I luoghi appartengono a chi li “abita”, ovvero a chi ne ha cura e li sente essenziali alla propria identità. In latino “habitare” significa “avere abitualmente”. Nulla a che fare con la proprietà o il possesso: è costruire, difendere, custodire. I veri custodi non esibiscono il loro operato. Li riconosci per la profonda padronanza del territorio nel quale vivono e lavorano, acquisita dapprima attraverso la lezione dei padri, poi con l’osservazione attenta, la dedizione, la fatica: una consapevolezza dei luoghi intagliata nel volto e nelle mani, riflessa nella voce e nello sguardo, scolpita nella memoria e nell’anima.

Questa la sinossi del film “Custodi” che venerdì sera, 12 aprile alle 21.00, verrà proiettato al Cinema Teatro Alcione e che vedrà anche la presenza del regista, Marco Rossitti. L’iniziativa nasce dall’associazione culturale Ri-Ciak e vede la partecipazione del Club Alpino Italino (Sezione di Verona), l’ANPI Verona, l’Associazione di promozione sociale Il Carpino, la media partnership di Heraldo e il sostegno di Narconti.

Selezionata dal 71esimo Trento Film Festival 2023 l’opera di Rossitti ha ricevuto il Premio Dolomiti Patrimonio Mondiale istituito dalla Fondazione Dolomiti UNESCO e dalla SAT Società degli Alpinisti Tridentini al miglior film che documenti la consapevolezza delle comunità rispetto agli eccezionali valori universali riconosciuti da UNESCO e la capacità di una conservazione attiva del territorio.

Questa la motivazione del Premio: “Il film Custodi presenta una carrellata di esperienze in località diverse e dai caratteri fortemente identitari (Valle friulana di Resia, Appennino reggiano, lagune da pesca, Val Venosta, magredi, Dolomiti di Brenta, Dolomiti feltrine, Lessinia veronese). Si tratta di brevi ritratti che sottolineano l’importanza del prendersi cura del territorio, del valore di tradizioni rivitalizzate nel rispetto della memoria (patrimonio), degli equilibri fra uomo e natura: messaggi veicolati dalla Fondazione Dolomiti-Unesco. Anche i testi musicali accompagnano, senza prevaricare, i silenzi dei luoghi”. Il film ha ricevuto anche la menzione speciale come Miglior film sulle Alpi al 29° “Lessinia Film Festival.

Negli anni, incontrando in diverse regioni del Nord Italia Cecilia, Bepo, Egidio, Miriam, Mauro, Konrad, Erika, Gianfranco, Tobia, Xiaolei, Roberto, Matteo, Massimo, il regista ha capito che si può essere custodi sotto le spinte e per le motivazioni più diverse: per istinto, elezione, passione, tradizione, lungimiranza, destino, vocazione, scelta… «Abitare significa costruire un mondo», ha spiegato, parlando del film, lo stesso Rossitti. «L’uomo che vive in un mondo contribuisce a modellarlo. Deve però sempre tenere conto del fatto che non deve distruggere. Il criterio utilizzato è quello di regioni vicina alla mia, il Friuli».

E non a caso, fra le tante storie narrate nel documentario c’è anche quella di Massimo Cerato, custode dei fossili di Bolca che ogni giorno contribuisce – con il suo martelletto – a scoprire, nelle viscere della montagna che ha partorito questa meraviglia. «Lo abbiamo incontrato proprio nel corso di questi servizi, la gente del posto mi ha indicato il suo nome» racconta ancora il regista. «Una famiglia che per sette generazioni ha “pescato” in questa grotta. Un aprirsi di un mondo incredibile. Non credevamo ai nostri occhi. Anche noi, abbiamo cominciato ad aprire con il nostro martelletto, trovando questi pescetti.»

«Sono belle storie, di belle persone, che ti fanno pensare che anche tu puoi essere custode di qualcosa, nel tuo piccolo», spiega Germana Bagattini dell’associazione Ri-Ciak, promotrice dell’iniziativa. «Noi come associazione Ri-Ciak ci sentiamo in fondo custodi non solo del cinema dismesso che cerchiamo di aprire, ma anche dell’area che la circonda e di difenderla dal degrado. Le associazioni che abbiamo coinvolto come il Carpino, che ha dato vita al fondo Alto Borago che ha strappato alla viticultura selvaggia, il CAI, che è custode da sempre dell’amore e del rispetto della montagna, e l’ANPI, che è custode dei valori della Costituzione, siamo quattro associazioni che in qualche modo si sentono anche loro custodi di qualcosa: di luogo, di un valore, di una tradizione. Abbiamo dunque trovato molta assonanza fra la nostra esperienza e quanto viene raccontato in questo film. La prima volta che l’ho visto, l’anno scorso a Bosco Chiesanuova, ho subito pensato che mi sarebbe piaciuto portarlo in città per permettere ai miei concittadini di vedere quest’opera, altrimenti presente solo nei circuiti cinematografici e di festival. Mi sembrava giusto dargli una platea più ampia.»

I veri custodi li riconosci per la profonda padronanza del territorio nel quale vivono e lavorano, acquisita dapprima attraverso la lezione dei padri, poi con l’osservazione attenta, la dedizione, la fatica.

Marco Rossitti

«Per me è stata un’esperienza umana e professionale straordinaria», aggiunge Rossitti. «Da ognuno dei custodi intervistati ho imparato qualcosa. Abbiamo cercato di cogliere gli insegnamenti che queste persone hanno da darci. Non sono esempi facilmente imitabili. Non è facile, in effetti, lasciare un posto fisso per andare a gestire un rifugio in montagna. Da ognuno di loro, però, si può ricavare qualcosa, per cercare anche noi di essere custodi di qualcosa di bello nella nostra vita quotidiana.»

Dopo la proiezione il regista sarà protagonista di un dibattito con il pubblico, moderato dal giornalista Ernesto Kieffer, sulle tematiche proposte nel suo film.  

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