Il 10 ottobre alle ore 14.55 la Mar Jonio, la nave di Mediterranea Saving Humans è salpata dal porto di Trapani in direzione Lampedusa per continuare la missione numero 19.

Una ripartenza del tutto inaspettata dopo il blocco imposto le autorità marittime a seguito della visita ispettiva straordinaria dello scorso 17 settembre . Era necessario tornare in mare dato il numero altissimo di sbarchi degli ultimi giorni. Basti pensare che nelle ultime 24 ore sono arrivate circa mille persone sulle coste italiane.

«Abbiamo ottemperato alla prescrizione delle Autorità scaricando il materiale richiesto, – spiega Sheila Melosu, capomissione a bordo della nave – per poter partire comunque e ritornare là dove la presenza della Mare Jonio può fare la differenza. Siamo pronti in ogni caso a rispondere a situazioni di pericolo, ad assistere le persone in difficoltà e a intervenire in soccorso se necessario. Sono le persone che salvano le persone, esseri umani che soccorrono altri esseri umani, obbedendo alla legge del mare e al diritto internazionale, non le attrezzature di cui ci è stato imposto lo sbarco», come a rafforzare un concetto di resistenza a tutti gli impedimenti che la politica, questo governo in particolare, sta attuando.

Come stesso ha comunicato Mediterranea, questa ripartenza è stata possibile anche grazie al supporto della Flai-Cgil Nazionale, il sindacato confederale particolarmente attivo nella lotta al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura, ed è dedicata alla memoria di Giacomo Gobbato, attivista del Centro Sociale Rivolta di Marghera, ucciso da una coltellata mentre il 20 settembre scorso cercava di difendere una donna vittima di rapina.

La Mar Jonio nelle prime ore di navigazione ha seguito alcune imbarcazioni soccorse poi dalla guardia costiera italiana. Purtroppo, l’equipaggio si è imbattuto in più di un’imbarcazione vuota, il che significa che le persone a bordo sono state riportate in Libia.  

Sono giorni in cui è complicato avere segnalazioni di barche che necessitano di aiuto, in questo periodo non stanno volando gli arei della Civil Fleet che monitorano il Mediterraneo, quindi, l’equipaggio delle ONG si stanno affidando soltanto ai radar e ai binocoli.

Nonostante queste enormi difficoltà la notte del 14 ottobre Mediterranea, grazie alla segnalazione della Watch The Med – Alarm Phone, ha soccorso 58 persone in pericolo di vita.

Si trovavano a bordo di una piccola imbarcazione alla deriva, sovraffollata, con il motore in avaria, senza acqua né cibo, stremati e in fuga dalla Libia dove avevano subito torture. Sono stati subito presi in cura dal team sanitario della Mar Jonio.

L’agonia di queste persone, ormai allo stremo, purtroppo non è terminata una volta saliti a bordo della Mar Jonio. Le autorità marittime, dopo aver ricevuto la richiesta di accedere ad un porto, hanno assegnato il porto di Napoli.

Dopo “l’obbedisco” come linea tenuta da Mediterranea, che ha smembrato la nave di tutti gli accessori di salvataggio pur di riprendere a navigare, quindi a salvare, come richiesto dalle autorità dopo la visita ispettiva straordinaria del 17 settembre, è stato il momento del Disobbedisco: «A Napoli non andiamo, è troppo distante e a bordo ci sono persone allo stremo! Serve un porto più vicino!», è stata la risposta del comandante Filippo Peralta. Ma la capitaneria di porto ha insistito inviando due motovedette con il compito di scortare la Mar Jonio verso Napoli, ma ancora una volta il Capitano ha disobbedito rifiutandosi di dirigersi verso la destinazione indicata. Alla fine, l’ha spuntata Mediterranea, a conferma che la disobbedienza civile è la migliore risposta contro ordini e legge assurde e prive di umanità.

Dopo un teso confronto via radio tra il Capitano e la capitaneria di porto, dopo ore di attesa e ulteriore sofferenza per i migranti a bordo, è stato finalmente assegnato il “Pos” di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, decisamente più vicino.

Una volta in porto i migranti sono stati fatti finalmente scendere, mentre alla Mar Jonio sono stati imposti altri 20 giorni di fermo, avendo violato il Decreto Piantedosi, che regola la gestione dei soccorsi in mare, comprese le indicazioni relative al porto sicuro. Quindi le autorità reputano più sicuro, per 58 migranti in sofferenza, un porto distante quattro giorni di navigazione rispetto a uno a poche ore di distanza.

Queste le parole usate nel post su Facebook da Luca Casarini, cofondatore di Mediterranea, in cui annunciava il primo salvataggio dopo il blocco del 17 settembre: Stavano pregando e piangendo, in attesa della morte. In fuga dall’inferno, ma con la sensazione di non poterne uscire mai, come quando ti si impiglia un piede sull’ultimo pezzo di filo spinato, e rimani a metà, in un non più e un non ancora che ti tiene fermo, mentre ti insegue qualcosa di inesorabile, che sembra invincibile.  E invece, ancora una volta, ha vinto la vita. Grazie fratelli e sorelle della Mare Jonio.

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