Ventuno anni fa si spegneva l’avvocato Umberto Cinalli, figura di spicco del foro veronese, stimato per la sua grande professionalità, il profondo senso di giustizia e le straordinarie qualità umane. A distanza di oltre due decenni, il suo esempio continua a essere un punto di riferimento per colleghi, amici e familiari.

La sua carriera forense, contraddistinta da rigore e rispetto per la professione, non si limitò alla semplice pratica del diritto, ma si estese anche all’impegno istituzionale e associativo. Come ricordano alcuni avvocati che hanno avuto il privilegio di collaborare con lui, Cinalli incarnava valori fondamentali, oggi spesso messi in ombra, come l’integrità, l’equilibrio e il senso del dovere.

“Un giusto equilibrio”

L’avvocato Mauro Regis, che ha condiviso con Cinalli un lungo tratto di vita professionale, lo ricorda con affetto e stima profonda. Il primo contatto con il suo nome avvenne quando Regis era ancora uno studente, attraverso i racconti del padre e dello zio: “Il nome dell’avvocato Umberto Cinalli entrò nella mia vita quando ancora frequentavo le scuole. Ci arrivò per i rapporti di grande cordialità e, per quanto posso sapere, di reciproca stima che aveva con mio papà e con mio zio, dai quali ne sentii parlare sempre come di un avvocato onesto, leale e preparato.”

Quando Regis ebbe modo di conoscerlo personalmente, ogni dubbio lasciò spazio alla conferma: “La cordialità e la vicinanza a chi, come me, iniziava, erano spontanee nella chiarezza delle sue parole e nel sorriso dei suoi occhi.”

Una delle esperienze più significative fu quella condivisa al Consiglio dell’Ordine, dove Cinalli ricoprì per quattro anni il ruolo di segretario. Regis evidenzia come il suo approccio ai procedimenti disciplinari fosse caratterizzato da un equilibrio raro: “Era consapevole di un impegno importante, che imponeva la lettura del comportamento di chi veniva giudicato non solo in termini di asettico diritto. Era un giusto equilibrio fra il dovere di non tollerare comportamenti che gettano discredito sulla nostra professione e la sensibilità di essere, in taluni momenti, più un educatore che un giudice severo.”

Regis ricorda anche un episodio emblematico del suo senso del dovere e del rispetto per le istituzioni: “Per breve tempo, a scadenze più o meno regolari, si presentava al Consiglio con l’elenco delle presenze dei consiglieri, quasi fosse una giusta classifica per verificare l’impegno di ciascuno. Lo faceva sorridendo sornione, come a dire che l’impegno era una scelta che qualcuno, forse, avrebbe fatto meglio a evitare.”

Il valore dell’associazionismo

Anche l’avvocata Laura Decchino ricorda con affetto l’avvocato Cinalli, conosciuto durante le riunioni della Federazione Triveneta del Sindacato Forense, oggi Associazione Nazionale Forense: “Da giovane praticante ebbi l’onore di conoscerlo insieme ai colleghi Paola Campostrini, Laura Pernigo e Lamberto Lambertini. Ho avuto modo di apprezzarne le doti di equilibrio e fermezza. La sua appartenenza all’associazione testimonia il suo interesse verso l’avvocatura e il suo impegno nel tutelare i diritti dei professionisti e dei cittadini.”

Cinalli credeva fortemente nel valore dell’associazionismo come strumento per promuovere una giustizia vicina ai cittadini e ai professionisti, contribuendo attivamente al dibattito sul ruolo dell’avvocato nella società.

Un Padre Amorevole e Signorile

Il figlio Guido, che insieme alla sorella Alessandra ha percorso la stessa strada professionale del padre portando avanti lo studio di famiglia, ne ha ricordato con commozione le grandi qualità umane: “Quello che ho sempre trovato magico di mio papà era che aveva una grande capacità di farsi ascoltare, anche nella semplicità dei concetti che esprimeva. Non era certo un poeta o un grande affabulatore, ma riusciva in qualche modo a catturare l’attenzione e quando parlava lui lo ascoltavano tutti, senza eccezioni. Una caratteristica questa che nel nostro lavoro di avvocati risulta rara, visto che di solito, visto che si hanno dall’altra parte degli avvocati, spesso si risolve a una battaglia a chi sovrasta l’altro. Naturalmente agli occhi di un bambino questa cosa era magica. Poi viene sempre ricordato come una brava persona. Quando sono arrivato anch’io a fare questa professione ho avuto tantissime testimonianze e attestati di stima.”

La sua figura paterna si intrecciava perfettamente con quella del professionista rigoroso, sempre attento alle esigenze degli altri, sia nella vita familiare sia in ambito lavorativo.

Una professione al servizio del cittadino

Lo scorso anno, un convegno tenutosi a Verona ha rappresentato un’importante occasione per onorare la sua memoria e riflettere sul suo lascito. Umberto Cinalli, infatti, continua a rappresentare un esempio per chi vede nella professione forense non solo un mestiere, ma una vocazione al servizio del cittadino. La sua capacità di unire rigore e umanità, giustizia e comprensione, rimane una lezione preziosa in un contesto che tende sempre più a privilegiare la forma rispetto alla sostanza.

Il suo ricordo è oggi testimonianza di ciò che l’avvocatura dovrebbe sempre rappresentare: etica, impegno e servizio alla comunità.

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