Worldplaces e la diversità nei luoghi di lavoro
Volge al termine il progetto triennale, con capofila la veronese Quid Impresa sociale, che ha avvicinato il mondo profit all'inclusione per tanti lavoratori, soprattutto donne.
Volge al termine il progetto triennale, con capofila la veronese Quid Impresa sociale, che ha avvicinato il mondo profit all'inclusione per tanti lavoratori, soprattutto donne.
Nata nel 2021 per volontà di Quid Impresa sociale e grazie al sostegno del Fondo per l’Asilo, la Migrazione e l’integrazione della Commissione Europea, Worldplaces – working with migrant women è una rete di aziende e realtà non profit a sostegno dell’integrazione lavorativa del talento migrante femminile.
Un progetto dal respiro europeo che ha fatto leva su best practice che nascono e agiscono nei luoghi di lavoro, formidabili laboratori di integrazione, con una particolare attenzione sull’occupazione femminile nei quattro Paesi protagonisti della rete.
La stessa Quid Impresa Sociale, nata undici anni fa a Verona, oggi impiega 150 persone, il 60% vulnerabili al momento dell’assunzione e l’80% donne. Nel 2021 il 45% della sua forza lavoro, e quindi il 45% dei talenti presenti, era costituito da immigrate che erano entrate nel mercato del lavoro con scarse competenze formali. E il 50% dei clienti erano grandi gruppi multinazionali con un forte interesse per i programmi di diversità, uguaglianza e inclusione.
«Nel 2021 ci siamo resi conto di essere l’anello mancante tra le due metà del nostro mercato del lavoro: le donne migranti alla ricerca di un’occupazione e di opportunità di carriera in un nuovo Paese e i grandi fornitori di lavoro a scopo di lucro – spiega Anna Fiscale, presidente di Quid -. Questo è il gap dal quale è nata la rete Worldplaces. A livello locale sono le organizzazioni non profit e il settore pubblico a fornire assistenza, formazione professionale e un primo accesso al mondo del lavoro alle donne immigrate meno qualificate. Un numero minore, tuttavia, ha accesso a un impiego di qualità e a lungo termine nel settore profit, che può garantire maggiore stabilità, indipendenza e autonomia. Inoltre, la crescente importanza dei programmi di DE&I nel nuovo quadro di rendicontazione della sostenibilità e la carenza di personale costituiscono un ulteriore incentivo per il settore for profit ad attrarre e formare donne migranti. Queste due metà – profit e non profit – lavorando insieme possono davvero sostenere l’accesso e la progressione delle donne migranti in un nuovo mercato del lavoro».
L’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere conferma che le donne migranti hanno più probabilità di essere disoccupate o economicamente inattive di qualsiasi altro gruppo nell’UE. Un tempo viste soprattutto come compagne che si univano agli uomini migranti, ora migrano da sole in cerca di lavoro.
A Verona le donne migranti rappresentano, in media, il 35% del pubblico femminile che accede annualmente al Servizio Politiche del Lavoro del Comune di Verona.
Si tratta, soprattutto di persone provenienti dai paesi extraeuropei, in particolare: Nigeria, Ghana, Marocco, Tunisia. I numerosi vincoli collegati alla conciliazione famiglia lavoro (si pensi alle tante famiglie monoparentali), alla mobilità, all’alloggio, al riconoscimento dei titoli di studio rendono ancora l’accesso al lavoro un percorso ad ostacoli anche per chi è motivato e ha buone competenze da offrire.
In questo fine di novembre il progetto sta concludendo la sua strada, tre anni d’azione a Verona, Portogallo, Grecia e Germania, anche grazie a un webinar con Confindustria. L’evento “Donne migranti: Strumenti pubblici di reclutamento e integrazione lavorativa a servizio del privato” mercoledì 20 novembre è stato patrocinato da Confindustria Verona e organizzato dal Comune di Verona, con l’obiettivo di promuovere filiere di impiego inclusivo, evidenziando i risultati nel creare percorsi lavorativi inclusivi.
