La tratta di esseri umani tra Libia e Tunisia coinvolge attivamente anche l’Italia e l’Europa, che hanno un ruolo significativo in ciò che accade da anni nei due Paesi nordafricani. Il rapporto intitolato “Tratta di Stato”, redatto da un team di ricercatori internazionali con il supporto di alcune ONG, è stato recentemente presentato al Parlamento europeo. Attraverso 30 testimonianze, il dossier svela un sistema ben consolidato di compravendita di migranti tra Tunisia e Libia.

Come avviene la tratta dei migranti

Questo sistema non è controllato dalla criminalità locale, bensì da forze come la polizia, i militari e la guardia costiera, sia in Libia che in Tunisia. Il processo opera nel seguente modo: la Garde Nationale, un corpo militare tunisino responsabile della sicurezza sia terrestre che marittima, agisce come guardia costiera e arresta con la forza migranti provenienti dall’Africa subsahariana. Tra le persone fermate ci sono lavoratori, studenti, uomini e donne, spesso prelevati senza alcuna giustificazione. Gli arresti coinvolgono anche individui con permesso di soggiorno regolare e lavoratori con contratti di lavoro legittimi. Queste azioni avvengono alla luce del sole, nei luoghi di lavoro, nei supermercati, per strada e persino nelle abitazioni.

 «Mi hanno arrestata il 20 agosto 2024, a Sfax sulla strada di Mahdia. Uscivo dal lavoro e stavo aspettando un bus. È passato un veicolo della Garde Nationale e mi hanno caricata senza chiedermi documenti né nulla. Io avevo una carta consolare del Camerun, ma loro l’hanno strappata e mi hanno caricato con violenza nel furgone dove c’erano altre 7 donne». Racconto di B.L, 39enne

Queste persone, una volta arrestate, vengono trasportate al confine con la Libia e rinchiuse in campi di detenzione dove resteranno fino a quando il personale della Garde Nationale addetto alla trattiva, troverà l’accordo con i militari libici per la loro vendita. Trovato l’accordo, che dato il sistema collaudato si trova piuttosto facilmente, avviene il passaggio delle persone dai militari tunisini a quelli libici. Tutto questo condito da violenze, torture, abusi sessuali e in alcuni casi anche omicidi in caso di ribellione. Prassi, quest’ultima, che si cerca di evitare ma solo per poterne poi trarre un vantaggio economico.

La trattativa è prettamente economica e i prezzi variano tra i 40 e i 300 dinari tunisini, ovvero dai 12 ai 90 euro a persona. Il “valore economico” della singola persona dipende dalla presunta disponibilità economica della famiglia del carcerato, quindi, quanto denaro di presuppone si possa spillare nel corso della detenzione in Libia. Ma il prezzo varia anche in base al sesso: le donne possono essere pagate di più rispetto agli uomini, in quanto poi usate come oggetti sessuali.

Tutte queste trattative avvengono principalmente al telefono ma ogni tanto anche con dei faccia a faccia tra i militari libici e quelli tunisini. Un vero e proprio mercato di esseri umani.

Una volta conclusa la trattativa, i migranti passano nelle mani dei militari libici, vengono caricati di nuovo su dei furgoni per poi essere distribuiti nelle varie carceri libiche, quelle che in più occasioni abbiamo definito lager, luoghi in cui continuano le torture, le violenze e gli abusi sessuali ai danni delle donne.

Se il tema legato alla tratta umana tra Libia e Tunisia sta emergendo fortemente in queste settimane, quanto accade invece nel lager libici ne abbiamo testimonianza ormai dal 2018. Otto anni in cui l’Italia e L’Europa non hanno fatto nulla per fare in modo che queste violenze cessassero, anzi, ne sono complici

Gli accordi tra Europa, Italia, Libia e Tunisia

Nel 2017, sotto la guida del governo di Paolo Gentiloni e con Marco Minniti al Ministero dell’Interno, l’Italia ha stipulato un accordo con la Libia. Questo accordo prevede che l’Italia fornisca fondi per finanziare la creazione e il mantenimento di centri di detenzione per migranti diretti in Europa, arrestati in Libia come clandestini. Tuttavia, in questi centri, le persone vengono trattenute senza indagini o processi. La gestione da parte della polizia libica li ha trasformati in luoghi di sofferenza, dove si verificano atti di tortura e violenza, noti sia all’Italia che all’Europa. Nonostante ciò, l’accordo è stato rinnovato annualmente; dal 2017, il memorandum tra Italia e Libia è stato costantemente rinnovato da vari governi italiani, inclusi quelli di destra, centro-sinistra, gialloverdi e giallorossi.

Come se non bastasse, nel 2024 un accordo molto simile è stato firmato tra dall’Unione Europea e la Tunisia. Anche in questo caso, i patti prevedono un contributo di oltre 200 milioni di euro da parte della Unione Europea verso la Tunisia per contribuire ad un maggior controllo della costa e delle frontiere, in pratica per impedire la partenza di migranti africani dalla costa della Tunisia verso l’Europa.

Questo accordo è stato avviato dalle richieste del governo italiano, poiché la maggior parte dei migranti in Italia proviene dalla Tunisia. Anche il presidente tunisino Kais Saied, preoccupato da un ipotetico rischio di sostituzione etnica del popolo tunisino, ha sollecitato l’aiuto dell’Unione Europea per controllare il flusso migratorio proveniente dall’area subsahariana verso il paese nordafricano.

Un’intesa simile a quella con la Libia, responsabile di atti di violenza e torture già documentati da anni. Intese che hanno portato a una gestione disumana dei flussi migratori. La migrazione continua perché persiste il bisogno delle persone di fuggire da guerre, fame, dittature e discriminazioni. Questi accordi non hanno prevenuto, anzi, hanno facilitato tragedie in mare e lungo le nostre coste, come quella di Cutro e altre ancora.

Un accordo che rappresenta un fallimento sia nei dati sia nella sua disumanità, ma che si è deciso di replicare con la Tunisia. Ecco dunque la complicità italiana ed europea in questa “Tratta di Stato”. Un traffico in cui tutto si intreccia, incluso il caso di Almasri, capo della polizia giuridica libica e leader dei militari coinvolti nel traffico umano descritto. Su Almasri grava un mandato di cattura internazionale per crimini contro l’umanità; tuttavia, l’Italia lo ha prima arrestato per poi, incredibilmente, liberarlo ed estradarlo con volo di Stato verso la Libia.

Con questo rilascio, si evidenzia il pieno coinvolgimento dell’Italia, da oltre otto anni, nelle questioni disumane che avvengono in Libia e ora anche in Tunisia. Quest’ultimo è stato inserito dall’attuale governo nella lista dei cosiddetti Paesi sicuri, dove i migranti che arrivano in Italia senza diritto possono essere rimandati senza pericoli.

Quindi il governo italiano reputa sicuro un Paese in cui è prassi la tratta e la vendita di essere umani.

© RIPRODUZIONE RISERVATA