Nonostante i numerosi appelli delle Nazioni Unite e delle organizzazioni per i diritti umani, la maggior parte dei Paesi occidentali, inclusi quelli europei, non ha ancora riconosciuto ufficialmente la Palestina come uno Stato indipendente. Soltanto Spagna, Norvegia e Svezia hanno fatto questo passo all’interno dell’Europa occidentale, mentre il resto del continente, inclusi attori chiave come Francia, Germania, Regno Unito e Italia, rimane in una posizione di stallo.

Questa mancanza di riconoscimento rappresenta un’ipocrisia e una vergogna per le democrazie occidentali, che si ergono a difensori dei diritti umani e della libertà, ma non riescono a fare un passo fondamentale verso la pace in una delle regioni più instabili del mondo. Per trovare una vera soluzione al conflitto israelo-palestinese, è ormai chiaro che un riconoscimento ampio e internazionale della Palestina sia l’unica strada percorribile. Solo riconoscendo il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato indipendente si potrà aprire una via verso una pace in Medio Oriente.

L’importanza del riconoscimento della Palestina

Il riconoscimento dello Stato della Palestina da parte della comunità internazionale non è solo un atto simbolico, ma una mossa politica con profonde implicazioni pratiche. In primo luogo, significherebbe sancire il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, diritto protetto dalle Nazioni Unite ma ancora negato nella realtà geopolitica. Questo permetterebbe alla Palestina di essere considerata a tutti gli effetti un’entità sovrana, con la possibilità di negoziare da una posizione di parità nei rapporti con Israele e con la comunità internazionale.

Il riconoscimento dello Stato palestinese da parte dei Paesi occidentali rappresenterebbe un segnale forte per la stabilità della regione, aprendo la strada a una nuova fase di trattative. Al momento, il processo di pace è paralizzato da un asimmetrico rapporto di forza tra Israele e Palestina. Israele, supportato dagli Stati Uniti e da gran parte delle potenze occidentali, continua a espandere insediamenti nei territori occupati, una pratica che secondo il diritto internazionale rappresenta una violazione.

Foto da Unsplash di Francesca Noemi Marconi

I palestinesi, d’altra parte, non hanno un vero interlocutore che li supporti attivamente sulla scena internazionale, e ciò rafforza un circolo vizioso di tensioni e conflitti, sfociati nell’assalto terroristico del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas e il successivo genocidio operato da parte di Israele ai danni della popolazione palestinese che vive nella Striscia di Gaza. Nelle ultime settimane, inoltre, il conflitto si è allargato pericolosamente all’Iran e al Libano e ormai il Medio Oriente non è altro che una polveriera caotica, la cui pace non è mai sembrata così lontana come ora.

Forse, però, non è ancora troppo tardi per il riconoscimento della Palestina da parte di tutti gli Stati europei e degli Stati Uniti, un riconoscimento che avrebbe il merito di cambiare, almeno in parte, questo (dis)equilibrio. Il tentativo è indispensabile e comunque si tratta di un processo a cui prima o poi si dovrà comunque arrivare. Creare un quadro internazionale in cui la Palestina viene riconosciuta come Stato sovrano, infatti, aumenterebbe la pressione su Israele per rispettare i confini stabiliti nel 1967 e potrebbe porre le basi per avviare un processo di pace più equo.

Una vergogna per le democrazie occidentali

Nonostante le dichiarazioni di sostegno a una “soluzione dei due Stati”, la maggior parte dei Paesi occidentali non ha ancora compiuto il passo del riconoscimento ufficiale dello Stato palestinese. Solo tre Paesi europei dell’ovest hanno finora riconosciuto la Palestina. La Svezia è stato il primo Paese dell’Europa occidentale a compiere questo passo, nel 2014, seguita da Spagna e Norvegia. Tuttavia, le altre principali nazioni europee rimangono silenziose o si nascondono dietro una diplomazia prudente e ambigua, affermando che il riconoscimento dovrebbe avvenire solo come parte di un accordo di pace negoziato.

Questa posizione è profondamente problematica. Mentre da una parte i Paesi occidentali continuano a fare appelli per la pace e i diritti umani in Medio Oriente, dall’altra continuano a rifiutarsi di riconoscere ufficialmente una delle parti coinvolte nel conflitto, indebolendo la legittimità della loro stessa voce. Come possono le democrazie occidentali sostenere un dialogo di pace equo e bilanciato quando non riconoscono formalmente l’esistenza di uno degli interlocutori principali? Questo atteggiamento non solo mina la posizione dei Palestinesi, ma rafforza l’impunità israeliana nel continuare l’occupazione dei territori palestinesi e soprattutto la carneficina che ha messo in atto da un anno a questa parte.

In Europa le principali potenze continuano a ritardare il riconoscimento della Palestina e questo approccio ha creato un vero e proprio vuoto diplomatico, lasciando carta bianca alle politiche di espansione israeliane nei territori occupati.

In verde gli Stati, nel mondo, che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina

Il ruolo degli Stati Uniti e la politica a “doppio standard”

Gli Stati Uniti hanno tradizionalmente giocato un ruolo centrale nella politica mediorientale e, fino a tempi recenti, sono stati visti come il mediatore principale nel conflitto israelo-palestinese. Tuttavia, sotto diverse amministrazioni, da quella di George W. Bush fino a Donald Trump, la posizione degli Stati Uniti si è gradualmente spostata a favore di Israele. L’amministrazione Trump, in particolare, ha infranto il tradizionale ruolo di mediatore, riconoscendo Gerusalemme come capitale di Israele nel 2017 e trasferendo lì l’ambasciata statunitense. Queste mosse sono state viste come un chiaro segnale di appoggio incondizionato a Israele, mentre la Palestina è stata lasciata sempre più isolata.

Anche sotto l’amministrazione Biden, nonostante un atteggiamento apparentemente più equilibrato, non ci sono stati segnali concreti di un cambio di rotta. Gli Stati Uniti continuano a rifiutare di riconoscere formalmente lo Stato palestinese, sostenendo che ciò dovrebbe avvenire solo come parte di un accordo di pace negoziato. Una politica a doppio standard che ha avuto come unico effetto quello di legittimare la continua espansione degli insediamenti israeliani, ostacolando qualsiasi serio progresso verso la pace.

Il riconoscimento della Palestina da parte degli Stati Uniti sarebbe un passo cruciale per sbloccare la situazione. Gli Stati Uniti, in quanto alleato chiave di Israele, hanno la leva necessaria per influenzare le politiche israeliane, ma finché continueranno a non riconoscere la Palestina, continueranno a perpetuare l’asimmetria di potere tra le due parti.

Gerusalemme. Foto da Unsplash di Cristina Gottardi

La pace in Medio Oriente non potrà mai essere raggiunta senza il riconoscimento dello Stato palestinese. I Paesi occidentali, in particolare quelli europei, devono prendere una posizione coraggiosa. Non basta parlare di diritti umani e di pace senza agire in modo coerente. Il riconoscimento della Palestina è l’unica via percorribile per restituire dignità a un popolo che da decenni vive sotto occupazione, e per creare le condizioni per una pace giusta e duratura. È tempo che le democrazie occidentali smettano di essere spettatori e diventino protagoniste del cambiamento in Medio Oriente.

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