Dolore e amicizia: l'isola di Inisherin è l'isola di tutti noi

Dolore e amicizia: l’isola di Inisherin è l’isola di tutti noi

Cosa fareste se il vostro migliore amico di punto in bianco decidesse di non rivolgervi più la parola minacciando di mutilarsi? Lo spunto da cui parte il film di Martin McDonagh dà il via a una serie di eventi surreali.

by Federica Rizzo 10 Febbraio, 202323 Agosto, 2023

Cosa fareste se il vostro migliore amico di punto in bianco decidesse di non rivolgervi più la parola minacciando di mutilarsi? L’isola di Inisherin è teatro di eventi surreali, tra cui l’interruzione improvvisa di un’amicizia storica che sconvolge la vita di Padraic, un semplice uomo di campagna. Incapace di accettare la decisione del suo amico Colm, tenta disperatamente di recuperare il rapporto.

Gli spiriti dell’isola è un film bizzarro, a tratti comico, con degli spunti di riflessioni sicuramente non trascurabili sull’amicizia, la solitudine e l’importanza della comunicazione.

Amicizia intesa non semplicemente come lo star bene con l’altro, ma come via di fuga dalla monotonia quasi soffocante. È attraverso il rapporto con gli altri che si arriva ad una presa di coscienza del proprio io, del sé più intimo, motivo per cui inizialmente Padraic, a seguito della decisione del suo amico, si sente spaesato e smarrito.

Il dolore della perdita non gli rende le cose facili, e si ritroverà a fare i conti con sé stesso e con la gente del posto, a cui prima non dava molto peso. Enigmatica la figura della strega che pare tenda le fila di ogni singola anima, in un’isola dove le persone sembrano essere pervase nel loro quotidiano da un senso di apatia venefica.

La guerra civile irlandese fa da sfondo alla vicenda dei due protagonisti e funge da metafora; la drammaticità del conflitto consiste infatti nell’ essere combattuta da persone che fino a pochi mesi prima erano state l’una al fianco dell’altra nella guerra di indipendenza contro gli inglesi. Prima amici, poi nemici. Vi ricorda qualcuno?

Molto bravo Brendan Gleeson, che riesce a trasmettere quel giusto tocco di rassegnazione, tristezza e consapevolezza al suo personaggio. Colin Farrell è semplicemente meraviglioso e disarmante. È sicuramente una pellicola poco compresa, per coglierne a pieno l’intento del regista è necessario non soffermarsi sulla trama, ma decifrare i silenzi assordanti, le espressioni, i gesti, le figure di contorno, il luogo. La malinconia che lascia a visione ultimata è utile a smuovere le coscienze riguardo la potenza delle relazioni umane, su quanto costi costruirle e basta poi un niente per annientarle, darvi fuoco, e guardarle bruciare.