I veronesi, e non solo, spesso non hanno memoria degli amministratori del passato, veri responsabili dei disagi e dei guai in cui si trova la propria città, e riversano le colpe solo sugli amministratori attuali.
Questa mancanza sta sviluppando in alcuni politici la pessima abitudine di scaricare su coloro che stanno amministrando Verona le colpe e i disagi provocati dalle precedenti gestioni. Un esempio di questo modo di condurre la propria linea politica e quello dell’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi. Persona dotata di carisma, empatia tra i veronesi e fiuto politico.
Non passa giorno che sui mass media locali non compaiano dichiarazioni contro gli attuali amministratori per le difficoltà in cui si trova Verona, scordandosi di chiarire che molte di queste sono il prodotto delle sue scelte fatte da sindaco della città.
Il filobus
La prima amministrazione Tosi aveva cancellato il progetto di tramvia, approvato in Consiglio Comunale dalla sindaca Sironi, che era in buona parte finanziato dallo Stato e pronto per essere cantierato. Venne sostituito con un progetto di filobus, il padre di quello attuale.
Mentre la tramvia, per il maggior numero di passeggeri che avrebbe ospitato, poteva essere una valida alternativa all’uso dell’auto privata; il sistema filobus, con una portata molto minore, lo potrebbe diminuire per un massimo del 20%.
Percentuale insufficiente a compensare la riduzione delle corsie delle grandi arterie, come via Mameli, per consentire la realizzazione dei percorsi protetti ed esclusivi destinati al filobus.
Il campus universitario alla Passalacqua e l’Arsenale
La sindaca Sironi aveva pianificato la realizzazione di un grande e importante campus universitario a Passalacqua, con un ampio parco pubblico. Il sindaco Tosi ha preferito costruire una serie di edifici residenziali, in deroga alle norme vigenti per il Centro Storico, cancellando l’ipotesi di un efficiente e moderno campus universitario.
Un altro esempio è stata la bocciatura di destinare l’Arsenale, gioiello di architettura militare asburgica, quale sede per il Museo di Scienze Naturali.
Le fondazioni Arena e Cariverona
Proseguendo, un quarto esempio è stato il quasi fallimento della Fondazione Arena. Il sindaco Tosi, che ne era il presidente, non risolse i problemi, in parte ereditati dal passato, ma anzi per certi aspetti li peggiorò, tentando poi di scaricare sulle maestranze la causa della crisi.
Un quinto esempio è stata la scelta di cedere alla Fondazione Cariverona e ad altri privati, quasi tutti i palazzi storico-monumentali appartenenti al Comune di Verona, quindi ai veronesi.
L’aeroporto Catullo e l’ex area dei Magazzini Generali
Un sesto esempio è l’attuale situazione dell’aeroporto Catullo che, per scelte non appropriate, da probabile fulcro per il trasporto aereo delle provincie di Verona, Mantova, Vicenza, Brescia, Trento e Bolzano, ha rischiato di fallire e si è stati costretti a cedere parecchie quote e la sua gestione alla SAVE di Marchi, relegandolo a “suddito” del Marco Polo di Venezia.
Un settimo esempio è l’aver permesso che l’area degli ex Magazzini Generali, da cittadella della cultura, si trasformasse in zona commerciale e direzionale, privando Verona sud di un’area di servizi sociali e culturali, oltre a rappresentare una cerniera con il centro storico.
La sicurezza
Un ottavo esempio riguarda la sicurezza. Durante la sua amministrazione Tosi ha “liberato” via Mazzini dai vucumprà e costretto i clochard a rifugiarsi all’esterno della città storica e di rappresentanza, cercando il decoro cittadino. Ma il clima di violenza che si respirava tra le vie del centro storico di Verona non era certo di sicurezza. Gruppi di ragazzotti, che si atteggiavano a picchiatori di matrice fascista, segnavano il territorio, minacciando coloro che, apparentemente, potevano appartenere a gruppi diversi da loro.
In quel clima, la notte del primo maggio 2008, di fronte alla centralissima Porta Leoni, a causa delle botte di un gruppo di picchiatori, all’età di 29 anni perse la vita Nicola Tommasoli. La sua colpa? Vestiva e portava i capelli in modo diverso da coloro che ne provocarono la morte. In quel clima le aggressioni si ripeterono: all’interno e all’esterno del bar Posta; al bar Malta, a pochi metri da Piazza Dante; nei pressi di Ponte Navi.
I responsabili spesso erano personaggi di fede politica di destra, come accade nel marzo 2013, quando un consigliere di circoscrizione della Lista Tosi, per festeggiare la propria laurea non trovò di meglio che andare a provocare incidenti nei locali frequentati da giovani di sinistra, quali il Malacarne e l’Osteria ai Preti in Veronetta.
Miscellanea
Ma si è anche molto discusso di coperture dell’Arena, di cimitero verticale, di ruota panoramica, di funivie per collegare aeroporto e stazione ferroviaria, di centri commerciali, di ristoranti e bar in antiche strutture militari, di un costosissimo e impattante traforo camionabile a quattro corsie tra la Valpantena e Parona, e troppo poco di tutela e protezione del patrimonio artistico e ambientale della città.
La stessa pianificazione urbanistica è stata interpretata come una sorta di trattativa tra la Pubblica Amministrazione e gli investitori privati per decidere le destinazioni d’uso del territorio.
Così, nel PAT (Piano Assetto del Territorio) di quegli anni, non considerando il saldo demografico negativo e gli oltre 10.000 appartamenti sfitti ma calcolando un ipotetico e inverosimile aumento di popolazione di 25.000 abitanti in dieci anni, erano stati programmati nuovi insediamenti per circa 4.300.000 mc, (al nuovo volume di 2.843.900 mc andavano sommati i 700.000 mc non ancora edificati del vecchio PRG e un volume di riserva pari a 750.000 mc). Di questi, circa 80.000 erano in zone collinari geologicamente fragili e paesaggisticamente preziose. E, nonostante la crisi economica e il numero sempre crescente di negozi e uffici vuoti, furono pianificati circa 3.000.000 di mc (circa 750.000 mq), di edifici ad uso commerciale, terziario, direzionale e alberghiero.
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