Quando ci sentiamo ansiosi, depressi o abbiamo paure apparentemente inspiegabili, il primo pensiero è spesso quello di cercare di eliminare questi sintomi il più presto possibile. Molte persone, infatti, cercano inizialmente un sostegno psicologico con l’aspettativa di eliminare tutte queste sensazioni sgradevoli che interferiscono con il loro benessere. A prima vista, questa è una reazione comprensibile. Ma cosa succederebbe se invece di combatterli ritenendoli indesiderati intrusi, provassimo a capire cosa i sintomi ci stanno dicendo?

Questo è un approccio suggerito da Carl Gustav Jung che, contrariamente alla visione tradizionale che vede i sintomi psicologici come elementi da eliminare o sopprimere, propone un’interpretazione più profonda e significativa. Egli suggerisce, infatti, che non si tratta di semplici disturbi da debellare, ma messaggeri che portano importanti informazioni sull’individuo.

Una simile asserzione può sembrare controintuiva, soprattutto in una cultura che traspone il modello medico di malattia anche alla sofferenza psichica, ritenendola qualcosa di indesiderato e nocivo che deve essere eliminata al può presto con le tecniche più sofisticate. Eppure, per quanto sgradevole, anche il dolore fisico ha una sua importanza come campanello di allarme che segnala la presenza di un rischio per l’organismo. Analogamente, anche i sintomi e la sofferenza psichica possono essere il modo nel quale la mente ci mette in guardia che un equilibrio nella nostra vita si è incrinato. Non ascoltare il sintomo, zittendolo ed eliminandolo, significherebbe quindi non prestare orecchio a un monito molto importare della nostra interiorità.

Pensiamo agli attacchi di panico che si manifestano in tutta la loro soffocante e tremenda angoscia mortifera. Apparentemente non si ravvede nulla di positivo in essi, eppure, come sostiene Hillman nel Saggio su Pan, rappresentano anche il tentativo disperato della nostra psiche inconscia di farsi sentire e dirci che, forse, ciò che stiamo facendo non va bene.

Un esempio sono gli attacchi di panico che compaiono all’interno di relazioni alle quali rimaniamo attaccati seppur ciò causi una grave sofferenza; o quando si ostiniamo a voler eccellere in ambiti di vita che non sentiamo veramente appartenerci o che perseguiamo per soddisfare richieste non nostre. In questi casi, molte persone si rivolgono a uno psicologo per eliminare gli attacchi di panico per poter continuare nella relazione che li fa soffrire o nel lavoro che non li gratifica etc. Più salutare sarebbe invece accogliere i sintomi, dialogarci, e riscoprirsi sotto una nuova consapevolezza che ci permette di vedere la nostra vita con occhi diversi e, magari, trovare la forza per cambiare.

Comunicare con i sintomi psicologici non è facile perché spesso ci parlano in un linguaggio particolare fatto di simboli e immagini. Possono sembrare senza senso, ma in realtà ci stanno raccontando una storia. Ad esempio, se ci sentiamo molto ansiosi, questo potrebbe essere un modo in cui il nostro inconscio ci dice che abbiamo paura di qualcosa nella nostra vita. Una fobia, come la paura irrazionale di qualcosa, potrebbe essere legata a un’esperienza passata che non abbiamo mai davvero affrontato.

Ognuno di noi ha un potenziale unico da realizzare. Questo processo di crescita e scoperta di sé è fondamentale per vivere una vita appagante. I sintomi psicologici possono indicarci che è arrivato il momento di cambiare qualcosa nella nostra vita e anziché vederli solo come problemi, possiamo considerarli come opportunità per conoscerci meglio e crescere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA