Come stabilito dal Consiglio Comunale nel 2021, si è finalmente concluso un lungo processo di transizione societaria dalla partecipata AGSM AIM ad Amia Verona S.p.A., un nuovo ente sotto il diretto controllo dell’Amministrazione cittadina (in-house). Il punto di svolta è avvenuto il 18 dicembre 2024 quando, con la firma del contratto di gestione rifiuti con l’Ente di Bacino e la sottoscrizione con il Comune di Verona di un contratto per la manutenzione del verde cittadino, la nuova società è diventata pienamente operativa, responsabile del raggiungimento degli obiettivi concordati.

La gestione dei rifiuti urbani a Verona è stata finora problematica, con prestazioni che, se confrontate con il contesto regionale e in particolare con la vicina Treviso, risulterebbero deludenti.

Considerando la percentuale di differenziazione come indicatore di performance, Verona si è attestata attorno al 50% di differenziazione, mentre la media della Regione Veneto è al 76,2%. L’obiettivo nazionale (D.Lgs. n. 152/2006 del 27 dicembre 2006) è del 65%. Nel Bacino Priula, dove la gestione dei rifiuti in 49 comuni del trevigiano è affidata alla società pubblica Contarina, la raccolta differenziata raggiunge l’88%.

Colmare rapidamente questo divario e consolidare, in un’ottica di economia circolare, un processo di recupero delle risorse altrimenti disperse nell’ambiente è ciò che i cittadini si aspettano dalla nuova organizzazione. Ne abbiamo discusso con il nuovo presidente di Amia Verona Spa, Roberto Bechis.

Roberto Bechis è un manager di origini torinesi ed ex amministratore delegato di Meggle Italia. Prima di diventare presidente di Amia, ha lavorato come consulente per diverse aziende, specializzandosi in risorse umane, marketing e vendite, strategia e pianificazione aziendale. Attualmente, ricopre anche il ruolo di vicepresidente del Banco Alimentare Veneto.

Presidente, come mai il passaggio delle attività da AGSM AIM  al nuovo soggetto ha richiesto tanto tempo?

«Non si è trattato di un semplice spin-off di un ramo aziendale, ma di un intervento complesso, iniziato dopo le elezioni comunali del 2022. È importante ricordare che la gestione regionale dei rifiuti è organizzata per ambiti territoriali con Enti di Bacino, che generalmente comprendono più comuni. Nel caso di Verona, l’ambito e il territorio comunale quasi coincidono e il sindaco della città è responsabile per entrambi. Finora, questa distinzione non era ben evidenziata nelle diverse responsabilità e competenze, generando confusione. L’attuale Amministrazione ha deciso di dare più importanza all’ente di bacino e dedicare tempo e risorse per redigere il cosiddetto “Piano d’ambito”, il documento che in modo dettagliato stabilisce le regole del servizio, gli obiettivi, le modalità di raccolta e smaltimento, la rendicontazione e il controllo del soggetto operativo, e così via. Solo dopo l’approvazione di questo documento nel consiglio comunale dello scorso ottobre, la nuova Amia Verona spa ha potuto presentare la propria offerta economica e firmare i contratti di affidamento. Lo stesso processo è stato seguito per l’attività di cura del verde pubblico urbano, per cui il contratto di affidamento è stato concordato con l’assessorato Strade e Giardini. Sono stati due anni di intenso lavoro».

Quale valore e durata hanno i contratti?

«Il contratto per la gestione ambientale ha una durata di 15 anni, per circa 50 milioni di euro all’anno, mentre il contratto per la manutenzione del verde ha una durata di 5 anni, per un valore di 5 milioni di euro all’anno».

Quali sono i principali obiettivi che vi sono stati indicati dall’Ente di Bacino?

«Abbiamo una percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti vergognosa, siamo al 53% mentre dovremmo essere almeno al 65%. A causa di ciò, stiamo anche pagando delle penalità. Ci impegniamo a rispettare le indicazioni regionali e a portare la raccolta differenziata al 65% entro il 2026».

Come pensate di realizzare questo obiettivo? 

«Principalmente modificando il sistema di raccolta. Attualmente, nella città esistono vari sistemi: nella cintura, con il “porta a porta”, la percentuale di differenziata supera il 70%, mentre nelle altre zone, dove abbiamo i “cassonetti aperti”, riscontriamo un preoccupante 40%. Nelle aree test, dove dal 2020 stiamo sperimentando il “sistema misto”, che adotteremo in tutta la città tranne il centro storico, la percentuale supera di qualche punto il 60.

Verona deve quindi estendere rapidamente il sistema misto a tutta la città. Nel novembre 2024 abbiamo completato il test a Porto San Pancrazio e nel marzo 2025 avvieremo il sistema nella Sesta Circoscrizione.

