John Modupe e la sua “Simulazione degli dei” al Festival del Giornalismo
Il resoconto dello spettacolo, e del successivo dialogo con la giornalista Tiziana Cavallo, del podcaster e stand-up comedian italo-nigeriano.

Il resoconto dello spettacolo, e del successivo dialogo con la giornalista Tiziana Cavallo, del podcaster e stand-up comedian italo-nigeriano.
La terza serata del Festival del Giornalismo di Verona 2025 si è chiusa con lo spettacolo di stand-up comedy intitolato “Simulazione degli dei” di John Modupe. Durante i quaranta minuti di esibizione, il podcaster e comico italo-nigeriano, celebre per il podcast “Oh my John”, ha alternato racconti della sua infanzia a incisive riflessioni sulla società italiana contemporanea.
Al termine dello spettacolo, che ha visto un’ampia partecipazione presso Fucina Machiavelli, Modupe ha conversato con la giornalista Tiziana Cavallo, approfondendo il passaggio dal formato podcast alla stand-up comedy: «Ho iniziato a creare podcast nel 2019, anche se avevo cominciato a registrarli tre anni prima. Per me è stato un periodo di crescita e apprendimento, perché ho scoperto una forma di comunicazione diretta e autentica, che mi ha permesso di entrare in connessione trasparente con gli ascoltatori. Non produco podcast da un anno, sto cercando di esplorare nuove strade. Tornerò a riprenderlo, ma in una veste completamente nuova, perché oggi sono una persona diversa».
Un cammino segnato anche dal prestigioso riconoscimento della rivista Rolling Stone, che nel 2022 ha inserito “Oh my John” tra i migliori podcast italiani, descrivendolo come un podcast “che cura”, ricorda Cavallo. Un concetto ribadito da Modupe: «Credo che abbiamo davvero bisogno, io per primo, di trovare la cura in tutto».
Anche il titolo dello spettacolo ricopre una funzione catartica, sebbene il comico dichiari: «Non amo dare una spiegazione dei titoli perché so già che tra cinque mesi ne troverò un’altra». La sua prospettiva è quella di un’Italia priva di dei e di Dio: «In realtà ci sono, ma gli italiani non lo sanno. “Simulazione degli dei” è un gioco attraverso il quale cerco di comprendere chi controlla chi. A dire il vero, sto cercando di capirlo anch’io».
Tra i prossimi progetti c’è anche l’intenzione di portare uno spettacolo nel suo paese d’origine, la Nigeria. Modupe osserva con ironia: «Quello che qui è politicamente scorretto lì è una conversazione normale».
Non è mancata, infine, l’opportunità di approfondire alcuni temi di attualità, strettamente legati al Festival, come la visione del giornalismo secondo John Modupe: «Non nutro rispetto per i giornalisti in Italia, poiché il panorama giornalistico italiano tende a rafforzare la propria bolla culturale. Affrontiamo le notizie esclusivamente attraverso i codici culturali italiani e non vedo alcuna testata italiana che goda di autorevolezza a livello internazionale».
Sul rapporto tra Europa e Africa, John Modupe esprime una posizione molto critica: «Credo che in Europa ci sia un incredibile velo di ipocrisia. È ossessionata dalle vicende politiche del suo “padre politico”, gli Stati Uniti, ma non ha mai affrontato seriamente le responsabilità che ha in Africa. Ricordo i miei zii parlare di aziende petrolifere italiane che hanno devastato città nigeriane. In Italia e in Europa di queste cose non si discute affatto. Alcune di queste aziende petrolifere controllano metà delle testate giornalistiche. Fino a quando non ci sarà un reale cambiamento nell’assunzione delle proprie responsabilità, continueremo a vedere sempre lo stesso copione».
L’ultima riflessione che John Modupe condivide con il pubblico veronese riguarda lo stereotipo secondo cui un artista di origini africane debba occuparsi esclusivamente di temi legati a razzismo e discriminazione: «Ci sono molti scrittori e scrittrici di seconda generazione che negli ultimi sette anni si sono concentrati unicamente su questi argomenti. È una visione limitante dal punto di vista artistico; dobbiamo darci l’opportunità di esplorare e raccontare altro. Negli ultimi tre anni ho intrapreso questo percorso e i risultati sono stati straordinari».
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