Dall’8 al 10 febbraio, per il quarto anno consecutivo, si svolgerà a Verona la fiera EOS (European Outdoor Show), evento dedicato a promuovere attività come tiro sportivo, pesca e caccia. Tuttavia, l’evento include anche la presentazione di armi militari. Questa manifestazione si tiene presso la Fiera di Verona dal 2021 e proseguirà fino al 2026, con almeno altre due edizioni in programma. Ciò avviene in un contesto globale segnato da conflitti, come quello in Palestina, dove una fragile tregua potrebbe entrare in vigore, e la guerra tra Ucraina e Russia, che perdura da tre anni. Inoltre, nel mondo sono in corso oltre cinquanta conflitti armati.

Mentre infuriano le guerre, sia vicine che lontane, seminando morte e distruzione e causando fame e miseria, a Verona si tiene un evento dedicato alle armi. Questa manifestazione, simile a una festa per appassionati, vede la partecipazione di aziende israeliane, note per la produzione di armi che stanno contribuendo al conflitto in Palestina, dove si denuncia un genocidio in corso. Queste armi provengono da un Paese accusato dall’ONU di crimini di guerra e di violazioni dei diritti umani. Israele è rappresentato a Verona tramite due aziende: la Bul Armony, produttrice di armi da guerra rinomate per la loro qualità, precisione e sofisticazione, e la Maglula, specializzata in caricatori. Sebbene non siano elencate tra gli espositori ufficiali, i loro prodotti saranno presenti grazie agli stand di Origins STB e Paganini.

Una fiera che si cerca di rendere più responsabile attraverso l’introduzione, già dall’edizione passata, di un codice etico sviluppato con la collaborazione del Comune di Verona, il Movimento Nonviolento, la Rete Italiana per il Disarmo e la Pace e l’Osservatorio Permanente sulle Armi. Questo codice include diverse norme, tra cui il divieto per i minorenni di toccare e maneggiare le armi, regola ampiamente ignorata lo scorso anno, come dimostrano le numerose foto di bambini con armi in mano diffuse online. Inoltre, prevede l’accesso dei minorenni solo se accompagnati da un genitore o da un adulto delegato, una regola facilmente eludibile. Pertanto, si tratta di un codice etico che non è stato rispettato in passato e che è probabile non venga rispettato nemmeno quest’anno, evidenziando la difficoltà di coniugare un principio etico con il contesto delle armi.

L’edizione precedente è stata segnata da notevoli tensioni a causa di una grande manifestazione organizzata dalla “Rete Verona per la Palestina”. Il corteo ha visto la partecipazione di numerosi movimenti locali e di persone provenienti da tutto il Paese, che hanno sfilato numerosi per le strade intorno alla fiera, esprimendo il loro dissenso verso un evento che promuove le armi come se fossero comuni prodotti anziché strumenti di morte.

immagine del corteo contro la fiera delle armi 2023

Oltre 1500 persone hanno sfilato, molte con le mani dipinte di rosso per simboleggiare le “mani sporche di sangue” dei trafficanti di armi e il sangue delle loro vittime. Hanno intonato cori contro ogni forma di guerra, esprimendo solidarietà al popolo palestinese e a tutte le popolazioni oppresse dall’uso delle armi, le stesse esposte alla fiera di Verona. Anche quest’anno, i movimenti veronesi si stanno mobilitando per organizzare una protesta contro questa esposizione di morte.

Questa fiera, come molte altre simili, solleva significative preoccupazioni culturali, in particolare per quanto riguarda la normalizzazione delle armi. È sorprendente che l’accesso sia permesso anche ai minorenni, inclusi i bambini, in un contesto che espone alle armi. Questo diventa ancora più evidente quando si confronta con Vinitaly, una fiera molto più grande e rilevante a Verona, dove l’ingresso ai minori è vietato, anche se accompagnati. Questo divieto è giustificato poiché l’alcol non può essere venduto o somministrato ai minorenni, una precauzione che, incredibilmente, non sembra applicarsi alle armi.

Eppure, le armi uccidono persone e, nel caso della caccia, animali. Quindi, questa manifestazione contribuisce alla normalizzazione delle armi, facendole apparire come un passatempo, una passione, quando il loro scopo principale è la morte e la violenza. Un codice etico non è sufficiente, né lo è l’assenza di politici alla fiera, o eventi paralleli per prendere le distanze da simili manifestazioni.

Forse l’unica azione significativa di dissenso verso il mercato delle armi e della guerra sarebbe il coraggio di annullare il contratto con gli organizzatori di questa fiera, anche a costo di penali per i cittadini. Questo potrebbe portare a un beneficio culturale, dimostrando una Verona che si oppone alle armi anche a livello istituzionale, non interessata a fare affari con la lobby della guerra. È una questione di volontà, ma anche di come una società sceglie di educare i propri figli.

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