La sfida giocata tra Fiorentina e Hellas Verona domenica 16 maggio 1976 potrebbe essere ricordata come “la grande paura”. Era quella, infatti, l’ultima giornata di campionato e la squadra gialloblù allenata dall’ex ct azzurro di Messico ’70 Ferruccio Valcareggi, neo promossa in A dopo lo spareggio vinto l’anno prima contro il Catanzaro, era alla ricerca di quel fatidico punto che le avrebbe consentito di mettere in cassaforte un’importante salvezza. I viola, sulla cui panchina sedeva il compianto Carletto Mazzone, non avevano, invece, più nulla da chiedere a quella stagione. Si trattava, in ogni caso, della classica partita da non sottovalutare.

PRIMO TEMPO DA INCUBO

La prima frazione di gara terminò nella peggior maniera possibile. Al doppio fischio del sig. Lazzarino di Milano i gialloblù guadagnarono a capo chino gli spogliatoi sotto di due reti. A trafiggere il povero Ginulfi, infatti, erano stati Roggi al 34esimo e Speggiorin al 43esimo. «Nell’intervallo – racconta Livio Luppi – noi della vecchia guardia ci guardammo negli occhi e decidemmo che se volevamo salvarci avremmo dovuto scendere in campo con ben altro atteggiamento, lottando fino alla morte».

LA REAZIONE NELLA RIPRESA

L’attaccante gialloblù fu buon profeta. Dopo dieci minuti la situazione era già inaspettatamente tornata in parità. Prima al 55esimo, con un gol dello stesso Luppi, e poi pochi minuti dopo al 60esimo, grazie alla rete di capitan Sirena. Con il punteggio di parità il Verona era matematicamente salvo, senza dover attendere i risultati dagli altri campi mentre i viola, come detto, non avendo nulla da chiedere, ambivano quanto meno a chiudere bene il campionato davanti al proprio pubblico. Nell’ultima mezzora di gioco le due squadre decisero a quel punto che poteva bastare così e al 90esimo l’Hellas potè festeggiare la permanenza in serie A, che allora per i gialloblù rappresentava un piccolo scudetto.

@riproduzione riservata