Successo pieno per la serata organizzata da La Verona Bene venerdì 5 gennaio sera a Il Giardino di Lugagnano di Sona (Vr). Lo storico locale – in cui sono passi, tra gli altri, artisti del calibro di Dente, Egle Sommacal, Tony Levin, Paul Mastelotto e Richie Kotzen – ha ospitato quattro band veronesi inserite nella decima edizione della compilation creata dall’associazione che propone la musica della zona. Iniziativa meritoria che é stata particolarmente apprezzata in questa occasione.

Hanno aperto gli Attack the sun con il loro crossover rock/metal debitore a quanto fatto dai Linkin Park. E proprio come loro anche i ragazzi di Verona suonano puliti, fin troppo forse per chi apprezza approcci più punk al genere. Le capacità ci sono, le canzoni si fanno seguire e l’apertura é portata a casa. 

Mentre la gente continua ad entrare senza sosta, raggiungendo picchi importanti con il denaro raccolto che sarà donato alla Ronda della Carità, parte il concerto d’esordio dei Mac/Corlevich. Il duo è composto da Corlevich, chitarrista acustico, che accompagna la calda vocalità di Cristiano Mecchi, un presente anche nei Cactus Quillers, attivi nel riproporre brani di Cash e non solo. É la sua voce il quid del progetto, intimista e votato più alla meditazione che all’intrattenimento caciarone. Una prova interessante, totalmente differente rispetto a quella del gruppo precedente. Approcci antitetici, che convivono nel nome della musica veronese.

Riuscita anche la prova dei La Polveriera, altra band che abbiamo potuto apprezzare a Sandrà in apertura a Omar Pedrini. Confermo l’impressione avuta allora: bravi e quadrati. La qualità compositiva si accompagna ad una bravura interpretativa che da lustro a brani che forse non sono così facili da introiettate subito ma che, con il tempo, possono donare qualcosa.

Spicca la prova di Mario Rossi fa Rap. Il ragazzo é davvero bravo, e la band che lo supporta non é da meno. Il risultato é lontano da quello che il mercato mainstream propone oggi, quell’accozzaglia di trap estremamente volgare e fredda, ed é un bene. Le rime sono significative. Non sto parlando di liriche raffinate a là Murubutu, ma di qualcosa di ben più diretto ed efficace. Il singolo “Che gol!” é esplicativo in tal senso, con attacchi diretti eppure mai eccessivi. Cosa che invece si può ascoltare in “La città dell’amore”, critica puntura su Verona. Tutto funziona, la gente sbatte la testa e batte il piede. Francamente non capisco perché non abbia ancora raggiunto un certo successo. 

Aldilà delle singole prove una serata davvero da ricordare. E grazie a Gianprimo Zordan, che continua, con i collaboratori, a gestire uno spazio fondamentale per la Verona più attenta e anche, perché no, utopistica. D’altronde dalle “cantine” molte persone hanno cambiato la storia. Avanti tutta!

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