“C’è speranza se questo accade a Verona”, potremmo dire parafrasando il grande maestro Mario Lodi (C’è speranza se questo accade a Vho) perché la conferenza stampa di martedì 22 gennaio in Sala Arazzi è stata un’autentica iniezione di fiducia data dalle ragazze e dai ragazzi nel ruolo educativo della scuola e delle istituzioni.

Alla presenza della vicesindaca, Susanna Bissoli, delle consigliere Beatrice Verzé e Veronica Atitsoge e di tutti i soggetti interessati, è stato presentato il progetto “Crush letter I never sent. Progetto di educazione sentimentale attraverso le lettere in letteratura“, iniziato il 2 dicembre 2024 con la classe 5F del Liceo Messedaglia, recentemente concluso, e in prosecuzione con altre classi di diverse scuole.

«In questo progetto», ha sottolineato Bissoli, «i giovani si confrontano con i sentimenti e imparano a esprimere l’empatia necessaria affinché le relazioni si basino sul rispetto reciproco.». Verzé ha poi aggiunto: «La politica ha una grande responsabilità nel diffondere la cultura del rispetto.»

Un momento della conferenza stampa di presentazione del progetto – Foto di Laura Bertolotti

Grazie al supporto del Comune di Verona e dello sponsor Vicenzi Group, il progetto è completamente gratuito per gli studenti. Nato insieme alla Rete Scuola e Territorio: Educare Insieme, all’Associazione Fuoriscala, Salmon Magazine e patrocinato dalla Provincia di Verona, coinvolge duecentotrenta studenti e studentesse. In tutto dieci classi di sette scuole superiori veronesi e del territorio (Liceo Messedaglia, Liceo Copernico, Istituto Pasoli, Istituto Fermi-Ferraris, istituto Giorgi, Liceo Fracastoro, Liceo Medi).

Ne parliamo con l’ideatrice e promotrice del progetto, la scrittrice e giornalista Miryam Scandola, già autrice del progetto “Inserto sull’addio“.

Scandola, ci racconta in che cosa consiste e come si struttura il progetto?

«Mi impegno a diffondere la letteratura, anche tra i lettori occasionali, attraverso la scrittura privata: lettere, biglietti, tutto quel mondo che non rientra nel canone ufficiale. In collaborazione con le insegnanti di lettere, abbiamo organizzato un percorso letterario di ascolto, lettura e scrittura, suddiviso in otto ore, con quattro sessioni in classe di due ore ciascuna. Durante questo percorso, leggiamo e analizziamo carteggi letterari, invitando ragazzi e ragazze a scrivere. Si tratta di un workshop che culmina nella scrittura di una lettera d’amore, mantenendo l’anonimato per proteggere la privacy degli studenti.»

Foto dal profilo Facebook di Miryam Scandola

Come si distingue dai consueti laboratori di scrittura?

«Non c’è alcun supporto digitale, non c’è nemmeno la proiezione di una slide. Ci sono solo libri, carta e penna; si “toccano” le cose. È un momento di scrittura individuale e profonda, perché la lettera è ancora quel “luogo” in cui si può riflettere a lungo sulle parole.»

Quali autori sono stati scelti?

«Le lettere del ‘900 sono accessibili a tutti, avvicinandosi alla lingua dei giovani più di quelle ottocentesche, e trattano di sentimenti e amore in senso universale. Con gli insegnanti di lettere, abbiamo selezionato autori e autrici che verranno affrontati, in qualche misura, nel programma di studio: Cesare Pavese e Fernanda Pivano, Alberto Moravia ed Elsa Morante, Eugenio Montale e Irma Brandeis, Rainer Maria Rilke e Marina Cvetaeva.»

Può anticipare un bilancio dell’esperienza e magari l’ intenzione di proseguire nel prossimo anno scolastico?

«L’iniziativa ha avuto un grande successo, posso affermarlo senza esagerare, sia tra gli studenti che tra i professori. Nei nostri piani, parlo qui anche a nome dei nostri sostenitori e della Rete Scuola e Territorio, c’è il desiderio di ampliare il numero di classi, almeno di quattro o cinque unità, per coinvolgere altri cento ragazzi entro giugno 2025. Il progetto ha suscitato molta curiosità tra gli studenti che non vi hanno partecipato, così come tra alcuni docenti, creando un precedente virtuoso che ci fa considerare utile la sua continuazione nel prossimo anno scolastico.»

Foto dal profilo Facebook di Miryam Scandola

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