Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è noto come persona prudente, equilibrata, che nelle sue esternazioni soppesa accuratamente le parole. Per questo motivo, alcuni suoi passaggi al recente Forum di Cernobbio assumono un significato che va oltre la normale oratoria.

Peccato che le sue parole abbiano avuto scarso risalto sui principali media. Nel suo discorso invece ci sono almeno tre considerazioni che meritano di essere richiamate ed approfondite.

Il primo punto riguarda il percorso segnato dall’adesione al Trattato di Maastricht che negli anni Ottanta e Novanta aveva condotto verso la moneta unica. Testualmente dal discorso del Presidente: “I problemi da affrontare erano tali che quella decisione passò sostanzialmente senza che il dibattito in argomento assumesse toni accesi.” In modo elegante e sfumato, Mattarella ha riconosciuto che le conseguenze economiche e finanziarie per l’Italia, riguardo l’adesione ai Trattati, non furono discusse in modo chiaro e consapevole.

Di fatto i cittadini italiani marciarono baldanzosamente verso l’euro, all’oscuro dei vincoli che sarebbero stati imposti, senza una piena coscienza delle conseguenze, positive e negative, che la moneta unica avrebbe comportato.

Il vero vincolo esterno è il debito pubblico

Il secondo punto riguarda il cosiddetto vincolo esterno, rappresentato non tanto dalle regole di Maastricht, quanto invece dal debito pubblico particolarmente pesante per paesi come l’Italia ma non solo. Al riguardo Mattarella ricorda che “il tema non è puramente finanziario, bensì costituisce una grande questione civile, sociale e persino democratica, intersecando questioni come quelle della libertà economica e dell’eguaglianza dei cittadini”. Giustamente il Presidente ha affermato che la questione del debito non può essere affrontata nella UE solo sotto l’aspetto tecnico finanziario, ma che riguarda in Europa anche la società civile, la democrazia e la libertà economica.

Sergio Mattarella, foto Presidenza della Repubblica.

Il terzo punto fa riferimento al servizio del debito, cioè agli interessi che l’Italia deve pagare. Qui Mattarella ha denunciato in modo esplicito come l’Italia paghi interessi analoghi a quelli di Germania e Francia sommati insieme, pur avendo tali Paesi, insieme, un debito pari al doppio di quello italiano.

Inoltre il Presidente della Repubblica ha affermato che occorre “dare razionalità a un mercato dei titoli pubblici che trascura temi come il rapporto debito pubblico/ricchezza finanziaria netta delle famiglie.” E per tale motivo non ha esitato a definire opinabili i giudizi dei mercati (società di rating) sull’affidabilità dell’Italia.

Con pochi concetti il Presidente Mattarella ha dato una lezione di storia ed economia a tutta una schiera di saccenti ed arroganti politici e commentatori mainstream, che continuano a parlare dell’Italia come di un Paese sprecone, inaffidabile e che vive al di sopra dei propri mezzi.

Il circolo vizioso fra debito pubblico e interessi

Certo, il debito pubblico italiano é particolarmente elevato, ma è sempre stato onorato dal nostro Paese. Inoltre il Presidente ha ricordato che l’Italia ha una storia trentennale di avanzi primari, con un debito pubblico cresciuto in larga misura proprio a causa degli interessi.

Un servizio del debito elevato, sottrae risorse destinate alla crescita economica del Paese. La minore crescita peggiora il rapporto debito/PIL e di conseguenza i mercati pretendono tassi di interesse più elevati, in un circolo vizioso dal quale è sempre più difficile uscire.

Con i suoi toni cortesi e sommessi il Presidente Mattarella ha lanciato un monito preciso all’Unione Europea ed alla Banca Centrale, affinché si avvii un percorso verso una gestione più coordinata delle politiche economiche e monetarie, oltre che più attente al benessere sociale dei cittadini europei.

Difficilmente verrà ascoltato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA