Il nuovo album Deep Dark Blue segna un cambiamento radicale nello stile e nelle sonorità di R.Y.F., alias di Francesca Morello, musicista veneta che risiede a Ravenna. L’acronimo R.Y.F. sta per Restless Yellow Flowers, ispirato ai fiori inquieti presenti nel romanzo Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov. Questa scelta di nome riflette l’animo irrequieto e sperimentale dell’artista, la cui carriera musicale è stata un viaggio in continua evoluzione, costellato da una ricerca incessante di nuove forme di espressione e identità.

Ogni progetto di R.Y.F. è stato un capitolo diverso di questa esplorazione, e Deep Dark Blue ne rappresenta il culmine, un’opera che mescola influenze e suoni in modi imprevedibili, mantenendo sempre al centro una sensibilità artistica profondamente personale.

L’album precedente, Everything Burns, pubblicato sotto l’etichetta Bronson Recordings, aveva già mostrato una decisa evoluzione dell’artista, mescolando post-punk, sonorità dance, sintetizzatori e drum machine per creare un mondo in cui, come afferma R.Y.F., «la normalità è noiosa» e la celebrazione queer prende finalmente il centro della scena. Questa esplosione di suoni elettronici e ritmi pulsanti rifletteva non solo un cambiamento musicale, ma anche un messaggio chiaro e potente: l’urgenza di esprimere la propria identità senza compromessi, abbattendo i muri delle aspettative sociali e culturali.

La copertina del nuovo album di R.Y.F., “Deep Dark Blue”

Con Deep Dark Blue, R.Y.F. continua su questa strada, ma la sua musica assume una profondità maggiore, sia dal punto di vista sonoro che tematico. Il disco è nato dall’uso di strumenti analogici e software digitali, ed è stato affinato grazie alla collaborazione con Maurizio “Icio” Baggio (che ha lavorato anche con The Soft Moon e Boy Harsher), che ha curato la produzione, il mixaggio e la masterizzazione nello studio La Distilleria di Bassano del Grappa.

La produzione di Baggio ha aggiunto una raffinatezza tecnica al suono di R.Y.F., permettendo all’artista di esplorare una gamma più ampia di sfumature sonore, mantenendo però un’impronta chiaramente personale.

In occasione del concerto di R.Y.F. al Holy Festival a Forte Sofia, venerdì 20 settembre, abbiamo avuto il piacere di incontrare Francesca Morello e discutere con lei del suo percorso artistico, delle influenze e della sua evoluzione musicale. Ecco cosa ci ha raccontato.

Qual è stato il suo percorso artistico e da dove è iniziato?

«Mi sono avvicinata alla musica quando avevo circa quindici anni. È stato un momento rivelatore per me, uno di quelli che cambiano completamente la direzione della tua vita. Ero in una vacanza studio all’estero, e tra le attività proposte c’era un corso di chitarra. Tornata a casa, mi è stata regalata una chitarra e da lì è iniziato tutto. Ho cominciato a suonare da autodidatta, imparando accordi base e cercando di riprodurre le canzoni che ascoltavo in quel periodo. La scena grunge e punk mi ha influenzato molto, artisti come Nirvana, Stone Temple Pilots e Pearl Jam erano un punto di riferimento. Poi sono passata all’hardcore, che mi ha permesso di scoprire un mondo musicale ancora più intenso».

«Il mio primo vero concerto è stato a 17 anni, e ricordo che ero emozionata! Suonavo a scuola durante un evento per celebrare l’8 marzo, e mi sentivo veramente felice. Ma quella sensazione, quel misto di paura e adrenalina, mi ha fatto capire che la musica era la mia strada. Crescendo a Montagnana, un piccolo paese in provincia di Padova, non è stato facile esprimere la mia identità; ero una ragazzina timida. La musica è stata la mia valvola di sfogo, il mezzo attraverso il quale potevo esprimermi liberamente».

