Venerdì 14 febbraio si è svolto, in un Salone dei Vescovi pieno di persone, l’incontro con Marinella Perroni, teologa, biblista, fondatrice del Coordinamento delle teologhe italiane che ha avuto modo di presentare in città il libro, edito da Piemme, Colloqui non più possibili con Michela Murgia. In dialogo con lei, per l’occasione, anche monsignor Domenico Pompili, vescovo di Verona e Cristina Simonelli, docente di teologia patristica e, a sua volta, membro del Cti.

Un libro occasione di dialogo continuo

La presentazione ha avuto il sapore intenso dei ricordi, dei momenti di vita quotidiana vissuti, delle abitudini raccontate. Un libro, quello scritto da Marinella Perroni, nel quale l’autrice ha lasciato spazio al fluire, tra le pagine, delle parole dette e condivise con un’amica cara, la scrittrice Michela Murgia, scomparsa nell’estate del 2023. Insieme a lei Marinella Perroni, negli anni, si è interrogata molto sulla Chiesa e, in particolare, su come si possa essere contemporaneamente cattoliche e femministe, come si possano usare parole teologiche radicate nel mondo, ispirate dall’essenziale. Parole lucide, importanti di cui oggi si sente, forse, ancor di più la necessità.

Se il libro, nel titolo, richiama all’impossibilità reale di avere colloqui con Michela Murgia la volontà, ha spiegato Perroni, è di «continuare a farlo, continuare a ricercare forme di colloqui possibili attraverso i quali rafforzarci reciprocamente come persone, utilizzare la parola affinché questa si faccia vita, legame, memoria feconda».

Il vescovo di Verona Domenico Pompili con le teologhe Marinella Perroni e Cristina Simonelli. Foto R. Cavallari.

D’altra parte ciò che può rendere la vita umana è anche il colloquio con l’altro, la parola trasmessa. Questo Michela Murgia lo cercava, ne sentiva la necessità per comprendere e comprendersi. Ed è quanto Perroni cerca di restituire al lettore: la possibilità di entrare in colloquio, di riprendere un diologo affinché possa continuare, attraversare strade nuove, costruire relazioni.

Donne e Chiesa

Perroni ha ricordato, attraverso i momenti personali vissuti con Michela Murgia, quanto la sua fede fosse significativa. Non a tutti nota, ai più conosciuta soltanto nell’ultima parte della sua vita. Un’ultima parte di vita diventata testimonianza pubblica e politica nel senso più profondo che tutto questo può assumere.

La copertina dell’ultimo libro di Marinella Perroni edito da Piemme, 2024

Questo ha permesso di ricordare quanto Michela Murgia abbia saputo dare anche in questo ambito generando, attraverso il suo pensiero, i suoi libri, le sue scelte, una sorta di teologia dal basso generativa di domande e feconda di riflessioni.

Marinella Perroni ha ricordato la fatica e lo sconforto di vivere una fede che poteva apparire scomoda, non convenzionale sottolineando, però, quanto in questi anni le donne siano state fortemente capaci di fare Chiesa, di portare qui la prospettiva femminile costruendo opportunità, tessendo il cambiamento, permettendo alle donne stesse di essere viste e ascoltate, costruendo l’inizio di un cambimento.

In questa direzione di ricordo e condivisione anche il vescovo Pompili ha voluto sottolineare il valore di Michela Murgia non solo come autrice, ma come persona che non ha voluto opacizzare la malattia e la morte e che, anche grazie alla sua fede, ha saputo accogliere questi momenti con maggiore consapevolezza e lucidità. Per tutti e tutte l’invito a vivere pienamente ricordando quanto la vita, così come la morte, siano un fatto collettivo e comunitario. L’invito a vivere attivando uno sguardo attento come se si stesse sulla soglia per poi lasciarsi andare, pronti a costruire. Costruire ancora colloqui possibili.

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