Negli ultimi decenni, l’Italia sta vivendo una crisi demografica senza precedenti, con un tasso di natalità tra i più bassi d’Europa e una popolazione che invecchia rapidamente. Al contrario, l’Argentina, sebbene non esente da sfide demografiche, mantiene un tasso di natalità relativamente più alto, aiutato da una politica migratoria inclusiva che incoraggia l’integrazione degli immigrati e offre un percorso semplice per l’acquisizione della cittadinanza.

Il crollo della natalità in Italia

L’Italia è uno dei Paesi europei maggiormente colpiti dal declino demografico. Secondo i dati ISTAT del 2022, il tasso di natalità in Italia si attesta intorno a 1,24 figli per donna, ben al di sotto del 2,1 necessario per garantire il ricambio generazionale. Questo ha portato a una popolazione sempre più anziana: l’età mediana in Italia è di circa 47 anni, una delle più alte al mondo. La combinazione di bassa natalità e aumento dell’aspettativa di vita ha creato un forte squilibrio tra giovani e anziani, con un impatto diretto sul sistema previdenziale e sulla forza lavoro.

Le ragioni di questo crollo demografico sono molteplici: difficoltà economiche, mancanza di politiche a sostegno delle famiglie, carenza di servizi per l’infanzia e un generale cambiamento nei modelli sociali e culturali. Molti giovani italiani posticipano o rinunciano alla creazione di una famiglia, scoraggiati dalle incertezze economiche e dalla precarietà lavorativa.

Argentina: un tasso di natalità più stabile grazie a politiche migratorie inclusive

Al contrario, l’Argentina presenta un quadro demografico più stabile, sebbene anch’essa abbia visto una graduale riduzione del tasso di natalità negli ultimi decenni. Attualmente, il Paese registra un tasso di natalità di circa 2,2 figli per donna, vicino al livello di sostituzione della popolazione. Questo è dovuto non solo a fattori culturali, ma anche a un approccio migratorio aperto e inclusivo.

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L’Argentina è stata tradizionalmente una terra di immigrazione. Dalla fine del XIX secolo fino alla metà del XX secolo, il Paese ha accolto milioni di immigrati europei, molti dei quali italiani. Questa ondata migratoria ha contribuito a plasmare la cultura argentina e a rafforzare il suo tessuto demografico. Inoltre, l’Argentina ha mantenuto una politica di cittadinanza particolarmente generosa, che facilita l’integrazione degli immigrati e consente loro di acquisire la cittadinanza dopo soli due anni di residenza legale (o un anno in determinate circostanze, come nel caso di matrimonio con un cittadino argentino).

Flussi migratori storici tra Italia e Argentina

La storia migratoria tra Italia e Argentina è ricca e profonda. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, milioni di italiani emigrarono verso l’Argentina in cerca di opportunità economiche. La cosiddetta “grande emigrazione” italiana verso il Sud America fu alimentata dalla povertà e dalle difficoltà economiche nelle regioni rurali italiane, mentre l’Argentina offriva terre fertili e la possibilità di costruire una vita migliore. Si stima che circa 2 milioni di italiani siano emigrati in Argentina tra il 1880 e il 1920, tanto che oggi una grande percentuale della popolazione argentina ha origini italiane.

Questi flussi migratori hanno rafforzato i legami culturali e sociali tra i due Paesi. Gli italiani emigrati in Argentina non solo hanno contribuito alla crescita economica del Paese, ma hanno anche portato con sé la loro cultura, le loro tradizioni e la loro lingua, creando una solida base di scambi umani tra le due nazioni.

Un confronto tra i sistemi di cittadinanza: l’Argentina come modello per l’Italia?

Uno degli aspetti che ha reso l’Argentina attraente per gli immigrati, ieri come oggi, è il suo sistema di concessione della cittadinanza. Il sistema argentino si basa su due principi fondamentali: lo Ius Soli, secondo cui chiunque nasca sul suolo argentino è automaticamente cittadino, e lo Ius Sanguinis, che garantisce la cittadinanza ai figli di argentini nati all’estero. Inoltre, il processo di naturalizzazione è relativamente semplice e veloce: gli immigrati possono ottenere la cittadinanza dopo soli due anni di residenza legale, senza la necessità di rinunciare alla propria cittadinanza d’origine, dato che l’Argentina consente la doppia cittadinanza.

In Italia, invece, il sistema di acquisizione della cittadinanza è molto più complesso e restrittivo. Lo Ius Sanguinis è il principio prevalente, il che significa che la cittadinanza si trasmette principalmente per discendenza. Lo Ius Soli è applicato solo in casi limitati, come per i figli di stranieri nati in Italia che possono richiedere la cittadinanza al compimento dei 18 anni, ma solo se hanno risieduto ininterrottamente nel Paese. Per quanto riguarda la naturalizzazione, essa richiede un periodo di residenza legale di almeno 10 anni per i cittadini extracomunitari, con iter burocratici lunghi e complessi.

Se l’Italia adottasse un sistema di cittadinanza più simile a quello argentino, potrebbe affrontare in modo più efficace la crisi demografica e le sfide legate all’invecchiamento della popolazione. Facilitare l’acquisizione della cittadinanza per gli immigrati potrebbe incoraggiare una maggiore integrazione, attrarre nuovi residenti e contribuire al rilancio del tasso di natalità.