Worldplaces ha visto svilupparsi quattro progetti pilota a livello locale in altrettanti Paesi. Quattro imprese sociali, ossia l’italiana Quid, la portoghese Speak, la greca Gen2Red e la tedesca Interventionsburo, che hanno sperimentato buone pratiche mirate a supportare e coinvolgere direttamente 423 lavoratrici migranti e le loro famiglie nelle aree chiave della vita lavorativa: formazione e leadership, vita e comunità, lingua e cultura, identità.
Questi esempi virtuosi sono stati riadattati per rispondere ai bisogni di datori di lavoro e aziende attive sul territorio, e disseminate raggiungendo oltre 765 datori e aziende raggiunte.
Il Servizio Politiche del Lavoro del Comune di Verona accoglie circa 1400 persone l’anno per attività di informazione sul mondo delle professioni e della formazione, percorsi di orientamento individuali e di gruppo, azioni accompagnamento al lavoro attraverso gli
strumenti delle politiche attive e la collaborazione con enti ed imprese locali.
La finalità del Servizio è supportare i cittadini e le cittadine nei loro momenti di transizione socio-lavorativa per aumentare spendibilità professionale, benessere e consapevolezza delle proprie risorse. Nello specifico, nel corso del biennio 2023-2024, lo sportello ha affiancato circa 800 persone per attività personalizzate di supporto all’inserimento/reinserimento professionale. Di queste, in media, il 69% sono donne prevalentemente disoccupate o sottoccupate (con contratti poco tutelanti, di poche ore e/o scarsamente retribuiti).
In aumento il numero di donne occupate (20% del totale) che, pur avendo un contratto di lavoro stabile, chiedono un supporto per cambiare occupazione a causa dei seguenti motivi: difficoltà a conciliare gli orari lavorativi con le esigenze di cura familiare, fenomeni di sfruttamento, burn-out o fenomeni discriminatori, necessità o desiderio di migliorare la retribuzione e vedere maggiormente riconosciute le proprie competenze.
Lo Sportello OrientaDonna è nato dal 2007 con l’obiettivo di supportare le donne migranti nell’inserimento lavorativo sul territorio di Verona, aperto al pubblico 8 ore a settimana. Da giugno 2024 sono state accolte 33 persone, 27 donne e 6 uomini, provenienti da 18 diversi Paesi (inclusa l’Italia), dai 18 ai 58 anni.
Quattro persone hanno solo richiesto l’aggiornamento del CV; 29 persone sono state supportate con l’orientamento al lavoro e proposte di sostegno all’occupabilità. Casa di Ramìa è un centro interculturale all’avanguardia sul territorio scaligero perché permette a tutte le donne (operatrici, formatrici, donne che vivono gli spazi e frequentano le attività) di
accedere e partecipare insieme ai figli.
Questo è particolarmente efficace per combattere l’isolamento e l’esclusione sociale delle donne madri, i cui figli non frequentano la scuola dell’infanzia, che qui trovano uno spazio inclusivo che le riconosce come persone con bisogni e risorse.
Dopo il webinar con Confindustria, il prossimo 29 novembre si potrà partecipare a una visita ai laboratori Quid guidata dallo staff Quid, migrante e non, al centro del progetto (è possibile iscriversi via mail all’indirizzo catalina.rubio@progettoquid.it).
«Poter contribuire a progetti come questo mettendo a disposizione le competenze dei nostri esperti – spiega Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Verona -, fa parte della nostra convinzione come imprenditori e persone che l’inclusione, l’attenzione sociale e la creazione di un territorio, dove le persone si sentano accolte e possano trovare una propria dimensione, sia parte essenziale del nostro lavoro. Le imprese vivono e sono inserite in luoghi e i luoghi sono le persone che li abitano, poter contribuire a dare una possibilità soprattutto ai soggetti più fragili è perciò non solo una scelta ma anche un dovere. Già da qualche anno siamo attivi con UNHCR per poter inserire nelle imprese giovani rifugiati, l’occasione che ci ha dato Quid con questo progetto ci permette di arricchire le nostre azioni».
Anche dopo il termine del percorso la rete Worldplaces fungerà da piattaforma permanente e sostenibile per promuovere lo scambio a livello locale. Oltre a rimanere disponibili per le aziende materiali e guide al sito www.worldplaces.eu i workshop, le opportunità formative e di approfondimento per le aziende rimangono parte del programma di sensibilizzazione e sensibilizzazione della rete dei partner.
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