Nelle prime ore dopo il suo insediamento, Trump ha firmato diversi ordini esecutivi, alcuni dei quali particolarmente incisivi e divisivi. Tra questi, spiccano l’uscita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il ripristino della pena di morte federale, il ritiro dagli accordi di Parigi sul clima, la revoca delle sanzioni per i coloni israeliani nei territori palestinesi e in Cisgiordania, fino all’abolizione dello Ius Soli.

Cos’è lo Ius Soli

Lo Ius Soli è un principio sancito dalla Costituzione americana che garantisce la cittadinanza statunitense a tutti coloro che nascono negli Stati Uniti, indipendentemente dal fatto che i loro genitori siano stranieri senza permesso di soggiorno. Questo principio è un pilastro della società americana, che ha basato la sua crescita e il suo sviluppo su un significativo processo migratorio proveniente da ogni angolo del mondo.

Per questo motivo, l’ordine emanato da Donald Trump nel suo primo giorno di presidenza possiede un significativo valore simbolico, considerando la politica migratoria adottata durante il suo precedente mandato come Presidente degli Stati Uniti, e tenendo conto dell’ultima campagna elettorale, in cui la lotta all’immigrazione è stata uno dei pilastri fondamentali.

Trump afferma da tempo che molte persone entrano negli Stati Uniti con l’unico scopo di avere figli. Questa visione limitata ignora coloro che migrano con l’intento di costruire un futuro migliore per sé stessi e i propri figli.

Questo provvedimento non sarà immediato ma entrerà in vigore 30 giorni dopo la firma, cioè tra circa un mese. Da quel momento, la cittadinanza statunitense non verrà più concessa ai bambini nati sul suolo americano da genitori non statunitensi.

Un decreto che ha già scatenato intense discussioni e proteste. Il giorno dopo la sua firma, sono stati presentati i primi ricorsi da parte di 18 Stati, ora saliti a 22, ai quali si aggiungono le contestazioni di varie città e numerose associazioni impegnate nella difesa dei diritti dei migranti.

A questi si uniranno sicuramente altri con l’intento di fermare l’ordine, che non mirerebbe a cambiare una legge qualsiasi, ma il quattordicesimo emendamento della Costituzione americana, che afferma:

«Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e sottoposte alla relativa giurisdizione sono cittadine degli Stati Uniti».

Lo Ius Soli in Italia

Il tema dello Ius Soli non riguarda solo gli Stati Uniti, ma interessa anche molti altri paesi, tra cui l’Italia. Attualmente, la legge italiana stabilisce che un bambino nato in Italia non ottiene automaticamente la cittadinanza italiana se i suoi genitori, pur avendo un regolare permesso di soggiorno e un impiego stabile, non sono cittadini italiani. Di conseguenza, un bambino può essere considerato straniero nel Paese in cui è nato.

Le nostre scuole accolgono molti bambini in questa situazione, figli di genitori che risiedono e lavorano regolarmente in Italia. Sono bambini che crescono e studiano nei nostri istituti, partecipano ad attività sportive sin da piccoli nelle associazioni e club del paese. Spesso parlano in dialetto e fanno il tifo per l’Italia alle Olimpiadi o ai Mondiali, ma tecnicamente e legalmente non possono essere considerati italiani. Possono ottenere la cittadinanza italiana solo al compimento dei diciotto anni, presentando una richiesta formale, che verrà accettata solo se approvata dalle autorità competenti.

In Italia, da più di vent’anni si dibatte sulla necessità di rinnovare e aggiornare questa legge ormai superata e discriminatoria nei confronti dei bambini. Una normativa intricata che, paradossalmente, concede la cittadinanza a chi non è nato né ha mai vissuto in Italia, non parla italiano, ma ha semplicemente origini italiane. Questa situazione è spesso descritta, specialmente nel contesto sportivo, con il termine “oriundo”.

Un’idea arretrata, sia riguardo agli “oriundi” che al mancato riconoscimento della cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia. Questa situazione deriva dalla mancanza di volontà politica di affrontare questo argomento in modo maturo e consapevole. Si tratta di un tema di diritti umani, di diritti dei bambini.

Un tema sensibile che impatta direttamente sulla vita delle persone, in particolare sui diritti dei bambini, i quali nella loro innocenza non percepiscono differenze tra loro. Nati nello stesso ospedale, cresciuti nello stesso quartiere, frequentano la stessa scuola e tifano per la stessa squadra, ma una legge obsoleta li etichetta come appartenenti a due Paesi differenti.

L’Italia da oltre vent’anni cerca di liberarsi da un concetto arretrato, ma senza successo. È un pantano di proposte, come lo ius scholae, che prevede la cittadinanza dopo un percorso di studi in Italia, o altre iniziative che si bloccano non appena la discussione si fa seria.

Un concetto arretrato che Trump desidera applicare alla società americana, cercando di eliminare lo Ius soli e altro ancora. Una cattiveria da adulti.

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