I favoriti per la vittoria: i finlandesi KAJ, in gara però per la Svezia. Foto: EBU

“Basel, we have a problem”. Parafrasando Jim Lovell si potrebbe riassumere così l’avvicinamento alla 69° edizione dell’Eurovision Song Contest, il concorso canoro europeo che dal 1956 unisce il continente – e non solo – nel nome della musica.

Sarà Basilea – “capitale culturale” della Svizzera situata al confine con Francia e Germania nonché quinta città più cara al mondo secondo il rapporto Mercer 2024 – ad ospitare l’evento dal 13 al 17 maggio presso l’arena St. Jakobshalle, in virtù della vittoria nella scorsa edizione dello svizzero Nemo con “The code“.

Sono 37 i paesi in gara, con il ritorno del Montenegro dopo tre anni e il ritiro della Moldavia, che aveva sì dato il via al suo concorso di selezione del rappresentante salvo tirarsi fuori dai giochi a gennaio con la motivazione ufficiale di non avere valide proposte musicale. Dietro questa decisione ci sono con grande probabilità, sebben l’emittente non abbia mai confermato, problemi di natura economica, con nessun artista in grado di contribuire alle spese di partecipazione.

Mai come in questa edizione – e qui veniamo al problema menzionato in apertura – c’è però uno scollamento tra i brani in gara e le realtà discografiche dei paesi partecipanti. Cercare di seguire la strada tracciata da un paese nell’edizione precedente a seguito di un suo exploit non è mai stata una novità nel mondo eurovisivo ma quest’anno il trend ha subito una brusca accelerazione.

Baby Lasagna (Croazia) sul palco della Malmö Arena all’Eurovision Song Contest 2024. Foto: Corinne Cumming / EBU

A fare scuola negli ultimi anni sono stati il finlandese Käärijä e il croato Baby Lasagna. Entrambi secondi, nel 2023 e nel 2024, hanno però stravinto al televoto con i loro brani – “Cha cha cha” e “Rim tim tagi dim” – che univano stili diversi, dalla trap al rock, e caratterizzati da ritmo martellante e performance sopra le righe.

Ecco allora che le selezioni nazionali di quest’anno hanno visto una proliferazione di questo genere di canzone e in molti casi – Svezia, Estonia, Islanda, Belgio, Croazia, Finlandia, Polonia, Malta – questi brani sono arrivati alla vittoria. Cos’hanno in comune? Testi semplici e facilmente cantabili, fusione di generi, alti bpm e performance dal vivo decisamente bizzarre.

L’Eurovision della viralità?

La Svezia è attualmente la favorita numero uno, portando in gara “Bara bada bastu” dei KAJ, trio musicale e comico formato da Kevin Holmström, Axel Åhman e Jakob Norrgård. I tre sono finlandesi della regione dell’Ostrobotnia, a maggioranza di lingua svedese, e hanno vinto il Melodifestivalen, guadagnandosi il biglietto per Basilea, con un brano folk-dance che celebra la sauna.

Il loro ruolo di favoriti è legittimato anche dalle classifiche di streaming. I KAJ sono infatti gli unici artisti di questa edizione ad essere ancora oggi al primo posto della Top 50 di Spotify nel loro paese, oltre ad essere in classifica in altri 4 paesi.

Il rappresentante dell’Estonia all’Eurovision Song Contest 2025, Tommy Cash. Foto: EBU

Chi era stato in cima alle charts e ora, piano piano, sta perdendo posizioni anche in patria è l’estone Tommy Cash con “Espresso macchiato“. Divenuta subito virale, altro aspetto che ha appiattito la proposta musicale in generale, per il suo testo in “broccolino” e il balletto degno del Celentano dei tempi d’oro, raccoglie il testimone lasciato dai Little Big (Russia) che nel 2020 si presentavano da assoluti favoriti all’Eurovision Song Contest con “Uno“, salvo poi la cancellazione dell’evento per la pandemia.

Ci sono poi Malta, Finlandia e Australia, che con Miriana Conte, Erika Vikman e Go-Jo puntano sui doppi sensi, neanche troppo velati.

La prima è stata costretta dall’EBU a cambiare il titolo e il testo della sua canzone. “Kant”, questo il titolo originale, in maltese significa “cantare” ma ha una pronuncia molto simile a “c*nt”, termine inglese volgare per indicare la vagina. Nel testo Miriana Conte cantava “serving c*unt”, utilizzando una locuzione molto diffusa nella comunità queer per supportare chi si distingue per femminilità. Ora al posto del termine “kant” c’è un vuoto e la canzone si intitola “Serving“. Inutile dire come sarà il pubblico della St. Jakobshalle a cantare la versione originale.

Erika Vikman è invece un nome che circolava nella bolla eurovisiva già dal 2020, quando arrivò seconda all’UMK, concorso nazionale finlandese per l’Eurovision, con “Cicciolina”, brano che omaggiava l’ex-pornostar ungherese naturalizzata italiana. Quest’anno è riuscita a vincere in patria con “Ich komme“, in tedesco “Io vengo”, con una provocante performance che la vede cavalcare una gigantesca asta per microfono.

Infine l’australiano Go-Jo, rivelatosi al pubblico locale grazie a Tik Tok, porta “Milkshake man“, una versione esplicita e più glam-pop di “Cha cha cha” del già citato Käärijä. Go-Jo invita ad essere la versione più gioiosa e colorata di sé stessi giocando con le parole, infatti canta “Vieni e prendi un sorso dalla mia tazza speciale […] è il latte del milkshake man”, mettendosi sullo stesso piano di quella puntata de La Prova del Cuoco dove si parlava di quella cosa che “Fa schiuma ma non è sapone”.

