«Addio alla leggerezza che il vento porta al mare», è una frase cantata durante il funerale di Ero, la donna ingiustamente accusata di essere fedele al futuro marito in Molto rumore per nulla, classico di William Shakespeare diretto da Veronica Cruciani.

La commedia infatti, presentata in prima nazionale al Teatro Romano il 25 e 26 luglio e con protagonisti Lodo Guenzi e Sara Putignano nelle parti di Benedetto e Beatrice, si presenta come pop e leggera ma nasconde messaggi pesanti. A completare il cast, Paolo Mazzarelli, Francesco Migliaccio, Marco Quaglia, Romina Colbasso, Lorenzo Parrotto, Davide Falbo, Marta Malvestiti, Andrea Monno e Gianluca Pantaleo.

La storia è incorniciata da una scenografia semplice e luminosa, con roseti, tende e poltrone che vengono spostati e usati come nascondiglio o altare da matrimonio, il tutto accompagnato da luci e ombre a ricordare il gioco delle parti.

L’ambientazione infatti, ricorda un pop altolocato e creativo con colori sgargianti e costumi di epoche diverse: dall’antica Roma agli anni Cinquanta, dalla Spagna di Zorro al funky anni Settanta, fino a t-shirt e scarpe All Star. Unendo antichità e tradizione la regista vuole probabilmente rendere universale il messaggio di Shakespeare che fa pensare a un clima festaiolo sorrentiniano.

Una foto di scena di “Molto rumore per nulla” diretto da Veronica Cruciani.

Conflitto uomini e donne tra ironia e stoccate

«Ero è una giovane donna che il giorno del suo matrimonio verrà violentemente insultata e ingiustamente accusata di aver tradito il suo futuro marito. Questo accade perché c’è una disparità di potere in una società dove le donne e gli uomini vengono trattate in maniera molto diversa» dice Cruciani, fornendo una chiave di lettura ben precisa. Nella commedia di Shakespeare il conflitto tra maschile e femminile è protagonista, in un mondo di accuse e sotterfugi nel quale non sono mai le donne a potersi fare giustizia da sole.

Il principe Don Pedro arriva a Messina con i suoi soldati Claudio e Benedetto e viene accolto da Leonato e Antonia, governatore e moglie, che presentano la bella figlia Ero e la bisbetica cugina Beatrice. Il cantante de Lo Stato Sociale recita la parte di Benedetto, il soldato-giullare del principe, un uomo di un’allegria e ironia contagiose che rifiuta l’innamoramento, come anche la sua futura innamorata Beatrice.

Entrambi infatti, cinici e disillusi, con battute e molto rumore rendono nulla ogni storia d’amore. A completare la compagnia c’è la domestica Margherita e i poliziotti che vengono rappresentati come macchiette locali, con accenti forti e vestiti da Sturmtruppen.

Un iniquo gioco delle parti

Claudio si innamora subito di Ero, ma il re meschino Giovanni (in una splendida interpretazione da parte di Marco Quaglia del cattivo pazzoide) decide di ostacolare il matrimonio inscenando un finto rapporto prematrimoniale della giovane, facendola così accusare durante il matrimonio dallo stesso Claudio. Il gioco delle parti, fatto di discorsi origliati e biglietti d’amore, intreccia una storia di vero e falso che mette alla prova i personaggi, risaltando il valore della fiducia e della forza d’animo del singolo nella società, che deve farsi valere al di là dell’opinione comune.

Ma Ero non è l’unica a essere trattata con disparità: anche la cugina Beatrice, che si distacca dal ruolo di giovane in cerca di marito, è forte e ironica e fuori dagli schemi e per questo colpita dal giudizio. Alle accuse mosse dal principe e Claudio commenta:

«che bella rappresentazione principesca, se fossi un uomo me ne occuperei. Non potendo vivere da uomo come desidero morirò di dolore da donna»,

esplicitando il ruolo tarpato del genere femminile. Il personaggio, interpretato con maestria da Sara Putignano, non lascia spazio a dubbi tra linguaggio e imbeccate sulla forza d’animo della donna.

L’amore è una cosa seria

Persino Benedetto, che inizialmente battibecca con Beatrice volentieri, si accorge grazie ai suoi compagni della risolutezza di Beatrice e si innamora dedicandole canzoni e versi. Il soldato-giullare, definito da Don Pedro «dalla sommità della testa alla pianta del piede tutta allegria», scopre la serietà dell’amore e cambia personalità a metà spettacolo, evolvendo da giovane acerbo scapestrato a maturo e dedito poeta.

Una foto di scena di “Molto rumore per nulla” diretto da Veronica Cruciani.

Lodo Guenzi, che è stato interprete musicale di una generazione cinica, commenta: «A 38 anni mi rivedo nell’età dei protagonisti: non sanno dire “ti amo”, e questa è una delle questioni della mia generazione. La prospettiva di avere figli e famiglia mi sembra lontanissima. L’incapacità di mettersi in gioco in amore viene dal non aver capito chi sei». Il cantante porta inoltre due sue canzoni ben incastrate nella storia.

Shakespeare sempre contemporaneo

Con una compagnia degna di nota e un’ambientazione fresca e dinamica, l’interpretazione della commedia del Cinquecento si incastra perfettamente nei dubbi quotidiani. Le ingiustizie ancora vive nei confronti delle donne, l’incomunicabilità tra mondo maschile e mondo femminile, la mancanza di serietà nel gestire i sentimenti altrui e i propri, sono realtà più che attuali.

Nella seconda serata al Teatro Romano la regista Veronica Cruciani si merita un lungo applauso dal palco che termina solo per gentile concessione di Guenzi. Un debutto che promette un ottimo tour nei prossimi mesi.

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