Entro la fine del 2026, il sistema di raccolta rifiuti di Verona diventerà interamente un sistema misto, che prevede: raccolta porta a porta per carta e plastica, cassonetti ad accesso controllato per indifferenziato e umido, e le attuali campane verdi per il vetro. Per il centro storico, che conta pochi residenti ma molte attività, si prevede l’introduzione, probabilmente già entro il 2025, di un sistema di “porta a porta estremo” per tutte le attività e “cassonetti ad accesso controllato estremo” per le famiglie.»

Un’osservazione: forse non basta avere un programma, occorrono anche mezzi, risorse e consenso…

«Amia Verona Spa è un’azienda che genera un fatturato annuo di circa 60 milioni di euro (50 dalla gestione ambientale, 5 dal verde, 5 da altre attività) con un capitale sociale adeguato e una buona redditività nel 2024. Operiamo con un piano economico-finanziario decennale, supportati da società specializzate, che include tutte le voci di spesa previste. Il debito contratto per lo scorporo da AGSM AIM è di natura finanziaria e, grazie a una solida leva economico-finanziaria, i nuovi investimenti saranno facilmente finanziabili. Esistono comunque margini di miglioramento economico. Ad esempio, attualmente smaltiamo in discarica 60 mila tonnellate all’anno di rifiuti indifferenziati, con una spesa di circa 10 milioni di euro annui. Raggiungendo l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata, si risparmierebbero circa 1 milione di euro all’anno in costi diretti, con ulteriori ricavi dalle vendite di materiali selezionati. A livello organizzativo, abbiamo introdotto il controllo di gestione, uno strumento finora non utilizzato. Inoltre, utilizzando fondi accantonati e mai impiegati, abbiamo avviato corsi di formazione per il personale.»

Finora abbiamo parlato di differenziata.  In realtà quello che interessa al cittadino e al pianeta è il riciclo, la creazione di una materia prima secondaria. Veniamo da una cultura dell’usa e getta e dobbiamo entrare in una cultura circolare di recupero delle risorse.

«Lei parla di cesello quando qui siamo ancora al machete! Quelle 60.000 tonnellate all’anno, equivalenti a 10 camion al giorno che vanno in discarica perché non differenziati, non mi fanno dormire di notte».

In effetti un indice prestazionale interessante potrebbe essere il valore del recuperato rispetto a quanto viene speso per il servizio.

«Lo scorso anno abbiamo fatturato poco più di 6 milioni di euro, circa il 10% del costo della gestione ambientale. I materiali che recuperiamo sono delle commodity e hanno un mercato molto oscillante, influenzato notevolmente dal rapporto tra domanda e offerta. L’anno scorso è stato un anno atipico per il vetro perché il prezzo era molto alto; quest’anno non si ripeterà.

Con il vetro si guadagna molto, con la plastica abbastanza, con gli imballaggi di cartone bene, con la carta pochissimo. L’umido è ancora un costo; si è dimezzato ma rimane un costo. Lo conferiamo a un operatore privato per produrre biogas. Se la scelta politica ambientalista rimane drastica, il suo costo dovrà arrivare a zero.

Coloro che fanno la raccolta differenziata a Verona la eseguono correttamente. Abbiamo una buona qualità di recupero: indice 2 per la plastica, indice 1 per il vetro. Tuttavia, questo riguarda solo il 53,4% del totale che raccogliamo. Il problema è il 47% che non fa la differenziata.»

Potremo aspettarci una riduzione della TARI?

«Arera spiega come viene calcolata la TARI, l’importo che devono pagare i cittadini. Poiché la nostra raccolta differenziata è inferiore al 65%, nella TARI sono incluse anche delle sanzioni. Quest’anno, a causa del nuovo regolamento regionale, siamo doppiamente penalizzati (1,5 milioni di €), non disponiamo di strutture di smaltimento e la nostra percentuale di differenziata è insoddisfacente. L’istituzione di una tariffa puntuale non è immediata, ma è sicuramente un obiettivo verso cui tendere. Nel breve periodo, potremo comunque liberare risorse per migliorare alcuni servizi. Un esempio pratico: entro marzo, la Sesta circoscrizione avrà 4 netturbini in più in servizio durante il pomeriggio per la pulizia delle strade».

Presidente, lei ha dei dipendenti occulti: i cittadini. Senza di loro la differenziata non funziona e gli obiettivi non si raggiungono. Come pensa di coinvolgerli?

«Crediamo che la chiave sia agire su più fronti. Da un lato, comunicando l’importanza di un nuovo approccio culturale ai temi dei rifiuti, del riuso e della circolarità. Dall’altro, accompagnando cittadini e cittadine in queste fasi di transizione, in cui è necessario modificare leggermente le abitudini quotidiane di gestione dei rifiuti, guidandoli nel percorso di cambiamento attraverso presidi informativi sul territorio, tutor alle nuove postazioni, campagne comunicative e informative. Inoltre, il Comune, tramite il nuovo regolamento, ha introdotto la possibilità di sanzionare chi non rispetta le regole. Questo rappresenta un ulteriore strumento, richiesto a gran voce dalla maggior parte delle persone che rispettano le regole».

© RIPRODUZIONE RISERVATA