Verona contemporanea 1866-2020, Cierre Edizioni (2024) è un saggio che  indaga, con rigore ed accuratezza, un secolo di storia veronese, dall’unità d’Italia al Secolo Breve, mettendo in risalto la posizione geografica strategica di cui ha goduto la nostra città nel corso dei decenni. Maurizio Zangarini (1951-2023), autore del volume che gode del contributo di Marco Girardi, Emilio Franzina e Gian Paolo Romagnani, è stata una figura importante della cultura veronese, impegnato sia come professore di scuola superiore, che come docente di storia contemporanea all’Università di Verona e fondatore dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.

A lui sarà dedicata la prima edizione del Premio Maurizio Zangarini, dedicato ad una ricerca inedita sulla Verona contemporanea. Chi vincerà vedrà pubblicata la ricerca nella collana Nordest di Cierre Edizioni. La data di scadenza per partecipare è fissata al 30 novembre 2024 (a questo link tutti i dettagli per la candidatura al premio).

Verona dal Risorgimento al primo conflitto mondiale

Il libro comprende sei capitoli, ciascuno dei quali affronta avvenimenti che hanno mutato il volto della città nel corso di stagioni politiche differenti, narrando gli eventi bellici dei due conflitti mondiali, il ventennio fascista, il periodo della Verona repubblicana e Tangentopoli.

Lo studioso Maurizio Zangarini, fondatore dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, è scomparso nel 2023. Il suo ultimo libro, “Verona contemporanea 1866 – 2020”, edito da Cierre Edizioni, è da poco uscito in libreria.

Dopo il 1866, con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, Verona perde il suo ruolo strategico, per questo dovrà reinventarsi e ammodernarsi sotto il profilo urbanistico. Nel capitolo dedicato alla Verona italiana (1866-1889), emerge la scarsa diffusione dello spirito risorgimentale tra la classe dirigente scaligera, motivo per cui gli schieramenti politici locali scelsero un orientamento moderato.

Giulio Camuzzoni (1816-1897), sindaco di orientamento liberale, durante sedici anni di amministrazione restituì alla città un volto moderno, convinto che il progresso economico dovesse coincidere con un pieno sviluppo industriale. Il canale Camuzzoni, così chiamato in suo onore, non fu l’unica opera che lo rese celebre, ma anche la costruzione dei Muraglioni sull’Adige, edificati a seguito dell’alluvione del 1882 che danneggiò gravemente la città mutandone radicalmente il volto.

Il periodo della Prima guerra mondiale, flagellato da bombardamenti di intere aree cittadine, fu caratterizzato da morte e distruzione. La popolazione era in ginocchio e viveva in povertà assoluta. I cittadini, soprattutto donne, protestavano contro i costi della vita, lamentando la perdita al fronte di compagni e mariti.

Emblematica, nella memoria storica, la protesta delle operaie del Lanificio Tiberghien che nel 1917 indissero uno sciopero per implorare la cessazione del conflitto ed ottenere un’equità salariale adeguata.

Dalla città in epoca fascista alla ricostruzione post bellica

Con il Fascismo la città attraversò un lungo periodo di transizione, in cui emersero figure rilevanti anche a livello nazionale, tra cui il ministro delle finanze Alberto De Stefani (1879-1969) che ebbe un ruolo di primo piano nel governo presieduto da Benito Mussolini.

Un ricco apparato iconografico, all’interno del libro, mette in risalto testimonianze diverse, dagli alunni in divisa in una classe maschile al raduno di Balilla e Giovani Italiane in occasione della visita di Mussolini, avvenuto in Arena nel 1938.

La Seconda guerra mondiale provocò ulteriori devastazioni; i bombardamenti rasero al suolo lo scalo ferroviario di Porta Nuova e il quartiere Santa Lucia. Ponte Pietra fu fatto saltare dai tedeschi il 25 aprile 1945, presenti in città.

Gli anni della Prima Repubblica veronese videro una ricostruzione complessa della città, priva di gas, rete fognaria ed elettrica adeguate, senza alcun collegamento. I 9 ponti sull’Adige erano interamente distrutti ed i monumenti principali da ricostruire. Nacque quindi il primo Piano regolatore cittadino e i primi sindaci del dopoguerra, Aldo Fedeli e Giovanni Uberti, lavorarono al riassetto urbanistico della città, trasformandola in una città industriale, commerciale e dalla forte vocazione turistica e culturale, che le hanno dato notorietà internazionale.

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