Martedì 12 dicembre dovevano terminare ufficialmente i lavori della COP28, ma purtroppo la  nuova bozza di accordo COP28 è stata bloccata a seguito del mancato accordo su una  “uscita graduale” dai  combustibili fossili.

Pertanto il vertice ha avuto in mercoledì 13 dicembre un supplemento straordinario proprio con i negoziatori che cercavano di raggiungere un accordo utile in vista della riunione delle Nazioni Uniti di quest’anno.

Sempre ieri, in  prima mattinata, è stato finalmente pubblicato il testo dell’accordo proposto dalla presidenza della COP. L’accordo ora riconosce “la necessità di riduzioni profonde, rapide e sostenute delle emissioni di gas a effetto serra” e invita le parti a contribuire ad “allontanarsi dai combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050 in linea con quanto evidenziato dalla scienza“.

Quindi non compare più nell’accordo “l’eliminazione graduale”, come molti governi avrebbero voluto. Si è ribadito, invece, come l’utilizzo di combustibili fossili porti al continuo aumento  del riscaldamento globale, rischiando così milioni di vite. Finora, i governi non hanno mai accettato collettivamente, di smettere di usarli in maniera prioritaria.

Il testo ingiunge sì, per la prima volta, di intraprendere un’eliminazione graduale, de facto, dei combustibili fossili, ma non richiede categoricamente loro di farlo e contiene, secondo i piccoli stati insulari ( AOSIS)  “molteplici scappatoie”. Ricordiamo che tali Stati sono tra i più vulnerabili agli impatti della crisi climatica, come l’innalzamento del livello dei mari specie se non si riuscirà a  limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C al di sopra dei livelli preindustriali.

Fonte foto: © Maksym Yemelyanov – Adobe Stock

Il testo ha anche riconosciuto che sono ancora troppo carenti sia gli attuali livelli di finanziamento forniti dai Paesi più ricchi per aiutare le loro controparti più povere, sia il far fronte ai cambiamenti climatici passando alle energie rinnovabili. Tuttavia non va oltre nel richiedere che le Nazioni più ricche facciano di più per affrontare questo problema. Anche i gruppi ambientalisti dicono che l’accordo non va abbastanza lontano: Greenpeace afferma che non sarà possibile raggiungere la transizione in modo “giusto e veloce”.

La Cina, un Paese molto potente ed incisivo ai negoziati di Dubai, è  il più grande emettitore di gas di riscaldamento (anche se non pro capite), ma anche un leader mondiale nelle energie rinnovabili. I suoi rappresentanti hanno affermato che è deplorevole che le maggiori preoccupazioni dei Paesi in via di sviluppo non siano state prese in considerazione. Si riferiscono di nuovo all’accusa emessa dai Paesi più poveri secondo cui i Paesi ricchi risultano ipocriti, che si sono arricchiti attraverso decenni di combustione di combustibili fossili, ma oggi vogliono ora negare alle economie emergenti di avere la stessa crescita.

Infine non vi è stato fatto alcun riferimento alla riduzione delle emissioni di metano come è stato nei testi precedenti. Si ricorda, invece, che il metano è una delle più potenti emissioni di gas serra, producendo infatti un effetto-serra 25-30 volte maggiore della CO2.

Fisica del “climate change”

Ricordiamo che il cambiamento climatico visto già nel secolo scorso è stato causato dall’uomo, principalmente con l’uso massiccio di combustibili fossili – carbone, petrolio e gas – che vengono utilizzati e prodotti nelle case, nelle fabbriche e nei trasporti.

Fig. 1 – Anomalie termiche planetarie dal 1940 ad oggi

Purtroppo l‘aspetto scientifico che guida tutte le COP è anche quest’anno impietoso sul fronte dei dati. Infatti, secondo le stime del C3S, uno dei sei servizi informatici tematici offerti dal programma dell‘Unione Europea di osservazione della Terra “COPERNICUS”, più di un terzo dei giorni del 2023  ha avuto una media  di temperatura superiore a 1,5°C rispetto alla media preindustriale. Pertanto il grafico  delle anomalie negli ultimi 12 mesi – linea spessa turchese (fig.1) – mostra come la maggior parte del Pianeta abbia sperimentato temperature più elevate della media dal 1940 ad oggi, eccetto i mesi fino ad aprile superati dal 2016.

Fig. 2 – Trend della concentrazione di CO2 in libera atmosfera dal 1984 ad oggi con zoom sugli ultimi anni

Ciò è dovuto alla continua immissione antropica del gas serra CO2 (fig.2) che assieme ad altri come metano, ossido nitroso, ect., intrappolano la radiazione infrarossa in uscita dalla Terra, aumentando così la temperatura dell’aria.

Nell’infografica di fig.3 del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici si evidenzia in sintesi l’impatto climatico con una anomalia di temperatura planetaria di circa +1.0°C come è ora e la tendenza, con un aumento dell’anomalia a +1.5°C.

Fig. 3 – Infografica dell’impatto  climatico attuale con +1,0°C di anomalia termica  e di quello con +1.5°C previsto per il 2040

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