“Kinds of Kindness”: anestesia del cinema
Il nuovo film di Yorgos Lanthimos segna il ritorno alle origini del regista greco, finendo però intrappolato nella trappola del presente.
Il nuovo film di Yorgos Lanthimos segna il ritorno alle origini del regista greco, finendo però intrappolato nella trappola del presente.
Ecco il ritorno del figliol prodigo: Yorgos Lanthimos ha scritto Kinds of Kindness con Efthymis Filippou, storico collaboratore dei primi lavori del regista greco. I fan della prima ora saranno contenti (forse) mentre chi aveva apprezzato Povere creature! rimarrà deluso (forse).
Non è certamente un film per cavalcare l’onda del successo quello presentato all’ultimo Festival di Cannes nonostante il cast (Emma Stone, Willem Dafoe, Jesse Plemons) e il trailer (Sweet dreams come colonna sonora) facessero presumere il contrario. Eppure Kinds of Kindness sembra costruito per intercettare sia il gusto degli amanti di Dogtooth sia dell’ultimo exploit hollywoodiano. Andiamo con ordine.
Tre episodi di poco meno di un’ora ciascuno raccontano disagi e drammi del presente, collegandosi l’un l’altro attraverso il sentimento-condotta dell’amore che sfocia nella repressione, ossessione e culto tossico della personalità. Il primo – il più riuscito – vede un novello Patrick Bateman pronto a obbedire a ogni richiesta del proprio capo; il secondo ha come protagonista un poliziotto che non crede al ritorno della propria moglie dopo che lei era scomparsa su un’isola; il terzo segue, infine, la ricerca di una persona che potrebbe riportare in vita i morti da parte di due personaggi appartenenti a una setta. La tragedia in ogni episodio è dietro l’angolo, la si percepisce nella costruzione delle inquadrature – si ritorna ai lenti carelli de Il sacrificio del cervo sacro mentre si abbandona il tono giocoso dei grandangoli di Povere creature! – e nell’uso insistito della colonna sonora nei momenti chiave, così come è chiara l’antifona sulla nostra società.
Ciò che invece manca in Kinds of Kindness è banalmente il cinema. Sì, perché questo film ha il sapore di un’operazione chirurgica tanto precisa quanto glaciale nel suo scopo. Ovviamente non parlo del primato delle emozioni – chi l’ha detto che un film deve emozionare? – ma di libertà dello sguardo. Ogni momento di Kinds of Kindness sembra essere costruito per provocare una reazione. Una sorta di laboratorio nel quale il regista greco compone – come il God di Povere Creature! – la sua opera per soddisfare sia chi si aspetta di soffrire e chi di ridere delle situazioni grottesche messe in scena. Perciò dopo il primo episodio pienamente riuscito ecco che il film inizia a ripetere la formula, si compiace della disumanità messa in scena ammiccando però sempre al grande pubblico con scelte pronte a stemperare gli animi: fate caso all’uso del sesso in questo film.
Certamente dietro Kinds of Kindness c’è un lavoro precisissimo di scrittura, ma questo viene vanificato continuamente dalla voglia dello stesso Lanthimos di inseguire un ritorno alle origini del proprio cinema. Come se si trattasse di un uroboro che obnubila la creazione, che si fagocita.
La violenza delle immagini che ne consegue mira allo shock piuttosto che a una riflessione, l’uso del corpo degli attori che in passato si era rivelato decisivo – penso alle autopsie de Il sacrificio del cervo sacro – è sintomatico invece di una natura squisitamente provocatoria ma dopodiché dimenticabile.
Yorgos Lanthimos con Kinds of Kindness ritorna a un cinema anestetizzato, procedendo per meccanismi di sostituzione, rimpiazzando attori e geometrie visive. Ma oltre al cinismo della narrazione per descrivere una classe sociale dominante resta un film che tratta il pubblico come delle marionette: a noi la scelta se farci manovrare o meno in questo gioco.
Regia di Yorgos Lanthimos. Cast: Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley, Hong Chau. Genere Drammatico, – Gran Bretagna, 2024, durata 165 minuti.
Voto: 3/5
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