“Atelier” di Remo Anzovino: vent’anni di musica tra arte e pianoforte
Un disco che celebra dal vivo la carriera del compositore friulano. Un'esperienza immersiva fra sette note, cinema, arte e molto altro.

Un disco che celebra dal vivo la carriera del compositore friulano. Un'esperienza immersiva fra sette note, cinema, arte e molto altro.
Ci sono album che si limitano a raccogliere una serie di brani, in sequenza. Opere ben fatte, ma che non aggiungono nulla all’esperienza quotidiana, se non un po’ di sottofondo o qualche suggestione qua e là, ma senza picchi.
E poi ci sono opere come Atelier di Remo Anzovino, che trasformano l’ascolto in un’esperienza immersiva, un viaggio attraverso due decenni di ricerca musicale e artistica di altissimo livello. Un album che non è una semplice raccolta di pezzi eseguiti in concerto, ma un vissuto sensoriale che celebra vent’anni di carriera del grande pianista friulano. Registrato nell’atelier del maestro Giorgio Celiberti, pil disco fonde musica e arte in un dialogo intimo e profondo fra musicista e strumento, in grado di trasmettere suggestioni senza fine all’ascoltatore.
La scelta di registrare l’album nell’atelier di Celiberti non è, peraltro, casuale. Anzovino ha sempre nutrito una profonda ammirazione per il lavoro del pittore e scultore friulano, considerandolo anche fonte di ispirazione. E d’altronde il rapporto fra Anzovino e la pittura è noto, avendo musicato numerosi documentari dedicati ai grandi maestri della pittura mondiale, diventati per lui una sorta di cifra stilistica senza eguali.
L’atelier, con le sue opere d’arte e la sua atmosfera unica, ha fornito il contesto ideale per catturare l’essenza delle composizioni di Anzovino, che ha raggiunto così l’apice dell’ispirazione e coerenza espressiva, riuscendo a creare un fil rouge fra i principali brani del suo straordinario percorso artistico.
La tracklist di Atelier è una selezione curata dei brani più rappresentativi della carriera di Anzovino, eseguiti in piano solo e registrati, appunto, dal vivo. A colpire in Atelier è la coerenza del suono e l’assenza di artificio. Ogni pezzo racconta una storia, evocando immagini e sensazioni che trascendono le parole.
“Chaplin”, che apre l’album, è un omaggio al celebre cineasta e rappresenta un ritorno alle origini per Anzovino. Composto circa vent’anni fa per la sonorizzazione dal vivo del film Il circo, il brano cattura l’essenza del cinema muto, con una melodia che alterna leggerezza e malinconia. “Tabù” e “Deriva” esplorano territori emotivi profondi, con armonie che si sviluppano lentamente, creando un senso di attesa e introspezione. In particolare, “Deriva” trasmette la sensazione di essere sospinti dalle correnti della vita, senza una direzione precisa, ma con la consapevolezza del viaggio interiore.
“On A Tightrope” è un perfetto esempio dell’equilibrio tra tensione e armonia che caratterizza la scrittura di Anzovino. Le note si susseguono come passi su un filo sospeso, trasmettendo una sensazione di precarietà controllata, dove ogni movimento è calcolato ma carico di emozione. Con “Nocturne in Tokyo”, Anzovino ci trasporta nella metropoli giapponese durante le ore notturne. La composizione mescola influenze classiche con sonorità moderne, evocando l’atmosfera vibrante e al contempo solitaria delle strade illuminate dai neon.
“Metropolitan” accelera il ritmo, riflettendo il dinamismo e la frenesia della vita urbana. Le note rapide e incalzanti dipingono il quadro di una città in continuo movimento, dove ogni individuo è parte di un flusso incessante. “Sant’Ivo Alla Sapienza” si distingue per la sua struttura armonica, ispirata all’architettura barocca dell’omonima chiesa romana progettata da Borromini. La composizione riflette l’eleganza e la complessità della struttura architettonica, con linee melodiche che si intrecciano in una danza raffinata.
Tra i momenti più toccanti dell’album, “Following Light” emerge per la sua melodia struggente. Il brano esplora temi di perdita e speranza, con una delicatezza che invita l’ascoltatore a riflettere sulla propria esperienza emotiva. “Yo Te Cielo (Canción Para Frida)”, dedicata a Frida Kahlo, è una dedica vibrante e femminile, dolente e luminosa. La composizione cattura l’essenza dell’artista messicana, con una melodia che rispecchia la sua forza e vulnerabilità.
“Vincent”, omaggio a Van Gogh, è una carezza musicale che si muove tra empatia e delicatezza, evitando ogni retorica. Anzovino riesce a tradurre in musica la complessità emotiva del pittore olandese, creando un ponte tra le arti visive e sonore. Infine, “Hallelujah” chiude l’album con una scelta inaspettata. Non una semplice rilettura del celebre brano di Leonard Cohen, ma un’interpretazione personale che attraversa la melodia originale, lasciando un segno discreto ma profondo, quasi un saluto finale che risuona nell’anima dell’ascoltatore.
Nato nel 1976 in Friuli, Remo Anzovino ha saputo distinguersi nel panorama musicale italiano per la sua capacità di fondere generi e influenze diverse. Avvocato penalista di formazione, ha seguito la sua passione per la musica, componendo colonne sonore per il cinema, il teatro e la televisione. La sua carriera è caratterizzata da una continua ricerca dell’essenziale, con composizioni che esplorano il silenzio e l’attesa, offrendo all’ascoltatore spazi di riflessione e introspezione. 
La sua poetica è costruita sul silenzio, sull’attesa, sulla capacità di raccontare senza spiegare. Non c’è mai compiacimento nei suoi brani, ma una tensione continua verso l’essenziale. Lo ha dimostrato anche al Festival del Giornalismo di Verona 2024, dove ha regalato al pubblico accorso una delle serate più partecipate e intense della rassegna: un concerto che ha unito pubblico e artista in uno spazio sospeso, fuori dal tempo.
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