Il problema della “bolla”

La bolla eurovisiva ha ben accolto questi brani, ribellandosi invece lì dove gli artisti che portavano questo stile sono stati sconfitti. Bastava fare un giro sulla pagina Instagram ufficiale dell’Eurovision Song Contest nei mesi di febbraio e marzo per leggere commenti caustici – dove il commento più generoso e ricorrente era “boring” (“noioso”) – su Slovenia, Ucraina, Portogallo e ltalia per aver scelto brani fuori da queste logiche.

Louane (Francia) è la terza principale indiziata alla vittoria per i bookmakers. Foto: Damien Krist / EBU

Con tutte queste canzoni che si rifanno ad unico modello pensato per i 3 minuti della finale e i 15 secondi di viralità, la corsa al microfono di cristallo è apertissima visto che è difficile emergere. Paesi Bassi e Francia, rispettivamente con “C’est la vie” di Claude e “Maman” di Louane, ci provano con proposte più vicine alle loro tradizioni pop, senza però riuscire a sfondare nelle charts, mentre l’Austria è un altro paese accreditato alla vittoria non fosse altro che il giovane cantante di scuola lirica JJ porti in gara un brano, “Wasted love“, vicino alle sonorità del campione uscente Nemo.

Tutto, all’interno della bolla eurovisiva, tende a somigliarsi, specialmente quest’anno. Solo 7 brani di questa edizione sono riusciti a rimanere nella Top 10 Spotify del proprio paese a poco più di 2 settimane dalla finalissima, in 16 sono fuori addirittura dai primi 200 posti. E il problema è legato anche agli ospiti di questa edizione. Su 5 artisti annunciati finora, tutti sono ex-partecipanti all’Eurovision Song Contest. Oltre a Nemo abbiamo i danesi Olsen Brothers (vincitori nel 2000), i lituani The Roop (2020 e 2021), l’azera Efendi (2020 e 2021) e lo svizzero Gjon’s Tears (2020 e 2021).

Nessuno di loro, a parte i The Roop, ha avuto un seguito discografico – nemmeno a casa sua – dopo l’Eurovision e l’impressione è che la rassegna si stia chiudendo un po’ in sé stessa, proponendo al suo pubblico più affezionato le stesse cose, di sicuro gradimento, senza provare a dare spazio ai grandi nomi delle scene artistiche locali, come fatto in altre edizioni, anche per stimolarli a prendere parte in futuro al contest e dare nuova linfa alla proposta musicale.

E l’Italia? Non solo Lucio Corsi

Chiudiamo parlando dell’Italia, che non significa limitarsi a Lucio Corsi e la sua “Volevo essere un duro“. Il cantautore secondo classificato di Sanremo 2025, a Basilea grazie alla rinuncia di Olly, e attualmente 14° nelle previsioni dei bookmakers sarà infatti in buona compagnia in Svizzera.

Lucio Corsi è il secondo artista della Sugar di Caterina Caselli a partecipare all’Eurovision Song Contest. Il primo fu Raphael Gualazzi nel 2011 (2° con “Madness of love”). Foto: EBU

Ci sarà in primis Gabry Ponte. Il dj torinese, ex-membro degli Eiffel 65, rappresenterà San Marino, dopo aver vinto il San Marino Song Contest, con “Tutta l’Italia“. La sigla di Sanremo 2025 sarà quindi la canzone del Titano, con le voci dei co-autori Andrea Bonomo ed Edwyn Roberts. Secondo gli scommettitori è 17°, segno che la canzone comunque in Europa piace anche grazie al pedigree del dj, nelle classifiche di Spagna e Francia con un altro singolo, “Exotica“. A beneficiare di questo momentum è San Marino, che cerca la quarta finale della sua storia eurovisiva e, soprattutto, un piazzamento di rilievo che migliori il 19° posto di Serhat nel 2019.

Ha un legame stretto con l’Italia anche il duo albanese Shkodra Elektronike, in gara con “Zjerm“. Kolë Laca e Beatriçe Gjergji sono nati a Scutari ma vivono stabilmente in Italia. Come riporta EurofestivalNews.com infatti, vivono ad Auronzo di Cadore e fanno base artistica a Milano. Inoltre Gjergji è sposata con un italiano, la coreografa per l’esibizione di Basilea è di Marta Bramezza e Laca, invece, ha fatto parte della band Il Teatro degli Orrori tra il 2012 e il 2016.

Gli ultimi tre collegamenti arrivano dal padre della già citata Miriana Conte (Malta), che è di Napoli; uno degli autori di “Kiss kiss goodbye” di Adonxs (Cechia), il polistrumentista di stanza a Londra Lorenzo Calvo; e infine la conduttrice che affiancherà Sandra Studer e Hazel Brugger sul palco della St. Jakobshalle per la finalissima di sabato 17 maggio, ovvero il volto Mediaset Michelle Hunziker.

L’Eurovision Song Contest 2025 sarà visibile in Italia sui canali Rai. Martedì 13 e giovedì 15 maggio le semifinali saranno trasmesse su Rai 2 mentre la finale di sabato 17 maggio su Rai 1, sempre con il commento di Gabriele Corsi e BigMama. Il pubblico italiano potrà televotare nella prima semifinale, martedì 13, e per la finalissima sabato 17 maggio.

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