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I benefici di una riforma del sistema di cittadinanza in Italia

L’adozione di un sistema di cittadinanza più inclusivo, simile a quello argentino, potrebbe offrire numerosi vantaggi all’Italia. Innanzitutto, favorirebbe una maggiore integrazione degli immigrati già presenti nel Paese, molti dei quali vivono in Italia da anni ma faticano ad acquisire la cittadinanza a causa dei rigidi requisiti legali. Questa maggiore integrazione potrebbe tradursi in un aumento della partecipazione economica (già in atto)  e sociale, con effetti positivi sul mercato del lavoro e sul sistema previdenziale, oggi sotto pressione a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Inoltre, un sistema più aperto e meno burocratico potrebbe attirare nuovi immigrati, specialmente giovani e famiglie, che potrebbero contribuire ad aumentare il tasso di natalità. L’Italia potrebbe sfruttare l’opportunità di diventare una destinazione attraente per migranti altamente qualificati, ma anche per rifugiati e richiedenti asilo, garantendo loro un percorso chiaro e rapido per l’integrazione e la cittadinanza.

Un altro aspetto positivo di una riforma in senso argentino sarebbe la promozione della doppia cittadinanza, che permetterebbe agli immigrati di mantenere i legami con il Paese d’origine senza dover rinunciare alla propria identità. Questa apertura aiuterebbe a costruire una società più multiculturale e inclusiva, riducendo il rischio di emarginazione e conflitti sociali.

L’attuale sistema di cittadinanza in Argentina

L’evoluzione delle leggi sulla cittadinanza argentina dal 1900 a oggi ha seguito un percorso che riflette le trasformazioni sociali, economiche e politiche del Paese. All’inizio del XX secolo, l’Argentina, desiderosa di popolare il suo vasto territorio, adottò politiche migratorie aperte. Le prime leggi di cittadinanza erano basate sui principi dello Ius Soli e Ius Sanguinis, garantendo automaticamente la cittadinanza ai nati sul suolo argentino e ai discendenti di cittadini argentini nati all’estero. Questo sistema facilitava l’integrazione di milioni di immigrati, principalmente dall’Europa.

Durante il periodo peronista degli anni ‘40, l’acquisizione della cittadinanza divenne più accessibile, sostenendo l’inclusione sociale degli immigrati, visti come forza vitale della nazione. Tuttavia, durante la dittatura militare di Videla (1976-1983), le politiche migratorie divennero più restrittive, con controlli rigidi sulla naturalizzazione e revoche di cittadinanza per sospetti oppositori politici.

Con il ritorno alla democrazia nel 1983, l’Argentina riaffermò i diritti civili, facilitando nuovamente l’integrazione degli immigrati. La riforma costituzionale del 1994 consolidò i principi di inclusione. Infine, la Legge 25.871 del 2004, sotto Néstor Kirchner, ridusse la burocrazia e promosse l’inclusione degli immigrati, stabilendo un approccio basato sui diritti umani.

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Oggi, l’Argentina mantiene una politica di cittadinanza aperta e inclusiva, con leggi che facilitano l’integrazione degli immigrati e promuovono il rispetto dei diritti umani. Lo Ius Soli rimane il principio fondamentale per l’acquisizione della cittadinanza: chiunque nasca in Argentina è cittadino argentino.

Parallelamente, lo Ius Sanguinis permette ai figli di cittadini argentini, nati all’estero, di ottenere la cittadinanza in modo semplice. La naturalizzazione è possibile per chi risiede legalmente nel Paese da almeno due anni, un termine che può essere ridotto a un anno per chi è sposato con un cittadino argentino o ha figli argentini.

L’Argentina consente la doppia cittadinanza, il che significa che non è necessario rinunciare alla cittadinanza di origine per diventare cittadini argentini. Questa apertura facilita l’integrazione degli immigrati e favorisce la costruzione di una società più inclusiva, basata sulla diversità culturale e sul rispetto dei diritti.

L’Italia non deve essere un Paese per vecchi

Oggi l’Italia affronta una sfida demografica senza precedenti: il crollo della natalità e l’invecchiamento della popolazione stanno mettendo a rischio il futuro stesso di questa nazione ricca di storia e cultura. Ma l’Italia non può e non deve diventare un Paese per soli anziani.

Guardando all’esperienza dell’Argentina, un Paese che ha sempre abbracciato gli immigrati, si intravede una strada possibile. L’Italia potrebbe trarre ispirazione da un modello di cittadinanza più inclusivo e meno burocratico, come quello argentino. Accogliere giovani famiglie e lavoratori, semplificare i percorsi di integrazione, offrire a chi viene qui l’opportunità di contribuire e sentirsi parte di questa grande comunità: tutto ciò non solo potrebbe arginare il declino demografico, ma anche garantire nuova vitalità economica e sociale.

L’Italia ha il potenziale per tornare a essere un faro di speranza per tanti. Non possiamo permettere che si spenga; dobbiamo fare in modo che resti un luogo vivo, pieno di opportunità, dove nuove generazioni possano partecipare politicamente, crescere, amare e costruire il proprio futuro.

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