Il Consiglio dei Ministri il 28 febbraio scorso ha approvato una legge delega che impegna il Governo ad adottare entro 12 mesi i necessari decreti legislativi per stendere un Programma Nazionale che disciplini la  nuova avventura nucleare italiana. L’obiettivo è dare attuazione a quanto previsto nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) che prevede per il 2050  una potenza elettrica di 7.6 GWe (GigaWatt elettrici)  generata attraverso l’uso di reattori nucleari a fissione  e 0.4 GWe con reattori a fusione.

Un piano ambiziosissimo da realizzare in tempi molto stretti. Il 3 aprile scorso il ministro Pichetto Fratin, infatti, si è affrettato a pubblicare i rapporti dei sette gruppi di lavoro tematici, istituiti dal novembre 2023, che costituiranno la Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile (Pnns).

Sette volumi sui principali aspetti del progetto nucleare:  1. “Contesto con gli scenari e le prospettive”, 2.”Tecnologie nucleari di fissione” e  di 3.” Tecnologie nucleari a fusione”, 4.”Sicurezza e prevenzione, quadro normativo e certificazione”, 5. “Gestione dei “Rifiuti e decommissioning”, 6. “Formazione ed educazione”, 7. ” Aspetti trasversali  come ambiente, accettabilità sociale e comunicazione”.

Scelte strategiche

Da questo corposo e complesso documento si possono ora ricavare alcune prime indicazioni sulle scelte del nostro governo.

Ministro Pichetto Fratin

La prima scelta rilevante è stata quella di affidare il programma nucleare italiano unicamente a tecnologie in sperimentazione, prevedendo quindi la costruzione di impianti nucleari, sia a fissione che a fusione, di cui non si conoscono ancora né l’affidabilità né i costi.

La seconda riguarda la dimensione dei reattori: dovranno essere piccoli, di potenza massima attorno i 300 MWe (MegaWatt elettrici)  come quelli costruiti in Italia negli anni ’70.

Fissione nucleare

Il programma per la fissione, volume 2, si affida interamente a piccoli reattori SR (Small Reactors) suddivisi in tre principali filiere tecnologiche Small Modular Reactor  (SMR), Advanced Modular Reactor (AMR), Micro Reactor  (MR). Si prevede la costruzione di almeno 172 impianti entro il 2050.  Un investimento pubblico di 2 miliardi di euro oltre a investimenti privati stimati nel medesimo ordine di grandezza.

Secondo il documento di Pichetto Fratin già nel 2035 saranno operative due centraliSmall Modular Reactor (SMR):  cioè la riproduzione in piccolo delle grandi centrali attualmente operative nel mondo. Per il 2050 ne sono previsti 42.

IAEA, Small Modular Reactors Edizione 2022 Progetto Nuward

Utile ricordare che in questo specifico settore due progetti avviati nel 2019 da NuScaleTM (6 reattori da 77 MWe) in USA e da NuwardTM (due reattori da 170 MWe) in Francia, sono stati abbandonati lo scorso anno per il costo eccessivo e le numerose difficoltà incontrate nel realizzarli.

Oltre agli SMR di cui si è detto, secondo la piattaforma Pnns, a metà secolo  opereranno anche 32 Advanced Modular Reactor (AMR) con sei tecnologie che si definiscono avanzate. Un gruppo di impianti che comprende:  

  • 12 reattori refrigerati a piombo fuso LFR (lead-cooled fast reactor);
  • 10 reattori ad altissima temperatura refrigerati a gas VHTR (very-high temperature reactor);
  • 7  reattori refrigerati al sodio SFR (sodium-cooled fast reactor);
  • 3  reattori pressurizzati ad acqua con pressione superiore a quella critica SCWR (super critical water reactor).

A questi si aggiungono due tecnologie “di riserva” nel caso qualcuna delle precedenti non dovesse funzionare:

  • reattori veloci refrigerati a gas (tipicamente elio) GFR (gas-cooled fast reactor)
  • reattori a sali fusi nei quali nonvi è distinzione fra combustibile e refrigerante MSR (molten salts reactor).

In realtà i tre impianti SCWR  non sono proprio small, avendo potenze comprese tra 1000 e 1600 MWe.

Micro-fissione nucleare

Ma la vera sorpresa riguarda l’installazione di Micro Reactor (MR). Sono previsti 25 micro impianti entro il 2035 e 100 entro il 2050: una vera sfida all’ accettabilità sociale.

Si tratta di una filiera di piccoli/piccolissimi reattori (MR) comprendente un’ampia gamma di proposte tecnologiche accomunate dalla contenuta potenza (inferiori a 22.5 MWe elettrici e  50 MWth termici), progettati su misura per garantire versatilità di utilizzo in diversi settori produttivi e per questo molto apprezzati da Confindustria.  

Una nebulosa di prodotti diversi, molto piccoli anche meno di 1 MWe di potenza, quasi a proporsi come energia diffusa sul territorio, in competizione con le fonti rinnovabili solare ed eolica.

Fusione nucleare

Nel 2050 il programma del Governo non farà mancare neppure impianti a fusione nucleare sui quali investirà 7,4 miliardi di euro.

Nel volume 3 non si fa una scelta ma ci si affida genericamente alle due tecnologie sulle quali è concentrata da molti anni la ricerca internazionale: la fusione nucleare Deuterio-Trizio a confinamento magnetico MFE (Magnetic Fusion Energy) e la stessa fusione a confinamento inerziale IFE (Inertial Fusion Energy), entrambi ancora nella fase laboratoriale.

Fusione Nucleare Deuterio-Trizio

L’Italia già partecipa al programma ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) il più grande progetto di ricerca nucleare della storia nel campo del confinamento magnetico MFE, in cui tecnici di 35 Paesi sperimentano il controllo della reazione di fusione trizio-deuterio con un gigantesco reattore prototipo da 25 miliardi di dollari.

La tecnologia a confinamento inerziale IFE (fasci di potentissimi laser che colpiscono contemporaneamente una microsfera contenete deuterio e trizio provocandone la fusione) usufruisce  invece di finanziamenti erogati dal Dipartimento alla Difesa degli Stati Uniti per la rilevanza delle informazioni nello sviluppo delle armi termonucleari. Con quale contropartita?

Qualche osservazione   

I ministri Pichetto Fratin e Matteo Salvini, il quale ha organizzato a Milano la conferenza “Il nucleare sostenibile, l’Italia riparte“, nel commentare il Pnns non perdono occasione per ribadire l’importanza del nucleare per far recuperare competitività energetica al Paese.

Una sostenibilità che per essere provata necessita di conoscere almeno la valutazione del costo dell’energia prodotta  ma le schede preparate a questo fine dai tecnici del Pnns sono gravemente incomplete.

Il Governo sta quindi avviando un importante, variegato e gigantesco programma energetico privo di stime, seppur vaghe, su quanto quell’energia costerà e senza gli elementi di confronto con alternative tecnologiche al nucleare.

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