«Tutto il mondo musicale occidentale deriva dalla musica classica. La struttura strofa e ritornello oppure la divisione delle scale in maggiori e minori deriva da lì», sostiene Giancarlo Bussola, fondatore assieme a Paola Gentilin e Marco Fasoli del Quartetto Maffei. Quest’affermazione ci ha spinti ad approfondire la conoscenza con questo ormai storico gruppo di artisti, che suona a Verona da 25 anni, da quando – cioè – fu fondato nel 2000. Quest’anno celebrano il loro quarto di secolo e lo fanno continuando a dare vita alla scena musicale cittadina.

Il Quartetto Maffei oggi vanta più di 500 concerti all’attivo e si è distinto in questo quarto di secolo per le sue peculiari doti artistiche: grande capacità espressiva, attenzione ai dettagli e ad ogni sfumatura della musica, equilibrio e una ricca tavolozza timbrica, portando i maestri Marco Fasoli, Filippo Neri, Giancarlo Bussola e Paola Gentilin a “suonare in quattro come uno strumento solo”.

Ne abbiamo parlato con Giancarlo Bussola, musicista appassionato e competente, che insegna musica alle scuole medie. Proprio i ragazzi di quest’età lo appassionano: la sua missione è quella di avvicinarli alla musica e, magari, riuscire a fare una piccola differenza nella loro vita futura.

Bussola, ci può raccontare di come nasce e di come funziona un quartetto d’archi?

«Il mondo del quartetto è un mondo a parte. Si tratta davvero di un ‘matrimonio a quattro’, con dinamiche specifiche che si evolvono nel tempo. È un paradigma del lavoro di squadra: se non ci sono affiatamento e affinità, si sente durante il concerto, e questo vuoto non è colmabile con la sola abilità tecnica. Chi si è affiancato al quartetto ci ha riferito di essersi trovato bene perché il clima è particolarmente positivo. L’aria che si respira è leggera.»

Come sono le dinamiche del gruppo?

«Io ho il compito di organizzare, cercare i contatti e definire la stagione, come fossimo una piccola impresa. Costruiamo la nostra stagione scegliendo il repertorio e poi cerchiamo contatti compatibili col programma. Così possiamo programmare lo studio e arrivare preparati all’inizio della stagione senza dover concordare ogni dettaglio con chi ci ospiterà. Abbiamo sempre fatto tutto noi, senza manager, quindi dobbiamo curare anche tutti gli aspetti organizzativi.»

E quelli economici, suppongo.

«Sì, certo. Anche se suoniamo principalmente per passione. Ognuno di noi ha un altro lavoro e non potrebbe essere diversamente. Tra di noi non ci sono mai state tensioni relative agli ingaggi: abbiamo sempre condiviso tutto e gestito ogni aspetto in modo ragionevole. L’aspetto economico non è prioritario nella scelta dei progetti. Se poi si considerasse tutto il tempo dedicato allo studio e alla preparazione dei concerti, non varrebbe nemmeno la pena di iniziare. Il nostro stare insieme ed esserci ancora dopo 25 anni è dovuto alla grande passione che ci accomuna e che speriamo di trasmettere.»

Il vostro format, “L’Ora di Musica”, ha vent’anni ormai.

«Proprio così. È nato nel 2006 per valorizzare il foyer del Teatro Nuovo, sotto la direzione artistica di Paolo Valerio. Si è poi spostato presso altre sedi: prima il Circolo Ufficiali di Castelvecchio, poi l’Hotel Due Torri, e ora siamo alla Fucina Machiavelli. L’impronta è rimasta la stessa di quando il progetto è nato: far sentire la musica da camera in un contesto accogliente e coinvolgente. Da sempre, fondamentale ne ‘L’Ora di Musica’ è il coinvolgimento del pubblico: proponiamo un concerto che sia un momento di condivisione, parlando degli autori, del loro repertorio e delle loro idee musicali. La prossima domenica, per questa occasione, il quartetto sarà affiancato dal pianista Fabiano Casanova con un programma interamente dedicato a Dmitri Shostakovich.»

Come scegliete il repertorio per questi concerti?

«Cerchiamo di spaziare molto, mantenendo un equilibrio tra grandi classici e proposte meno conosciute. Vogliamo che il pubblico possa scoprire nuove sfumature della musica da camera, senza però sentirsi spaesato. La scelta di dedicare un concerto intero a Shostakovich nasce dalla voglia di approfondire il suo linguaggio musicale, che ha un’enorme forza espressiva e una straordinaria capacità di comunicare emozioni profonde.»

Come vedete il futuro del Quartetto Maffei?

«Dopo 25 anni di attività, ci sentiamo ancora motivati e con tanta voglia di suonare insieme. Ci piacerebbe continuare a far crescere ‘L’Ora di Musica’ e magari portarlo in nuove sedi. Inoltre, vogliamo continuare a trasmettere la nostra passione ai giovani, sia attraverso l’insegnamento che con concerti dedicati alle scuole. La musica da camera è un patrimonio prezioso, e crediamo che abbia ancora tanto da dire alle nuove generazioni.»

L’appuntamento con il Quartetto Maffei è per domenica 9 febbraio alle 11 alla Fucina Machiavelli.

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