Il 24 gennaio 2025 gli appassionati e le appassionate di ciclismo di tutta Italia sono rimasti sconvolti dalla notizia della morte di Sara Piffer, ciclista professionista di 19 anni investita da un uomo alla guida di un automobile durante un allenamento sulle strade trentine.

A meno di un mese di distanza, sabato 15 febbraio, presso la Pieve di San Floriano di Valpolicella appassionati, dirigenti sportivi, ciclisti di ogni età e livello ed amici si sono stretti in un abbraccio collettivo alla famiglia di Sara Piffer – il padre Lorenzo, la madre Marianna e i fratelli Gabriele, Christian e Loris – per un momento di riflessione e preghiera.

L’incontro, organizzato dal creatore della pagina Instagram “Eventi del Pendola”, Massimiliano Riccio, ha raccolto un nutrito gruppo di persone che hanno riempito la Pieve di San Floriano di Valpolicella dove il parroco don Amos Chiarello ha ricordato nella preghiera Sara Piffer, lasciando poi la parola a chiunque desiderasse condividere un pensiero per Sara o una riflessione sulla sicurezza stradale.

Il padre di Sara, Lorenzo Piffer, ha lanciato un appello a tutti gli appassionati di ciclismo chiedendo di non smettere di parlare di questa problematica. In particolar modo si è rivolto agli atleti e ai dirigenti delle società sportive, chiedendo di sfruttare la visibilità – che può essere data da una vittoria – per sensibilizzare maggiormente sul tema.

Ha poi raccontato di come abbia trovato la forza di perdonare l’uomo che ha provocato la morte della figlia grazie al figlio Christian e infine ha voluto ricordare anche Matteo Lorenzi, ciclista di 17 anni al primo anno tra gli juniores tesserato per la US Montecorona, investito e ucciso il 9 maggio 2024 da un uomo alla guida di un furgone a Civezzano (Trento).

Chi era Sara Piffer

Sara Piffer è nata il 7 ottobre 2005, e viveva a Palù di Giovo con la sua famiglia. Atleta professionista, era al secondo anno di contratto con il team Mendelspeck E-Work.

Il 24 gennaio 2025 è stata uccisa da un automobilista di 70 anni che, compiendo un sorpasso su un’altra automobile ha invaso la corsia opposta travolgendo Sara e suo fratello Christian Piffer, rimasto ferito – non gravemente – nell’incidente.

Il fatto è avvenuto in via Cesare Battisti, una strada secondaria che collega i comuni di Mezzocorona e Mezzolombardo, in provincia di Trento. L’automobilista è risultato negativo all’alcoltest ed è iscritto sul registro degli indagati con l’accusa di omicidio stradale.

Nel 2024 Sara Piffer aveva preso parte a gare nazionali ed internazionali – tra Belgio, Francia e Lussemburgo – arrivando 2° alla cronoscalata Festa dell’Uva di Maso Roncador (Trento) il 21 settembre e, soprattutto, vincendo il Trofeo Impresa Edile Fiorelli a Corridonia (Macerata) il 12 maggio.

La prima dedica per quella vittoria era andata proprio a Matteo Lorenzi, compagno di squadra del fratello di Sara – Loris Piffer – e morto sulle strade trentine 3 giorni prima.

Ma Sara Piffer non era solo una promettente ciclista. Come ricordato anche dai familiari in quest’occasione, era un’ottima studentessa – diplomata con lode – con una grande passione per l’arte. Ne sono una testimonianza i disegni presenti sul ricordo dato dalla famiglia ai presenti.

I numeri di una strage silenziosa

Sara Piffer è, purtroppo, solo l’ultimo nome di una lunga lista. Nel 2024 sono morti 204 ciclisti sulle strade italiane – 184 uomini e 20 donne – come riportato dall’Osservatorio Sapidata-ASAPS (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale), con un calo di 8 unità dal 2023.

Lo stesso Osservatorio segnala però 18 decessi nel gennaio 2025. Se la media dovesse confermarsi per tutto l’anno, il numero totale a fine anno crescerebbe di 12 unità rispetto al 2024, arrivando a 216. Questi sono i numeri di una strage – che non dovrebbe essere – silenziosa.

La FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) chiede da tempo politiche che tutelino gli utenti deboli della strada quali ciclisti e pedoni. Lo scorso 17 novembre – in occasione della Giornata Mondiale in memoria delle vittime sulla strada – insieme ad altre decine di enti come l’AIFVS (Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada) e la Fondazione Michele Scarponi ha organizzato un flash mob contro il nuovo Codice della Strada che, come sostenuto dalla FIAB, ostacola la prevenzione dei sinistri stradali.

Vengono criticare in primis la riduzione del numero di autovelox al posto di una riduzione dei limiti di velocità, in particolare nei centri urbani, quando l’esperimento del limite a 30 km/h di Bologna ha dimostrato di essere efficace. Sotto la lente d’ingrandimento anche la “multa unica” per più infrazioni e i più stringenti vincoli per la realizzazione di piste e corsie ciclabili.

Tra le linee guida delineate per intervenire sul problema va segnalato che lo scorso anno la Corte dei Conti Europea ha pubblicato una relazione con le osservazioni sulla sicurezza stradale nell’Unione Europea con l’obiettivo di dimezzare i morti sulle sue strade entro il 2030 e quasi azzerarlo entro il 2050.

Un simbolo sulle strade della Valpolicella

Tornando a sabato pomeriggio; al termine del momento di preghiera presso la Pieve di San Floriano, ci si è spostati presso la salita del Pendola, a Marano di Valpolicella, dov’è stato affisso uno striscione, realizzato da Grafiche Nicolis, per ricordare Sara Piffer, Michele Scarponi, Davide Rebellin e tutte le vittime della strada.

Striscioni rispetta il ciclista sul Pendola
I due striscioni sulla cima del Pendola, tra Fumane e Marano di Valpolicella.

La località, oltre ad essere un punto panoramico sempre più popolare tra i cicloamatori e le cicloamatrici del veronese, era sede di arrivo della cronoscalata del Pendola svolta il 18 luglio 2020. A quella gara aveva preso parte – arrivando 5° – proprio Sara Piffer, all’epoca nella categoria Allieve.

Il nuovo striscione è stato messo proprio a fianco di quello già posizionato da Eventi del Pendola nel febbraio del 2023, a pochi mesi dalla morte di Rebellin, investito mortalmente a Montebello Vicentino (Vicenza) il 30 novembre 2022.

Sara, Michele e Davide saranno d’ora in poi insieme lì, dall’alto dello scollinamento della strada che collega Fumane e Marano di Valpolicella, con la vista sui vigneti e sul Lago di Garda, con la speranza che altri volti non debbano essere aggiunti e che le loro storie, con il loro doloroso finale, siano di sprone per un cambiamento culturale non più rinviabile.

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