“Effetto domino”: il mondo che cambia al Festival del Giornalismo
L'analisi dello scacchiere geopolitico secondo Marta Ottaviani e Mariangela Pira: «Non abbiamo un dibattito giornalistico che ci consenta di andare al centro delle cose».

L'analisi dello scacchiere geopolitico secondo Marta Ottaviani e Mariangela Pira: «Non abbiamo un dibattito giornalistico che ci consenta di andare al centro delle cose».
Il sabato pomeriggio della quinta edizione del Festival del Giornalismo di Verona è stato caratterizzato dall’appuntamento che ha dato nome alla rassegna. Alla Fucina Machiavelli sono arrivate le giornaliste Marta Ottaviani e Mariangela Pira, il cui ultimo libro “Effetto domino” (Chiarelettere, 2023) ha ispirato il claim di questa edizione del Festival. A dialogare con loro il direttore di Verona Network Matteo Scolari.
Un’ora e mezza dedicata al commento delle vicende che stanno ridisegnando lo scacchiere geopolitico mondiale, dalla guerra in Ucraina alle politiche economiche di Turchia e Cina fino alla nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti. Mariangela Pira descrive questa fase storica come un’epoca di «regionalizzazione», a dispetto della teoria di Francis Fukuyama che pensava ad un mondo post-caduta del Muro di Berlino dove avrebbero avuto spazio unicamente le democrazie liberali.
Se ad ovest c’è il «triumvirato Trump-Musk-Vance» a est c’è la Russia per la quale l’Europa è un nemico, come spiega Marta Ottaviani: «In Russia c’è la “sindrome della fortezza assediata” per cui l’Europa voglia annientare il loro paese e la loro cultura. La distorsione dell’istruzione fa sì che questo non cambierà nei prossimi 20 anni, nonostante la fine della guerra in Ucraina. La Russia è un luogo dove adesso ci sono i musei sull’operazione speciale in Ucraina».
Andando più ad est Mariangela Pira tratteggia una Cina – paese dal quale è stata a lungo corrispondente per MF, Panorama, L’Espresso e Il Venerdì di Repubblica – che si sta nuovamente chiudendo al mondo, dopo aver lavorato in questi decenni per rendersi indipendente dagli altri blocchi. La giornalista invita anche ad osservare con attenzione gli sviluppi nell’area perché «il potere cinese è molto gerarchico e c’è molta gavetta, quindi chi arriva ai vertici del governo non è uno stupido come potremmo pensare».
Lo stesso concetto viene ribadito da Marta Ottaviani parlando della Turchia: «Dovremmo essere meno spocchiosi e avere meno atteggiamenti di superiorità rispetto agli altri paesi perché c’è una parte di mondo che ha il coltello tra i denti. Questa è l’ultima possibilità che abbiamo per mettere a punto un progetto politico ambizioso, dato che nessun paese europeo ce la fa ad andare avanti da solo».
Il fatto che il mondo stia cambiando, secondo Mariangela Pira, è ben evidenziato dal fatto che le decisioni al giorno d’oggi vengono prese in Arabia Saudita. Un altro esempio, che permette di mettere in luce anche le colpe dei paesi europei è l’autorevolezza assunta dal Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan: «Non è uno statista ma si sta prendendo lo spazio che avrebbe potuto e dovuto prendere l’Europa, che non ha avuto il coraggio di prendere decisioni» commenta.
Spostando lo sguardo sul genocidio della popolazione palestinese, le giornaliste aprono una finestra anche sul problema del dibattito politico e giornalistico su questi temi. «Non abbiamo un dibattito giornalistico che ci consenta di andare al centro delle cose, per poter avere la libertà di dire che il 7 ottobre è stato un fatto gravissimo, così come quello che è accaduto dopo è aberrante» commenta Pira, mentre Ottaviani osserva che «la crisi in Medio Oriente denota il fallimento degli organismi internazionali. Il fallimento dell’umanità in generale».
In chiusura, in merito alla posizione dell’Italia nello scacchiere Ottaviani ricorda che esiste un problema di fondo, non legato unicamente all’attuale governo:«Il numero di diplomatici italiani viene costantemente tagliato. Per quanto la premier Meloni sia volenterosa la politica estera richiede tempo e soldi, che il governo non sembra avere. In terzo luogo c’è chi la fa da più tempo e meglio di noi. Non ne faccio una colpa, con il Piano Mattei sta cercando di fare qualcosa. Ma dove va quindi l’Italia se non sta all’interno del perimetro europeo?».
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