“Europa: serve una reazione immediata”
"Nel medio-lungo periodo occorre però organizzare una difesa europea strutturata". Riceviamo e pubblichiamo questo articolo di Luisa Trumellini, Segretaria nazionale del Movimento Federalista Europeo.

"Nel medio-lungo periodo occorre però organizzare una difesa europea strutturata". Riceviamo e pubblichiamo questo articolo di Luisa Trumellini, Segretaria nazionale del Movimento Federalista Europeo.
Viviamo giorni e settimane che sembrano cruciali per il futuro dell’Occidente e forse del mondo intero. La necessità di prendere atto della nuova realtà dell’Amministrazione americana sta spingendo gli Stati europei – o meglio, alcuni tra essi – a cercare di reagire e di capire come fare per non lasciarsi schiacciare.
Il nodo cruciale è la difesa dell’Ucraina e la consapevolezza che permettere a Putin di vincere la guerra, mentre oltretutto Russia e USA sembrano trovare un’intesa sulla pelle di Kyiv e dell’Unione europea, costituisce un pericolo esistenziale per tutta l’Europa. Macron si è rivolto ai francesi parlando esplicitamente del rischio di ritrovarsi in guerra e della necessità per i cittadini di capire il cambiamento radicale che è avvenuto e che riporta gli europei a confrontarsi con il pericolo di un nemico che mira ad allargare la propria egemonia sul nostro continente.
Il Consiglio europeo del 6 marzo 2025 e le proposte avanzate da Ursula Von der Leyen con il ReArm Europe Plan si inseriscono in questo quadro. In questo momento il processo in direzione di una difesa europea sta muovendo solo i primi passi, e che ci sono dei passaggi ineludibili, se si vuole arrivare a costruirla. Il primo passo ineludibile è quello di manifestare la capacità di mobilitarsi per l’Ucraina. Anche se il risultato sarà parziale, il fatto di mostrare la volontà di darsi un coordinamento tra alcuni Paesi europei insieme ad altri Paesi extra-europei membri della NATO, esclusi gli USA, per intervenire a sostegno della sicurezza ucraina è una pre-condizione per affermare l’esistenza dell’Europa in quanto tale e per attivare la volontà di integrarsi poi in modo molto più stretto.
Quello che si sta facendo ora non è la difesa europea, e soprattutto non può essere la difesa europea. Con gli strumenti che ci sono, con le alleanze che si possono costruire si cerca di dar vita ad un polo di Paesi democratici che vogliono affermare una diversa visione dei rapporti internazionali, ribadire il valore della democrazia e della libertà e della solidarietà, e che non vogliono farsi schiacciare dai nuovi imperi. La minaccia è oggi, e la nostra debolezza ci rende immensamente vulnerabili; ed è per questo che la reazione europea deve essere immediata, anche se, per forza di cose, è molto inadeguata.
Le proposte di von der Leyen si capiscono in questo contesto. La Commissione – che, in materia di difesa, dà semplicemente forma a quanto stabilito dagli Stati membri – ha voluto creare le condizioni innanzitutto per mostrare che tutta l’UE era unita nella volontà di aumentare le proprie capacità militari – non tanto, come qualcuno fa notare, per difendere l’Europa, ma per difende l’Ucraina abbandonata dall’alleato americano, che ha bisogno di supporto anche militare (per questo il ReArm EU). La natura limitata e insufficiente delle proposte di questo piano sono quindi dovute sia al fatto che, con i poteri che ha, era davvero impossibile per la Commissione fare qualcosa di più incisivo, specie per quanto riguarda un Fondo per la difesa; sia alla necessità di non andare oltre un minimo accettabile per tutti, per dare un’idea di compattezza. Questo spiega anche le risoluzioni dei gruppi politici pro-europei nel Parlamento europeo, che infatti parlano “di un primo passo”.
Quando si parla invece di avviare davvero la costruzione di una difesa europea, si parla di una responsabilità degli Stati membri. L’ipotesi più realistica in questo nuovo quadro, è quella che un’avanguardia di Paesi (che non potrà che essere guidata da Francia e Germania, non appena la Germania avrà un governo e dimostrerà di essere nuovamente tornata a dare il suo apporto fondamentale al rafforzamento dell’Europa) si muova in questa direzione utilizzando la PESCO (la cooperazione strutturata permanente) per dar vita ad una forza militare integrata, forzando al tempo stesso i Trattati in merito alla governance che il gruppo si darebbe per iniziare a costituire questa nuova forza multinazionale.
Anche se gli Stati che danno vita alla PESCO resterebbero necessariamente i titolari in ultima istanza del destino dei loro reparti che compongono la forza europea e manterrebbero la responsabilità in ultima istanza sul loro utilizzo, affiderebbero alle istituzioni europee funzioni di coordinamento e controllo che – con il loro accordo – assumerebbero così una dimensione sovra-nazionale; in questo modo, questa avanguardia rafforzerebbe anche la spinta verso una riforma dei Trattati per creare un governo europeo federale, perché promuoverebbe un gruppo “di volonterosi” più integrato, e perché accentuerebbe anche nel campo della difesa l’evidenza della necessità di poteri democratici federali per completare il processo di una difesa europea, evidenzierebbe le questioni legate al bilancio, nonché l’esigenza di una politica estera davvero europea.”
Luisa Trumellini, Segretaria nazionale del Movimento Federalista Europeo
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