Pillole di Sanremo: terza serata
A metà Festival la stanchezza si fa sentire, ma Simon Le Bon ci mostra come portarla a casa da professionisti
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A metà Festival la stanchezza si fa sentire, ma Simon Le Bon ci mostra come portarla a casa da professionisti
I più sgamati sanno che la terza serata di Sanremo è il mega trappolone per eccellenza. Hai perso l’abbrivio dell’esordio e tutti non vedono l’ora di ascoltare i duetti e le cover. Ecco quindi l’astuta mossa padronale di piazzarci i Duran Duran e di evocare lo spirito di un Vannacci seduto in platea. In giornata Carlo Conti ha pure battibeccato in sala stampa. Rispetto alla piattezza degli scorsi giorni, praticamente un Nuova Intifada.
Non me ne vogliamo Irama, Olly, Rkomi e in generale i giovani virgulti del nostro universo rap/trap/urban/quello che preferite. Un po’ ascolto i testi, un po’ mi concentro sulla prossemica e immagino come potrebbero reagire i corrispettivi della scena americana, dove certi stili nascono quasi come scontro fisico, di strada. C’è abbastanza materiale per stuzzicare Trump&co a trasformare anche noi in una riviera dorata.
Edit: dopo l’esibizione di Tony Effe anche Malta sta facendo un pensierino a invaderci.
Mettere un trio sul palco e riuscire a farlo funzionare è impresa davvero difficile. Per questo a gente come Dandini, Lopez e Solenghi dovrebbero dedicare corsi universitari. Miriam Leone essenziale, Katia Follesa che fa Katia Follesa (dai tempi di Zelig, più o meno) ed Elettra Lamborghini che apre il cassetto dei ricordi e ci riporta ai tempi di Bugo e Morgan. Un pensiero per tutti quei protagonisti inconsapevoli, finiti per caso nelle cartoline della grande storia. Tipo Peter Norman sul podio con Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico. Siamo a quei livelli no?
Carlo Conti chiama la pubblicità. Marchetta di una qualche fiction targata Rai. Poi, accade. La Scavolini. La più amata dagli italiani. Con Laura Pausini… sacrilegio!! Tradimento!! Questa la metto al livello di Scar e Mufasa con sotto la mandria di gnu.
Partiamo da un presupposto: 40 estati fa Simon Le Bon e compari facevano sangue come Damiano David oggi. Ed io temevo davvero che si ripetesse l’effetto cyborg visto con Pooh e Ricchi e Poveri in anni recenti. Come certi campioni con già tante stagioni alle spalle, invece, Simon si muove “felpato” per il campo consapevole di cosa può chiedere alla sua gamba. Attento a spremere le ultime gocce di talento senza rovinare l’immagine di ciò che è stato. Il ragazzo non è più Wild, ma porta a casa la pagnotta. Sei e mezzo assicurato al Fantacalcio.
Se avessero accompagnato l’ingresso di Iva Zanicchi con la Marcia Imperiale di Guerre Stellari c’erano tutti i presupposti per un Grammy. Ecco, ora sto immaginando Darth Vader che canta Zingara. Ho ceduto al lato oscuro. Molto potente esso è.
Bennato ha gli occhiali di Josè Feliciano, ma è sempre Bennato. Ancora bambini, qualcuno lo vuole chiamare ‘sto Telefono Azzurro? Se non si fosse capito, sta per tornare Mare Fuori. California non male truccata da Achille Lauro. Solidarietà a Kekko dei Modà che soffre ancora i forti dolori intercostali; a metà canzone pure noi. No beh ma tranquillo Carlo non vedo davvero l’ora di scoprire chi rappresenterà San Marino all’Eurovision. La gufata di Cattelan sulla carriera spianata delle giovani proposte, li ho visti cercare qualcosa in tasca.
Top five abbastanza scontata. Ore 01 e 26, dai che tra nemmeno venti arrivano i duetti e le cover.
Per recuperare tutte le pillole di questo Festival: prima serata – seconda serata
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