Una città, una sala civica, un evento informativo. Che cosa potrebbe andare storto? È che l’evento programmato per il 20 di gennaio a Modena, è un anello della catena lunga della PsyOp russa sul territorio italiano.
Questo serpente strusciante e velenoso, già sviscerato dalle ricerche di Massimiliano Di Pasquale e Marta Ottaviani, si snoda fra i circoli Arci e alberghi di provincia, passa dai centri sociali di destra a quelli di sinistra, portando con sé il morbo del Cremlino.
Per fortuna che abbiamo anche l’antidoto: una diaspora ucraina vigile e ben organizzata, che non si rassegna di fronte alla palese ingiustizia. Ci si è accorti subito dell’evento, lanciato dall’Associazione culturale Russia Emilia-Romagna: già la descrizione in russo e la presenza del Console generale russo facevano capire che non sarebbe stato un incontro qualsiasi rivolto alla cittadinanza.

Quando poi si legge: “Città-simbolo [Mariupol, ndr] della rivolta popolare del Donbass contro la giunta di Kiev, città martire dell’occupazione banderista durata 8 anni, affronta ora un veloce processo di ricostruzione sotto l’egida delle Istituzioni della Federazione Russa di cui è divenuta parte integrante.” – si capisce, quale agenda verrà promossa.

La scelta della parola “giunta” in russo richiama la junta cilena, e di sicuro non una qualsiasi giunta comunale, ed è solo uno dei tanti cliché presi in prestito dalla propaganda russa, di cui è infarcita la descrizione dell’evento.

Il martirio di Mariupol

Su una cosa sola di può dare retta a chi l’ha concepito. Mariupol è in effetti una città martire, anche se storicamente la sua indole era del tutto diversa: florida città portuale multietnica, allegra e ricca. Il tormento è iniziato quando nel 2014 i russi hanno fatto i primi tentativi di occuparla. Quando non ci sono riusciti, hanno continuato a bombardare sporadicamente, ma la vita andava avanti, fino al 24 febbraio 2022. Da allora è cominciato il calvario: bombardamenti, accerchiamento, occupazione. Case rase al suolo, con la gente dentro, la resistenza nell’acciaieria Azovstal.

La parte meno nota è quel che accade da quando la città è sotto il dominio russo: sostituzione etnica, persecuzioni dei patrioti, cancellazione dell’identità ucraina, a partire dalla scuola.

La locandina dell’iniziativa del 20 gennaio, organizzata dall’associazione culturale Russia-Emilia Romagna a Modena.

Di questa tragedia ci sono tante prove e denunce dei crimini, ci sono ormai libri e film che ne parlano, anche tradotti in italiano. Trovare le informazioni su Mariupol è semplice, e se non bastano le fonti scritte, ci sono tanti esuli pronti a raccontare la loro dolorosa storia.

Invece no: nessun ucraino pervenuto. A parlare all’evento modenese saranno un russo e tre italiani: il tristemente noto Eliseo Bertolasi, Andrea Lucidi, un giornalista talmente “indipendente” da farsi ritrarre con una Z sulla manica e un missile in mano, e il padrone di casa, Luca Rossi. Anzi, no: lui è solo il presidente dell’associazione. Il padrone di casa, visto che la sala è comunale, è il sindaco Gian Carlo Muzzarelli.

Il sindaco risponde

Interpellato da numerose richieste delle associazioni della diaspora, Muzzarelli ha dato una risposta alquanto diplomatica, ma evasiva.
Certamente non ha dato alcun sostegno economico, tanto meno il patrocinio, ma al momento non ha cancellato l’evento nemmeno dopo le esplicite e accorate richieste da parte degli ucraini che Muzzarelli dichiara di sostenere.


Eppure, stando al comunicato stampa del 4 gennaio del Comune di Modena, “l’impegno previsto dal regolamento comunale a condividere i valori sanciti dalla Costituzione e dalla Repubblica Italiana e, segnatamente, il divieto di professare e/o praticare ideologie e comportamenti fascisti e razzisti.” sarebbe già stato violato nel momento in cui si dà per legittima, nella descrizione dell’evento, l’occupazione della regione di Donetsk iniziata nel 2014 e continuata nel 2022.

La presenza un rappresentante del Paese che ha iniziato questa guerra, non violerebbe la Costituzione di una nazione che ripudia la guerra? Se “Il Comune di Modena non sostiene in alcun modo iniziative che offrono una lettura filo-russa del conflitto in corso in Ucraina”, perché concede la sala proprio ad una iniziativa del genere?

Un possibile dietro-front e le proteste della diaspora ucraina


Le domande sono tante da parte delle associazioni ucraine locali che lo stesso 20 gennaio, insieme ad alcuni partiti politici, manifesteranno alle ore 15 in piazza Mazzini, presenti anche in caso di cancellazione dell’evento.

Va detto che domani lo stesso Muzzarelli proporrà alla Giunta comunale “di prendere in considerazione la revoca del noleggio della sala civica di via Viterbo per l’appuntamento del 20 gennaio su Mariupol”. A spingere il sindaco sarebbe stato il dibattito nazionale che l’iniziativa ha sollevato, dibattito che avrebbe fatto emergere l‘incoerenza di alcuni profili dei relatori “con l’impegno sottoscritto a rispettare i valori sanciti dalla Costituzione e dalla Repubblica Italiana”.

Ma in particolare a far invertire la rotta sarebbe un esplicito sostegno alla “guerra d’invasione della Russia e quindi in contrasto con l’articolo 3 dello Statuto comunale che, invece, si pone come obiettivo la promozione della piena affermazione dei valori di giustizia, di libertà, di democrazia e di pace”. Si vedrà quindi domani se l’evento del 20 gennaio avrà ospitalità a Modena o se ci saranno colpi di scena.

La locandina della contro-manifestazione, organizzata il 20 gennaio a Modena
dai partiti politici, comitati e associazioni ucraine

L’offensiva “culturale” del Cremlino

Ma questo è solo un granello della miriade di eventi minuscoli ma ben finanziati e pubblicizzati in programma per l’offensiva russa invernale. Modena è stata commentata dal Console generale Andrii Kartysh e dai mass media ucraini, che gli hanno dato ampio risalto. Ma una settimana dopo l’evento, a Lucca l’ideologo Aleksandr Dugin parlerà in collegamento da Mosca, mentre a Bologna verrà proiettato “Il testimone”, un film russo che lo stesso Lucidi sta facendo girare da una città ad altra, gratis e a volte pure con l’aperitivo offerto.

Il teatro di Mariupol, distrutto dai bombardamenti russi.

La lista di questi eventi è lunga e variegata: oltre alle consuete conferenze, presentazioni, proiezioni, ci troverete i banchetti in onore del Vecchio anno Nuovo, feste in costume e addirittura una partita di calcio. In questa galassia assurda, ma attiva, si ritrovano a promuovere le stesse idee multipolari un editore di sinistra come Sandro Teti e uno di destra come Maurizio Murelli, che se si fossero incontrati 50 anni fa si sarebbero scannati.

Nel nome del comune odio anti-europeo e anti-atlantista, immersi nelle categorie ideologiche del passato, le tante teste di questo serpente cercano di trascinarci nell’oscurità del totalitarismo, in cui, a differenza dagli ucraini, non hanno mai vissuto ma che sognano come un paradiso perduto.
Sta a noi fermare l’offensiva dei bugiardi, prima che convincano il Belpaese di abbandonare la giustizia e la libertà.

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