“Dalla parte dei contadini”: ARI, l’Associazione Rurale Italiana, ha scelto questo titolo per la sua assemblea annuale 2025 che si tiene a Verona, nel Monastero del Bene Comune di Selzano (via Mezzomonte 28), sabato 8 e domenica 9 febbraio. «L’agricoltura contadina artefice della costruzione del valore aggiunto dell’agricoltura italiana. È un nostro vanto e ce lo prendiamo» sintetizza Nino, contadino e socio ARI a Rosarno. L’associazione commenta infatti polemicamente i dati diffusi in questi giorni che parlano di un aumento della produzione del +1,4% e del valore aggiunto del +3,5% per quanto riguarda il settore agricolo italiano. Per l’ARI è però «un risultato che è dovuto più alla diminuzione dei prezzi dei beni e servizi impiegati nel settore (-4,5%) che ad incredibili performances produttive».

«Noi non abbiamo beneficiato degli aumenti dei contributi pubblici piovuti sul settore agricolo – si legge in una nota – perché abbiamo poca terra e molto lavoro, elementi che non sono premiati né dalla PAC né dai finanziamenti ministeriali. La nostra difesa è la nostra organizzazione: ARI. Per questo ci ritroviamo l’ 8 e il 9 febbraio a Verona per decidere le priorità delle nostre iniziative per il 2025».

Il programma dell’assemblea

L’assemblea prevede incontri aperti a tutti e gratuiti a cui è possibile partecipare (compilando il form a questo link). Sabato 8 alle 17 “Resistenza agricola in Palestina” con testimonianze della delegazione internazionale de La Via Campesina, alle 19.30 cena preparata dal monastero e alle 21 proiezione di un documentario sui contadini di Gaza.

Domenica 9 alle 12.30 pranzo a cura dei produttori del mercato contadino, alle 14 dialogo con gruppi locali a sostegno dei contadini, alle 15 presentazione del libro “In difesa dei contadini” di Antonio Onorati e dibattito sull’agricoltura contadina in Italia. Per i pasti è necessaria una prenotazione (il costo è i 15 euro per pasto) entro il 3 febbraio (si può scrivere al numero 3484986213). Maggiori informazioni sul sito di ARI.

In calo il numero di lavoratori agricoli

«Oltre alle rose, ci sono le spine: in Italia il calo dei lavoratori e delle lavoratrici nel settore agricolo (-2,6%) è risultato più significativo rispetto alla media (-0,9%) degli altri Paesi Ue27 – prosegue l’associazione in una nota –. Restano solo 907 mila ULA (unità di lavoro annuo, ndr) di lavoratori totali, di cui 584 mila indipendenti e 323 mila dipendenti. Erano 723 mila e 354 mila rispettivamente nel 2020. Abbiamo già sentito che si urla al miracolo per un aumento del l’indicatore del reddito agricolo pari al 12,5% dovuto però, non ai migliori prezzi pagati al cancello delle aziende agricole per i prodotti, ma all’aumento dei contributi alla produzione ricevuti dal settore (+2,5%) e la sostanziale stabilità degli ammortamenti (-0,1%). Di fatto un trucco contabile più che un miglior guadagno derivante dalla produzione agricola».

Dalle micro aziende contadine più valore

«Ma chi contribuisce alla costruzione del valore della produzione agricola? Secondo i dati disponibili (Istat e Eurostat) le aziende con una taglia inferiore ai 20 ettari realizzano poco di più del 40% del valore totale dell’agricoltura italiana – prosegue ancora ARI –. Le grandissime, invece, realizzano solo il 20% del totale del valore della produzione pur controllando il 29,7% della SAU (superficie agricola utilizzata, ndr – censimento 2020, Istat). E ancora, per chiarezza: il gruppo di aziende con una dimensione che non supera i 10 ettari contribuisce per oltre il 27%; quelle piccolissime, inferiori 2 ettari, contribuiscono per il 6,2% del totale del valore della produzione. Mentre quelle oltre i 100 ettari danno un contributo del 20%, inferiore quindi di 7 punti percentuali al contributo delle aziende che facilmente potremo inserire nella categoria “aziende contadine”».

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