“Quando me ne andai, non erano stelle a cadere dal cielo”.

Così inizia Andando via, una delle poesie raccolte in Lettere non spedite (Gilgamesh Edizioni, 2023), che domani sarà presentato in Società Letteraria alla presenza dell’autrice, Oksana Stomina.

Inizia quindi a Verona il tour della scrittrice originaria di Mariupol e proseguirà il 4 novembre alla Fiera della microeditoria a Chiari, quindi il 5 a Gazoldo degli Ippoliti, il 7 a Forlì all’interno delle Giornate dei diritti umani, appuntamento in cui Stomina sarà in dialogo con Halyna Kruk, scrittrice e critica letteraria ucraina, con cui poi sarà anche a Bologna, il giorno seguente, accanto a Kamilla Voronina dell’università di Kharkiv.

Il 9 novembre farà tappa a Venezia insieme a Yaryna Grusha, docente di letteratura ucraina, per una serata commemorativa dedicata a Vittoria Amelina, proseguendo il 10 per Gorizia al Kulturnyi Dom, il 12 a Milano alla Biblioteca ucraina, recentemente inaugurata, quindi il 13 a Padova alla Libreria Zabarella e il 15, come ultima sosta, a Castel Goffredo, Mantova, alla Biblioteca comunale. L’iniziativa gode anche del patrocinio del Consolato generale d’Ucraina.

Sotto il cielo di Mariupol

Il volume, curato da Andrea Garbin per la collana “Le zanzare”, dedicata alle poesie di autori impegnati da tutto il mondo in edizione numerata, con testo in ucraino a fronte e la traduzione italiana curata da Marina Sorina, raccoglie liriche composte a partire dai primissimi giorni di guerra. Tra le pagine si snodano ricordi che l’autrice vuole imprimere non solo nella propria memoria, ma restituire al ricordo collettivo di un Paese afflitto, senza tregua. Ma le liriche parlano senza filtri pure a chi non sa quale sia l’odore di un conflitto armato.

Dalla sua casa che si affacciava sul Teatro dell’Opera di Mariupol, Stomina amava decantare la bellezza della città in russo, perché a scuola l’ucraino non veniva nemmeno insegnato. Poi nel 2014 cominciarono i bombardamenti russi: da quella posizione quasi da guardiana Oksana non ha voluto spostarsi, è rimasta per testimoniare e aiutare come volontaria, per poi riversare nella parola le testimonianze orali raccolte, e pubblicare due testi, Sul vivo. Diari attorno alla guerra e Gli atomi del destino.

L’incendio del teatro d’arte drammatica di Mariupol, foto Донецька обласна військова адміністрація, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

E poi è arrivato anche il 24 febbraio 2022, in cui tutto è cambiato di nuovo. Insieme con il marito Dmytro Paskalov ha quindi organizzato in città le attività del centro operativo di distribuzione degli aiuti umanitari, mentre nel rifugio, in totale assenza di luce, prendeva appunti per un diario di prosa affidandosi al tatto. A marzo però fu costretta ad andarsene, rapidamente e potendo portare con sé quasi nulla.

Un libro nato dal tour poetico in Italia

Da un’Ucraina dilaniata l’impatto con l’Europa in pace è stato radicale e il bisogno di portare testimonianza della realtà che affligge il suo Paese si è fatto urgente.

Grazie all’aiuto dell’associazione veronese “Malve di Ucraina” insieme alla rivista “La macchina sognante”, partecipa a un tour poetico per l’Italia che dà vita a questo nuovo libro. Una raccolta in versi di ricordi, inquietudini, e messaggi indirizzati al marito, rimasto prigioniero insieme ad altri civili e militari dentro l’acciaieria Azovstal. Tutte persone che con gli accordi del 18 maggio 2022 si sono consegnate alle autorità russe sotto garanzia da parte della Croce Rossa Internazionale che sarebbe stata rispettata la convenzione di Ginevra.

Ma di Dmytro da allora non si hanno più notizie.

Le parole che fanno uscire dalla gabbia

La copertina della raccolta poetica di Oksana Stomina Lettere non spedite, edita da Gilgamesh, 2023.

Questo silenzio è riempito da una cronaca in versi lieve nella forma, quasi che lo sguardo dell’autrice diventasse trasparente. Non c’è crudezza, ma la verità della violenza attraversa la raccolta. Ci porta dentro la cronaca di quella normalità che è bersaglio di guerra, ci fa sedere accanto a chi piange la perdita di un figlio in battaglia, tanto vicino da vedere anche noi quella foto incorniciata, la bandiera nazionale, e sentire il freddo di una bara che diventa barca, pronta per salpare verso l’altrove.

Nel resistere quotidiano – e scrivere è un modo per non cedere – trova posto anche la parola “geopolitica”, che è “osservare il dolore della gente con malvagità”, anche se ci troviamo in un cortile, oppure ci si muove lungo i ricordi di chi contrasta il dolore, lo nega a se stesso, si affida alla speranza per non perdere il senno.

Di pagina in pagina cresce un senso di soffocamento, ci si ritrova in gabbia, unica fuga le parole “stupende, indefesse e trasparenti” da custodire per poter tornare a casa.

O per tenersi in piedi e con sé il proprio mondo che si vuole disperatamente indietro. “Perché aspettare, ragazzo, è sentirsi in colpa,/ di non averti preso per mano e portato a casa (..) Perché aspettare, amore, è contare le mattine/ e le notti senza te, attraversare case altrui/ guardare dalle finestre, respirare attraverso le tende, e sostenere le muta, che sorreggono il tetto”. (Aspettare. Lettera non spedita)   

Poesia come strumento di libertà

«Sono cresciuta nell’est dell’Ucraina, dove in prevalenza si parlava russo – afferma Stomina -. Fino al 2014 scrivevo esclusivamente in lingua russa. Ma ora questa lingua trasmette discorsi cinici e menzogneri, incita agli omicidi. Così preferisco sentire la mia voce pronunciare parole ucraine, mi sembrano più sincere e piene di amore».

“Chi l’avrebbe mai detto: sotto il mirino dei carri armati/ le anime emettono gemiti rimati” (così scrive Stomina in Questi siamo noi, adesso). E infatti sono molti gli autori e le autrici che in questi anni di conflitto hanno scelto la poesia come chiave espressiva.

«Tanti poeti scrivono e pubblicano poesie stando al fronte – riprende la scrittrice ucraina -. Questo è un tesoro culturale che resterà anche in futuro. La poesia spiegherà ai posteri cosa abbiamo vissuto, non solo in base agli accadimenti, ma anche dentro di noi».

L’evento di Verona si terrà domani alle ore 18 in Società Letteraria, in Piazzetta Scalette Rubiani 1. Dopo i saluti della presidente Daniela Brunelli, la presentazione di Lettere non spedite includerà la presentazione di due brani del compositore contemporaneo Giorgio Bernabò, ispirati alle poesie di Stomina e di Yulia Musakovskaya.

Il soprano ucraino Hanna Vasiutkevych sarà accompagnato al pianoforte dal veronese Matteo Zanetti, mentre la giovane profuga ucraina, Anastasiia Prokipchuk, curerà la lettura in italiano delle poesie. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti, si consiglia di arrivare sul posto quindici minuti prima dell’inizio.

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