminalità e la violenza, problemi certo ancora presenti ma in diminuzione.

Boom turistico grazie a Netflix

L’industria del turismo in Colombia sta vivendo un periodo di crescita significativa dopo la fine del lungo conflitto armato nel Paese e grazie alla crescente popolarità di serie televisive come Narcos di Netflix, che raccontano l’impero sanguinario del cartello di Medellín e del suo leader, Pablo Escobar. La Colombia ha ricevuto nel corso del 2023 oltre 5,5 milioni di turisti internazionali, in crescita del 17% rispetto al 2022, quando i viaggiatori dell’estero furono 4,7 milioni e si prevede che il settore continuerà a espandersi. In questo scenario, la città di Medellín è riuscita a trasformarsi da capitale mondiale degli omicidi e della criminalità organizzata in una meta sempre più popolare per i visitatori.

Nel cuore di questo boom turistico, Comuna 13 si sta affermando come una tappa imperdibile per chi desidera vivere esperienze che rappresentano la “trasformazione” di Medellín e della Colombia nel loro complesso.

Le redditizie rotte del traffico di droga e armi che hanno attraversano anche Comuna 13 hanno alimentato per molti anni violenti scontri tra bande e altri gruppi armati, tra cui paramilitari e guerriglieri. Nel 2002 le tensioni si intensificarono quando l’area fu assediata dalle forze di sicurezza colombiane, supportate da un gruppo paramilitare, durante la più vasta operazione militare urbana nella storia del Paese.

In quel periodo, di fronte agli abusi di potere, alle violazioni dei diritti umani, alle estorsioni, ai microtraffici e alle atrocità, le persone avevano davanti a loro solo due scelte: fuggire o divenire parte del sistema. Tuttavia, i residenti, stanchi di subire e vivere nella paura, decisero di creare una terza via: l’azione comunitaria. I gruppi locali canalizzarono le loro frustrazioni in iniziative sociali, rivitalizzando il quartiere con progetti di giardinaggio, programmi di pulizia e manifestazioni di arte pubblica che riflettevano sul passato violento e auspicavano la pace.

Un movimento culturale alternativo

Le arti dell’hip hop – rap, graffiti, breakdance e DJ – hanno dato vita a un movimento culturale nato dal basso, diventando un elemento cruciale per avviare la trasformazione della comunità. Questo movimento ha offerto diverse alternative a una vita di violenza e criminalità.

Foto di Sonia Guttaiano

Nel decennio successivo, i gruppi comunitari si sono coalizzati per lavorare insieme verso obiettivi come trasformazione, serenità, pace, sviluppo economico e progresso. Tra il 2011 e il 2012, gli arresti dei capi delle bande di narcotrafficanti hanno innescato un periodo di nuova tensione. I gruppi criminali, privi di leadership, hanno iniziato a riorganizzarsi e a scontrarsi per il controllo del territorio.

Nel 2013, quando le violente lotte territoriali si sono attenuate, i gruppi comunitari hanno ripreso con vigore i loro sforzi, scoprendo una fonte di supporto precedentemente impensabile in Comuna 13: il turismo.

L’amministrazione comunale di Medellín, in quegli anni, ha costruito una serie di scale mobili esterne che collegano la stazione della metropolitana Comuna 13 nel quartiere San Javier con i quartieri Independencia I e II, situati sulle pendici.

Questo progetto infrastrutturale, il primo del suo genere in Colombia, non solo ha migliorato l’accessibilità per i residenti, ma ha anche reso l’area più attraente per i visitatori. La scalinata è rapidamente diventata un’attrazione e simbolo della città e suscitando interesse per il modo in cui gli abitanti stavano recuperando e abbellendo le loro strade. Tornando al paragone con Veronetta, un po’ quello che potrebbe accadere con lo scenografico Scalone XVI Ottobre, che unisce in maniera panoramica via San Nazaro e la zona di Alto San Nazaro e che purtroppo oggi è spesso occupato da persone con disagi psichici o intente ad assumere droga, fra lo stupore dei passanti e dei residenti della zona.

I primi tour attrassero gli abitanti dei quartieri vicini, incuriositi dalla quantità di graffiti realizzati dai gruppi hip hop della comunità, trasformando l’immagine degli artisti hip hop di Comuna 13 e spianando la strada al supporto e finanziamento necessari per i loro progetti sociali. Nel tempo, il turismo a Comuna 13 è diventato sempre più popolare, introducendo nuovi attori economici e un crescente numero di turisti stranieri nella comunità, una sorta di circolo virtuoso che ha ridotto la criminalità e generato benessere per tutti i residenti.

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