Sabato 22 marzo presso la Cantina Valpolicella di Negrar – sponsor del Festival e in questo caso anche partner organizzativo – ha preso il via l’Extra Festival, la serie di appuntamenti in provincia del Festival del Giornalismo di Verona 2025.

L’incontro “Una vita a cinque cerchi” è stata l’occasione per immergersi nei ricordi e nelle emozioni legate ai Giochi Olimpici del giornalista – storico commentatore Rai dei Giochi – Franco Bragagna, l’ex-canoista olimpica a Pechino 2008 e oggi consigliere comunale di Bardolino Alessandra Galiotto e il presidente del CONI Veneto ed ex-direttore tecnico nazionale della FIDAL Dino Ponchio.

Con la moderazione del direttore responsabile di SportdiPiù Magazine Alberto Bruno Cristani (che ha collaborato alla realizzazione di questo incontro), i tre ospiti sono partiti nel loro racconto da cosa significhino per loro le Olimpiadi.

I ricordi a cinque cerchi degli ospiti

«Il sogno di un bambino» esordisce Franco Bragagna, che racconta di quando, da piccolo, si divertiva a simulare le Olimpiadi, organizzando persino le “Olimpiadi rionali” nel suo condominio insieme agli amici del quartiere.

Secondo Alessandra Galiotto, «a livello pratico era come partecipare a un Campionato Regionale o Italiano, un appuntamento che sogni da bambino, anche se me ne sono resa conto solo dopo». Galiotto ricorda con piacere l’atmosfera e lo scambio culturale vissuti nel villaggio olimpico di Pechino 2008. In quell’edizione dei Giochi, partecipò alla gara del K4 500 metri insieme a Stefania Cicali, Fabiana Sgroi e Alice Fagioli, concludendo al 7° posto finale.

Ripercorrendo la parabola sportiva di un atleta, Dino Ponchio sottolinea come alla prima convocazione con la nazionale possa scappare una lacrima sull’inno, come gli Europei e i Mondiali siano il massimo a cui aspirare ma non ha dubbi: «Le Olimpiadi sono tutta un’altra cosa».

Bragagna, partendo dal sogno di bambino, è arrivato a commentare ben 17 edizioni dei Giochi Olimpici – sia estivi che invernali – iniziando con Albertville 1992. Ponchio, invece, ha partecipato a 6 edizioni estive, ricoprendo tutti i ruoli, dall’allenatore al Direttore Tecnico. Bragagna ricorda Dino Ponchio come un allenatore «estremamente severo anche con se stesso e molto preparato, sempre pronto a puntare al massimo». Non a caso, Ponchio sottolinea che «con le pacche sulle spalle non si portano a casa medaglie».

Galiotto sottolinea le sfide legate al ruolo di allenatore o allenatrice: «Cerco di trasmettere ai ragazzi valori legati al rispetto, al gioco e al divertimento. Fare l’allenatrice non è semplice. Significa comprendere l’atleta e il giovane nell’età della crescita, riuscendo a entrare nella sua mente». L’olimpionica di Pechino 2008 ricorda poi il suo primo contatto con la canoa, quando i genitori cercavano un’attività estiva da farle praticare durante l’estate della quinta elementare.

Dai primi allenamenti con i Canottieri Bardolino fino all’esperienza ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, lo sport ha subito una trasformazione profonda, come sottolineato dai tre ospiti. «La vita è cambiata radicalmente. Negli anni Novanta potevi raccontare storie di vent’anni prima e sentirti ancora attuale. Oggi, persino ciò che accadeva cinque anni fa sembra appartenere a un’altra era» riflette Bragagna, soffermandosi sull’impatto delle nuove tecnologie e dei moderni metodi di allenamento.

«Un tempo l’allenatore era una figura onnisciente. Oggi, invece, il risultato si costruisce grazie a un’equipe di specialisti, che lavora con e per l’atleta. Tuttavia, l’atleta ha bisogno di un punto di riferimento unico: il coach, il coordinatore del team» conclude Ponchio.

Verso le Olimpiadi di Milano Cortina 2026

Proseguendo il viaggio tra i ricordi, dai “10 minuti indimenticabili” descritti da Bragagna, che videro l’oro di Gianmarco Tamberi nel salto in alto e quello di Marcell Jacobs nei 100 metri a Tokyo 2020, fino all’esempio di determinazione che Josefa Idem trasmetteva ad Alessandra Galiotto e alle altre atlete della canoa italiana a Pechino, si giunge infine a parlare di Milano Cortina 2026.

Bragagna sottolinea ciò che distingue i Giochi Olimpici, definendoli come «il punto di riferimento per il comune che ospita l’evento». Evidenzia inoltre come, nonostante l’Agenda Olimpica 2020 promuova l’organizzazione su territori più ampi, puntando a una gestione sostenibile delle risorse, a Milano siano stati investiti ingenti fondi nella costruzione di nuove strutture. Ponchio ricorda chi sosteneva che per completare tutte le infrastrutture e arrivare pronti all’appuntamento olimpico sarebbe stato necessario un miracolo, aggiungendo con ironia: «Noi italiani, per i miracoli, siamo ben attrezzati».

Milano Cortina 2026 coinvolgerà anche la città di Verona, che ospiterà la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi il 22 febbraio e quella di apertura delle Paralimpiadi il 6 marzo 2026, entrambe previste nell’iconica Arena. «Siamo fortunati ad avere questa opportunità», conclude Gagliotto.

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