«Nel 2012 ho creato il progetto R.Y.F. – inizialmente comprendeva solo chitarra e voce. Poi, con l’uscita di Everything Burns nel 2021, la mia svolta verso l’elettronica ha segnato un cambiamento essenziale nel mio percorso».

Ormai R.Y.F. è al quarto album. Questo è un lavoro maturo, denso, con sonorità e temi riconoscibili. Sente di aver trovato un suo linguaggio?

«Credo che il linguaggio di un’artista sia qualcosa in continua evoluzione. Personalmente, mi piace pensare che la sperimentazione faccia parte del mio DNA musicale. L’aspetto più divertente di creare musica, per me, è proprio quello di non ripetermi mai. C’è sempre una nuova direzione da esplorare, un nuovo suono da sperimentare. In passato mi è capitato anche di dedicarmi al disegno e alla pittura, proprio per avere la possibilità di esprimermi in modi diversi, nuovi. Mi piace l’idea di creare qualcosa che non esisteva prima, di trasformare le emozioni in qualcosa di tangibile».

«Quando approccio un nuovo progetto, non ho mai aspettative precise. C’è solo questa necessità interiore di creare, di dare voce a ciò che sento dentro. È come un viaggio continuo, un percorso che non ha una destinazione fissa. Non mi sento mai “arrivata” da qualche parte, e probabilmente sarà sempre così. La bellezza dell’arte è proprio questa: puoi continuare a evolverti, a cambiare, a reinventarti. Però, guardando indietro, posso dire che il mio percorso è stato piuttosto lineare. C’è una coerenza in tutto quello che ho fatto, anche se i suoni cambiano e le influenze si ampliano, il mio modo di scrivere rimane ancorato a una tradizione cantautorale. Anche quando passo dall’acustico all’elettronico, la struttura delle mie canzoni ha sempre una forte componente narrativa, un filo conduttore che le lega tutte insieme».

R.Y.F. è attiva in tutta Europa già da tempo e vanta numerose collaborazioni, alcune internazionali come quella con Skin, cantante e icona di Skunk Anansie. Considerando questa intensa attività live che la porta dovunque, c’è un posto in cui si sente a casa?

«Casa per me non è tanto un luogo fisico, ma piuttosto una sensazione. È legata alle persone, agli incontri, alle connessioni che creo lungo il mio percorso. Suonare in tutta Europa mi ha dato la possibilità di conoscere persone incredibili, di stringere amicizie che vanno oltre le barriere geografiche. Ho amici in tante altre città che amo. Ogni volta che torno in uno di questi luoghi, mi sento a casa, perché so che lì c’è qualcuno con cui condividere un momento speciale. Attualmente abito in Romagna e mi sento bene. È un posto dove posso trovare ispirazione, anche se, ovviamente, le città non rimangono mai uguali a se stesse. Cambiano, si evolvono, e a volte le ritrovi diverse dai ricordi che avevi di loro».

«Bruxelles e Berlino hanno un posto speciale nel mio cuore. Ci ho suonato e ho incontrato comunità molto forti e vivaci, che mi fanno sentire a mio agio. Questi posti hanno una carica energetica che mi stimola creativamente. Quando sei in viaggio, alla fine, casa diventa dove trovi queste connessioni umane».

L’anno scorso abbiamo incontrato R.Y.F. al Festival del Paratodos a Verona e l’abbiamo ascoltata in solo, con chitarra e basi. Ha intenzione di proseguire i live con questo tipo di allestimento o si farà accompagnare da una band in futuro?

«Per ora mi sento bene così, con il mio setup da solista. Mi piace molto avere il controllo di quello che faccio sul palco, potermi muovere con libertà e flessibilità. Ho trovato un equilibrio tra l’uso della chitarra e le basi elettroniche, che mi permette di esprimermi al meglio, di creare un’atmosfera intima e potente allo stesso tempo.

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