Noi Italia 2023
Noi Italia 2023 è il titolo della nuova edizione del report ISTAT pubblicata lo scorso 26 giugno. Oltre 100 indicatori statistici sulla realtà del nostro Paese.
Noi Italia 2023 è il titolo della nuova edizione del report ISTAT pubblicata lo scorso 26 giugno. Oltre 100 indicatori statistici sulla realtà del nostro Paese.
La nuova edizione del report ISTAT è uno sguardo generale dei principali aspetti ambientali, economici e sociali dell’Italia, delle differenze regionali che la caratterizzano e della sua collocazione nel contesto europeo. Il tutto è organizzato in 6 aree e 19 settori corredati da grafici, glossario, riferimenti a pubblicazioni e link utili e con la possibilità di scaricare l’intera base di dati. Questa ultima edizione presenta oltre cento indicatori statistici sulla realtà del nostro Paese.
Noi Italia è un report realizzato dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), che fornisce un’analisi approfondita delle caratteristiche demografiche, sociali ed economiche degli italiani. Il rapporto viene pubblicato periodicamente, di solito ogni anno, e offre una panoramica dettagliata delle tendenze e dei cambiamenti che si verificano nel Paese. Rappresenta uno strumento fondamentale per comprendere la situazione dell’Italia e per formulare politiche pubbliche adeguate.
L’analisi della popolazione italiana negli ultimi anni ha messo in evidenza fenomeni rilevanti: la diminuzione della fecondità, l’innalzamento della vita media e il tendenziale invecchiamento della popolazione. Salta immediatamente all’occhio la crescita continua dell’indice di vecchiaia che arriva a quota 187,9 (anziani ogni cento giovani). Tra i valori più alti rispetto tutti i Paesi europei.
Il tasso di crescita naturale pone l’Italia (-5,1 per mille abitanti) al ventesimo posto nella graduatoria decrescente, ben al di sotto della media Ue (-2,8). Riflesso del fatto che l’Italia è tra i Paesi europei con la speranza di vita alla nascita più elevata, ma ha un indice di fecondità totale a 1,25, valore molto inferiore alla soglia minima che garantisce il ricambio generazionale (2,1 figli).
In Italia, nel 2020, la spesa sanitaria pubblica «è di gran lunga inferiore rispetto a quella di altri Paesi europei». A parità di potere di acquisto, a fronte di 3.747,2 dollari per abitante spesi in Italia nel 2020, mentre la Germania, con i suoi 6.939 dollari per abitante, si conferma al primo posto per spesa pro capite.
Da notare poi, che nel 2021, in Italia, per quanto riguarda i livelli di istruzione della popolazione, la percentuale di adulti poco istruiti è del 37,3%, valore decisamente superiore a quello medio dell’Ue (20,7%). In Italia, la spesa pubblica in istruzione incide sul Pil per il 4,1%, rispetto al 4,9%, valore medio europeo. Nel 2022, diminuisce la quota di giovani che abbandonano precocemente gli studi, arrivata al 11,5%, comunque superiore a quella media dell’Ue27 (9,7%). Senza contare che nel Mezzogiorno, l’incidenza ha un valore più elevato (15,1%).
Nel 2020, la spesa per ricerca e sviluppo in Italia ammonta a circa 25 miliardi di euro, con un’incidenza dell’1,51% in rapporto al Pil, anche qui il valore è «ben al di sotto della media europea e dei principali Paesi», che è del 2,30%. I Paesi europei in cui l’indicatore assume valori superiori alla soglia del 3% (obiettivo comune per la Strategia Europa 2020) sono: Svezia (3,49%), Belgio (3,35%), Austria (3,20%), e Germania (3,13%).
Un altro settore del report con valori più bassi rispetto la media Ue è quello delle scelte adottate dai cittadini per ampliare e mantenere aggiornate le proprie conoscenze. Nel 2021, le famiglie italiane destinano a consumi culturali e ricreativi il 6,3% della loro spesa, rispetto alla media dei Paesi Ue (8,0%). Su scala europea l’Italia occupa la penultima posizione nell’uso di internet finalizzato alla ricerca di contenuti culturali.
Nel settore del mercato del lavoro, i risultati evidenziano ancora una volta il grave squilibrio dell’occupazione femminile in Italia. Nel 2022, nonostante la crescita dell’occupazione nella fascia 20-64 anni (+2,1%), il nostro Paese non ha fatto progressi significativi nella riduzione dello squilibrio di genere. Solo il 55% delle donne ha un lavoro, rispetto al 74,7% degli uomini. Di conseguenza, i dati raccolti collocano l’Italia in fondo alla classifica europea e, in termini di occupazione, l’Italia è seconda solo alla Grecia.
Infine, nel settore dell’ambiente si può osservare un trend in miglioramento verso la raccolta differenziata: il 64,0% della produzione di rifiuti urbani. Questo è un punto in meno rispetto all’obiettivo posto al 65,0%. Tuttavia, questo valore avrebbe dovuto essere raggiunto entro il 2012.
©RIPRODUZIONE RISERVATA