La Rabbia

Il calcio è passione. Così si dice quando è ora di venderlo a caro prezzo sulle pay tv. Su questa passione si lucra, si sputa e ci si arricchisce, eppure rimane lì incrollabile, illusa e ostinata come la fede di un fanatico. 

Il calcio è un business. Così si dice quando si vuole raccontare la panzana delle società e del sistema sostenibile, prima di mettersi il turbante per mendicare e prostituirsi senza dignità a tagliateste arricchiti a cui si permette persino di fischiare Gigi Riva.

La passione e il business possono alimentarsi a vicenda o possono essere forze concorrenti, a deciderlo è la bravura di governa il sistema e di chi guida i club. Il nostro, nello specifico, è guidato da un signore che ha sempre sbandierato come sua attività principale un’azienda del settore dell’abbigliamento, in concordato preventivo da maggio e recentemente assegnata dal tribunale al gruppo Casillo. Il Verona nelle tragiche stagioni del Covid ha messo a bilancio come “Compenso dell’amministratore unico” 3 milioni di euro nella stagione 19/20, e 3,7 milioni nella stagione 20/21. I più grassi della serie A, alla faccia delle vacche magre.

Gli Arcana imperii, le incomprensibili macchinazioni che si svolgono nell’ombra degli uffici fatte di trasferimenti e scatole cinesi, sono una necessità in un mondo del calcio più finanza che pallone. Tutto assolutamente etico e legale fino a prova contraria, semplicemente troppo complicato per essere spiegato a chi non sa nulla di economia aziendale. Comprelo ti el Verona. Almeno fino a che le cose vanno bene.

Poi succede che delle voci sulla cessione del club risvegliano un creditore che non si è ancora rassegnato, e questo signore manda i suoi legali a fare istanza in tribunale per il fallimento di una società che non ha “nulla a che fare col patrimonio del Verona” pur contenendone il 100% delle quote. Setti è tranquillo, ne uscirà pulito e nel frattempo minaccia querele. In piena tranquillità apre il “fuori tutto” di via Olanda e vende quei pochi pezzi pregiati che gli erano rimasti in questa stagione già scarsa di quelle scommesse vinte che hanno fatto la fortuna del Verona e di Setti negli ultimi anni.

Hien, Doig, Ngonge, Djuric, Terracciano, Hongla, persino capitan Faraoni… un bilancio trasferimenti complessivo per la stagione 23/24 che, secondo Transfermarkt, arriva a 79,16 milioni di euro. Una montagna di soldi che non sembra lasciare traccia sulla squadra e sul club. 

Accusato di essere un “barucón” Setti fa pubblicare una finanziaria la cui conseguenza non può essere altro che la conferma del giudizio. Di fronte a chi fa cronaca e racconta il clima attorno al club – ad esempio riportando i comunicati del tifo organizzato – il Verona reagisce lanciando querele e diffide. 

Il panico si sente nel naso. Siamo lo zimbello di tutta Italia, giornali e talk show parlano del Verona come di un caro estinto. Alla fine, come sempre la trovata geniale è della Curva Sud: “Bazar Maurizio Setti, aiutiamolo a far musina”. Univr potrebbe pensare ad uno stage nell’Hellas Army per gli studenti di comunicazione e di marketing.

La pietà

A chi rimane a parlare al pubblico di fronte a questo scempio gestionale non può che andare un grande abbraccio e un incoraggiamento. Baroni, con tutti i suoi limiti e le sue qualità, sta coprendo con la sua non imponente silhouette una casa in fiamme. Giocatori in fuga, cessioni subite, dichiarazioni smentite dai fatti il giorno successivo come accadeva ai terribili tempi di Marroccu. Poco da dire a chi è costretto a lavorare in queste condizioni. Forza mister. 

La speranza

Di fronte a questa situazione infernale, il Verona è vivo. Sembra incredibile ma rispetto all’anno scorso e a quei miseri cinque punti raccolti fino a Natale, il Verona di oggi è vivo e vegeto. Il gioco non sarà quello del Manchester City ma qualche punto di qua o di là l’Hellas lo ha grattato e con un rigorista decente potremmo anche essere ben al di fuori della zona rossa.

Dal punto di vista sportivo il Verona ha l’obbligo di crederci, anche per rispetto al miracolo fatto l’anno scorso. Per questo le svendite fanno ancora più rabbia.

Probabilmente Sogliano in questo momento avrebbe la possibilità ridurre le bollette elettriche di Via Olanda e contribuire alla “musina” se solo gli attaccassero una dinamo alle palle, e invece si trova a dover cercare un’altra infornata di talenti nascosti nel campionato belga o sui campi di allenamento della Liga portoghese.

In questo momento, proprio come un anno fa, solo a San Sean possiamo votarci. Oggi pomeriggio (ore 15 al Bentegodi) c’è il Frosinone e vincere sarebbe più che fondamentale. Si può fare e il Verona ci proverà, sostenuto come sempre dalla passione dei suoi tifosi, prima di girarsi ancora verso la Zai e aspettare il prossimo atto di Maurizio Setti. 

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