Il dossier sugli abusi sessuali nella diocesi di Bolzano e Bressanone, redatto dallo studio legale tedesco Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera, rivela dati e informazioni estremamente preoccupanti. Facciamo un passo indietro: da 15 anni, la diocesi altoatesina affronta il problema degli abusi sessuali all’interno dei suoi confini. Già nel 2010 è stato istituito un centro di ascolto gestito da due specialisti e, due anni dopo, l’attenzione sul problema è aumentata, con l’organizzazione del primo convegno volto a sensibilizzare l’intera comunità su questo tema critico.

Nel corso degli anni, la diocesi ha organizzato ulteriori convegni, workshop e significativi momenti di ascolto, sia individuali che di gruppo, coinvolgendo medici ed esperti del settore. Nel 2017, da questo gruppo di esperti è emersa l’idea di avviare uno studio approfondito sui casi di abuso nella diocesi. Tuttavia, nonostante l’avvio di uno studio l’anno successivo, non si è concretizzato nulla. Una situazione analoga si è verificata nel 2022, quando un gruppo di lavoro, nominato dal vescovo e coordinato dalla professoressa Ulrike Loch dell’Università di Bolzano, avrebbe dovuto intraprendere lo studio. Tuttavia, il progetto è stato respinto dai consigli diocesani cui era stato presentato, sollevando diverse perplessità.

La necessità di condurre questo tipo di studio era diventata urgente, data la crescente quantità di voci sugli abusi. Proprio in quel periodo erano in corso indagini sulle presunte violenze sessuali nella diocesi di Monaco di Baviera, avvenute tra la fine della Seconda guerra mondiale e il 2019, compreso il periodo in cui Joseph Ratzinger era arcivescovo. Le indagini sono state successivamente archiviate dalla Procura. Le diocesi di Monaco di Baviera e di Bolzano e Bressanone sono culturalmente vicine, ed è proprio questa vicinanza, geografica e culturale, che ha spinto il vescovo Ivo Muser a istituire, nell’estate del 2023, un gruppo direttivo incaricato di avviare lo studio sugli abusi sessuali all’interno della diocesi, nonostante le precedenti bocciature.

I numeri dell’indagine

L’indagine resa pubblica il 20 gennaio scorso rivela un quadro inquietante: tra il 1964 e il 2023, sono stati accertati 67 abusi sessuali perpetrati da 41 sacerdoti delle diocesi di Bolzano e Bressanone, coinvolgendo 75 persone. Questi numeri allarmanti rappresentano solo i casi confermati, lasciando aperta la possibilità di ulteriori situazioni non emerse durante lo studio. Dati imbarazzanti mostrano che gli abusi hanno colpito principalmente individui di sesso femminile e che oltre la metà delle vittime aveva tra gli 8 e i 14 anni, un periodo in cui i giovani frequentano il catechismo. Inoltre, il 33% delle vittime aveva tra i 15 e i 18 anni. Questo indica che quasi tutte le persone abusate erano minorenni, molti dei quali ancora bambini.

Queste informazioni sono contenute in un dossier pubblico di 631 pagine, che affronta le cause sistemiche degli abusi all’interno della Chiesa. Il rapporto, redatto dallo studio legale bavarese, include dati estremamente preoccupanti riguardanti l’intera Chiesa cattolica. Il progetto della diocesi di Bolzano e Bressanone, che ha portato alla luce queste informazioni, si intitola “Il coraggio di guardare”. Questo nome sottolinea la volontà di rivelare aspetti che nell’ambiente ecclesiastico sono rimasti nascosti per decenni, come gli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti su minori. Il lavoro si basa su un’indagine estesa a 60 anni, coprendo oltre due generazioni di sacerdoti e bambini coinvolti, evidenziando un sistema consolidato e un’omertà diffusa.

Questo rapporto risulta molto più serio e affidabile rispetto a quello della CEI del 2023, che ha evidenziato solo pochi casi avvenuti tra il 2020 e il 2021 in un documento di appena 40 pagine. In contrasto, il rapporto di Bolzano e Bressanone è più sostanzioso e articolato, analizzando un periodo più lungo e includendo dati che estendono l’analisi ad altri paesi europei, come la Francia, dove un’indagine indipendente ha rivelato abusi su circa 330.000 minori. Questa indagine dipinge un quadro drammatico e sconvolgente, che deve essere esteso dal Nord Italia al resto del paese, coinvolgendo tutte le diocesi e la Città del Vaticano.

È essenziale condurre un’indagine approfondita su tutto il territorio italiano e all’interno della Chiesa cattolica: nei luoghi di culto, negli oratori e nelle sale del catechismo, per comprendere l’entità di questo problema. Un’indagine fondamentale per proteggere i bambini, i giovani affidati dai genitori a spazi che dovrebbero essere sicuri, ma che le indagini serie e dettagliate stanno rivelando come potenzialmente pericolosi. Si parla di una Chiesa che nasconde abusi sui bambini, violenze sessuali su minorenni. Si riportano alla luce verità forse conosciute ma mai affrontate, ignorate per non mettere in discussione un’istituzione sacra in una società cristiana come la nostra. Ma ora i tempi sono cambiati, non si può più ignorare questo problema.

È necessario indagare per capire se questo marciume si annida anche nelle chiese dei nostri quartieri. È cruciale sapere se i luoghi in cui mandate i vostri figli sono effettivamente sicuri. Per la loro protezione, per il loro benessere. Servono indagini serie, approfondite e continuative. Indagini necessarie per smantellare un sistema che esiste da tempo, creato da uomini di fede, di cui questo rapporto è la prova, mentre la memoria di alcuni ne è stata e potrebbe essere la testimonianza, persone oggi adulte che un tempo erano bambini. Una testimonianza che potrebbe arrivare anche dai bambini di oggi, perché tutto questo ha un nome finora non pronunciato, un nome che scorre sotterraneo: pedofilia.

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