Il mondo post-apocalittico e la lotta per la sopravvivenza sono temi centrali della fantascienza, e giovedì 28 marzo al Cinema Nuovo San Michele, l’EXTRA Sci-Fi Festival Verona ha proseguito il suo viaggio nel genere con la proiezione di Mad Max: Fury Road, terzo film cult della rassegna.

Un film dal lungo percorso: dallo sviluppo alla produzione

La realizzazione di Mad Max: Fury Road è stata un percorso lungo e tortuoso. George Miller iniziò a concepire l’idea del film già nel 1995, ma diversi ostacoli ne rallentarono la produzione. Infatti, problemi economici, instabilità politica in Australia e difficoltà logistiche impedirono più volte l’inizio delle riprese.

Nel 2001, il progetto sembrava vicino alla realizzazione. Tuttavia, gli attentati dell’11 settembre resero complicata la logistica delle riprese in Namibia. Di conseguenza, la produzione riprese solo nel 2012, con un cast rinnovato e una tecnologia più avanzata. Tom Hardy sostituì Mel Gibson nel ruolo di Max Rockatansky, mentre Charlize Theron venne scelta per interpretare Imperator Furiosa, un personaggio chiave del film.

La sceneggiatura si trasformò nel tempo. Infatti, Miller e il co-sceneggiatore Brendan McCarthy abbandonarono l’idea di una narrazione classica per adottare una struttura visiva più dinamica. Questo approccio contribuì a rendere il film un’esperienza cinematografica unica, riducendo i dialoghi e affidando alla spettacolarità visiva il compito di raccontare la storia.

Distopia ambientale e simbolismo del deserto

L’ambientazione di Mad Max: Fury Road rappresenta una distopia estrema. Infatti, il mondo narrato nel film è un deserto arido, un luogo inospitale dove le risorse naturali sono diventate strumenti di potere.

Di conseguenza, il deserto non è solo uno sfondo, ma un simbolo della distruzione ambientale causata dall’uomo. In un pianeta devastato, l’acqua diventa più preziosa del petrolio, e chi ne detiene il controllo esercita un dominio assoluto.

Inoltre, il deserto simboleggia il vuoto spirituale e la lotta per la sopravvivenza. In questo ambiente ostile, i personaggi sono ridotti alla loro essenza più pura. Di conseguenza, le scelte morali emergono in modo netto: sopravvivere significa accettare o ribellarsi alle regole imposte dai tiranni.

Le bande guerriere: i war boys e il culto della morte

I War Boys sono i guerrieri fanatici di Immortan Joe, il tiranno che controlla l’Acquaforte. Questi giovani soldati, dipinti di bianco e affetti da malattie legate alla radioattività, venerano la morte come un passaggio glorioso verso il Valhalla. Inoltre, il loro fanatismo è alimentato da una propaganda che li spinge a sacrificarsi in battaglia per la gloria del loro leader.

I War Boys rappresentano una critica alla militarizzazione cieca e alla manipolazione ideologica.

In effetti, sono vittime e carnefici allo stesso tempo, plagiati da una narrazione che li priva di autonomia e li trasforma in strumenti di guerra.

Una nuova mascolinità: oltre la violenza e il dominio

Uno degli aspetti più interessanti di Mad Max: Fury Road è il modo in cui ridefinisce la mascolinità. Tradizionalmente, il protagonista della saga, Max Rockatansky, incarnava un’idea di mascolinità solitaria e violenta. Tuttavia, in questo capitolo il suo ruolo cambia radicalmente. Infatti, Max non è più solo un guerriero solitario che impone la sua forza sugli altri, bensì un uomo che impara a collaborare, a fidarsi e a sostenere la lotta di Furiosa e delle donne in fuga.

La sua trasformazione suggerisce un modello di mascolinità che non si basa sulla dominazione e sulla forza bruta, ma sulla cooperazione e sulla resilienza. Per questo motivo, questo cambiamento si inserisce in un dibattito più ampio sulla necessità di rivedere le concezioni tradizionali della virilità, un tema studiato da autori come Raewyn Connell (Masculinities, 1995) e Rita Segato (La guerra contra las mujeres, 2016).

Furiosa: un’icona di resistenza femminile

Imperator Furiosa è il personaggio più emblematico del film. Con il cranio rasato, il braccio meccanico e una determinazione incrollabile, incarna la lotta contro il sistema oppressivo di Immortan Joe. A differenza di Max, che appare inizialmente disinteressato alla causa delle donne, Furiosa ha un obiettivo chiaro: condurle in un luogo sicuro e porre fine alla tirannia.

Il suo viaggio è una metafora della resistenza femminile in un mondo dominato dalla violenza e dalla sopraffazione maschile. Di conseguenza, Furiosa non si limita a sopravvivere, ma combatte attivamente per cambiare il suo destino e quello degli altri.

Furiosa e le ultime donne del suo popolo: il ritorno all’Acquaforte

L’incontro di Furiosa con le Vuvalini, le ultime sopravvissute del suo popolo, è un momento cruciale. Queste donne, ormai poche e invecchiate, hanno custodito semi di piante nella speranza di trovare un terreno fertile dove far rinascere la vita. I semi rappresentano una metafora della rigenerazione, un simbolo di resistenza contro l’aridità e la morte imposta dal regime di Immortan Joe.

Inizialmente, Furiosa crede che il suo destino sia portare le fuggitive verso la mitica “Terra Verde”. Tuttavia, scopre che quel luogo non esiste più. Per questo motivo, invece di cercare un’utopia, Furiosa e le altre donne decidono di combattere per riconquistare l’Acquaforte. La loro scelta segna un cambiamento di prospettiva: non si tratta più di fuggire dal male, ma di affrontarlo direttamente e trasformarlo.

Questo atto di ritorno e resistenza rievoca il concetto di “ritorno al luogo dell’oppressione per riscattarlo”, discusso da bell hooks in Yearning: Race, Gender, and Cultural Politics (1990). In effetti, la rivoluzione non avviene in un altrove ideale, ma nella riappropriazione di ciò che era stato sottratto. Mad Max: Fury Road incarna questa idea, mostrando che il vero cambiamento avviene affrontando il passato e trasformando la realtà presente.

Conclusione

Mad Max: Fury Road non è solo un film d’azione spettacolare, ma una potente riflessione sui temi della sopravvivenza, del potere e della resistenza. La rappresentazione della distopia ambientale, l’uso del deserto come simbolo di desolazione e rinascita, e la ridefinizione dei ruoli di genere lo rendono un’opera cinematografica profondamente significativa. Furiosa emerge come un’eroina rivoluzionaria, mentre la scelta di tornare all’Acquaforte invece di fuggire sottolinea l’importanza di affrontare il passato per costruire un futuro migliore. Mad Max: Fury Road rimane un esempio di come il cinema possa essere spettacolare e allo stesso tempo portatore di messaggi sociali profondi.

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